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Ecco a voi La Karl Du Pigné
Gaymagazine vuole dare spazio alle Drag Queen italiane. Cosa ne pensi di questa rubrica?
Trovo che una rubrica che dia spazio alle drag queen sia una buona cosa, soprattutto perchè sarà un utile strumento per diffondere il verbo! Almeno ci sarà uno spazio dove le drag queen intervistate potranno meglio spiegare che cos’è una drag queen: troppo spesso infatti c’è un po’ di confusione non solo sul termine ma anche sulla professione. Quindi ben venga uno spazio di approfondimento.
Potresti spiegarci il significato del tuo nome d’arte?
Semplice, basta tradurlo dal francese: la Carla del Pigneto! Un piccolo innocente gioco con la mia amica Vladimir Luxuria: nei momenti di particolare stupideria lei mi si rivolgeva dicendo: “Oui, je suis Catherine Deneuve” e potete ben immaginare che non le assomigliava affatto, visto che avevo davanti a me una giovane stangona mora sopra il metro e ottanta! E, in un ulteriore momento di stupideria, io le dicevo: “Tu sarai anche Catherine Deneuve mais moi, je suis la Karl Du Pigné!” Insomma, un nome, un delirio!
Il mondo dell’animazione Drag è molto vario, a tuo avviso,
cosa deve fare o avere una Drag Queen per differenziarsi dalle altre?
Ahi! Qui casca l’asino! Io sono una drag queen di vecchio stampo, un po’ per età un po’ per formazione. Ho avuto la fortuna di iniziare questa professione in un periodo in cui le drag queen non spuntavano ovunque come funghi e quando era complicato trovare anche un vestiti o una scarpa da donna n. 43. Ci siamo dovute inventare un po’ tutto e siamo state le apripista per le generazioni successive. Nel corso degli anni il fenomeno delle drag queen è venuto a galla e ormai sono molti i locali che le utilizzano, di conseguenza anche le “mansioni” a cui siamo chiamate. Io preferisco un contatto diretto con il pubblico e la mia organizzazione è specializzata in spettacoli durante cene oppure spettacoli tipo il SanremoDrag o la Corrada (drag dilettanti e non allo sbaraglio), molte altre preferiscono le discoteche e l’animazione, altre sono chiamate a condurre serate di Karaoke e messaggeria, o tutte queste cose insieme. Credo per fortuna che ci sia quindi spazio per tutte e secondo le proprie caratteristiche e velleità.
Ogni Drag ha un modello da cui trae ispirazione, tu a chi ti ispiri?
Un misto di Joan Crawford (cattiva, acida e pungente), la quarta sorella Carlucci (scema come le altre tre), la nipote non riconosciuta di Moira Orfei, e ogni anno traggo ispirazione dalla conduttrice del Sanremo e quindi sono a fasi alterne, un po’ Antonella Sclerati, un po’ Simona Sventura (nome che ho usato solo un anno e poi in rispetto della drag queen che lo ha adottato non ne ho fatto più uso), un po’ Raffaella Sgarrà, insomma un melting pot difficilmente riconducibile ad un solo personaggio.
Qual è stata l’esperienza lavorativa che ti ha toccato o piaciuta di più in assoluto?
Brevissimamente, i primi dieci anni di Muccassassina, un favoloso laboratorio di idee, di opportunità e di sfide, dove ho imparato tutto quello che sono adesso.
Sappiamo che hai partecipato alla versione teatrale del fil “Priscilla la Regina del deserto”, è stata un’esperienza interessante? Cosa t’ha lasciato?
Una bellissima esperienza che purtroppo è durata poco, ma che mi ha lasciato una consapevolezza interiore fortissima: io sono Bernadette, a prescindere!
Quale consiglio ti sentiresti di dare a quelle persone che si sono appena affacciate, o vogliono entrare, in questo mondo dell’animazione come Drag?
Siamo già troppe, andate a fare le contadine, c’è più spazio e si guadagna meglio! E soprattutto la sera vi fate una doccia e via, altro che passarvi il grasso di foca ovunque per togliervi trucchi e paillettes! E soprattutto non avrete mai i piedi che urlano da soli dopo essere state quattro ore in equilibrio su tacchi 12!
Lungo il tuo precorso di crescita hai trovato qualche ostacolo, hai dovuto affrontare delle dispute o favoritismi?
Brevissimamente: no comment! Il mondo affascinante delle drag queen non è nè meglio nè peggio di altri. Come dico sempre, le sceme e le persone dotate di poco intelletto girano trasversalmente, quindi anche fra di noi.
Che rapporto hai con il pubblico che ti segue?
Lo amo (oddio, adesso cado nel ridicolo!), l’unica ragione di vita e che mi fa continuare a fare questo lavoro con lo stesso impegno e con la stessa passione di quando ho cominciato (quanto sono falsa, da uno a dieci?).
Hai qualche desiderio o sogno nel cassetto per il tuo futuro?
Desiderio: fra molti, molti anni al mio funerale un lunghissimo corteo di drag queen variopinte che si sbattono fino a svenire. Nel frattempo una buona vecchiaia (anche per quella c’è tempo!), un po’ di salute e soldi. Il sogno nel cassetto: regalare tutto il mio armamentario drag ad una giovane drag queen, carina, con tanta pazienza e di taglia 42/44, così dovrà smontare tutto e ricucirlo a misura e andrà in giro con le mie scarpine 43 sembrando Minnie, la fidanzata di Topolino, sempre con scarpe troppo grandi per lei!
Gaymagazine ringrazia La Karl Du Pigné per averci concesso questa intervista e, seppur già in alto nella sua carriera, le augura di riuscire a salire ancora di più e, chissà, magari di realizzare il suo sogno ne cassetto e dare le sue scarpine nr 43 alla sua degna allieva.
Fonte: http://gaymagazine.it/2011/02/02/dragmagazine-la-karl-du-pigne/
Vi abbraccio
Marco Michele Caserta
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