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Dream Theater – Burning my Soul (1998)

Creato il 03 maggio 2012 da The Book Of Saturday
Dream Theater – Burning my Soul (1998)

Più continuo a (ri)vederli, e più mi domando perché. Perché mi ero così infatuato di questo gruppo, perché mi ero convinto fossero i musicisti che più spaccavano nel panorama rock mondiale. Perché tutti quei pomeriggi a dibattere con David dei buoni propositi di Petrucci e soci. Perché, poi, così tanta distanza tra i lavori in studio e quelli in live (già, qualcosa non va, da troppo tempo…). Perché.

No, non ce l’ho con i Dream Theater. Ognuno è artefice del proprio essere, e loro hanno saputo sfruttare l’onda. Eppure, stavolta non c’entrano le manie da protagonista di Portnoy, stavolta lui è lì dietro che si barcamena ma senza esagerare. Eppure, LaBrie non sfora, Petrucci è lì buono e diligente buttando in mischia quei tre-quattro accorducci semplici e basilari. Tutti, eseguono. Stop. Ma anche l’esecuzione vuole il suo groove, la sua dialettica tra le parti. Qui siamo neanche troppo avanti nel tempo.

Cerco la giustificazione: qui erano ancora molto acerbi. Era il ’98 (Live in Paris, tratto da 5 Years in a Livetime), e sembrano già una band di professori universitari stufi di quello che insegnano. Burning my Soul (da Falling Into Infinity), in live è una schifezza pazzesca (come potete vedere, con i Dream non uso più neanche i mezzi termini come continuo a fare con i Metallica…), un brano che riascoltato la seconda volta consecutiva fa venire voglia di uscire e udire gli uccellini canticchiare. Meglio.

Erano acerbi, ma per i live più recenti la situazione degenera anziché livellarsi, e adesso non so più che periodo prendere in considerazione. Per quanto mi riguarda, sono rimasto ad apprezzarli per i lavori in studio, ma dal vivo, sebbene non sono ancora ai livelli di odio profondo del Prof (ma andatevi a leggere la sua recensione sull’ultimo Live, vi prego…), sono diventato molto critico nei loro confronti. E la critica si acuisce verso chi pretende di stare al top: è il dazio che si paga per il successo. Ma è anche bella se fatta con passione. Ormai è diventata una corsa a ritrovare i miei amati DT: li ho persi completamente di vista. O per fare una citazione: ora che ho perso la vista, ci vedo di più…



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