Incertezza, malumore, proteste e anche paura e preoccupazione da parte dei presidenti di seggio in vista delle elezioni politiche nazionali e regionali. L’equivoco che ha scatenato i timori e le proteste riguarda un passaggio procedurale di rilievo. Si era in un primo momento parlato di una richiesta, trasmessa al Comune da parte della Prefettura, secondo cui i presidenti di seggio avrebbero dovuto uscire dal seggio con le buste aperte, timbro e ceralacca, per chiuderle e sigillarle on Comune! Come minimo si rischia una denuncia da parte di un rappresentante di lista, era stata la protesta. Poi il chiarimento della Prefettura e anche del Comune che ieri ha inviato a tutti i presidenti di seggio una lettera che ribadiva la necessità di rispettare la legge in ogni passaggio. L’equivoco, ha affermato ieri il dottor Bortone, responsabile del procedimento della Prefettura, è stato chiarito: le buste vanno sigillate nei seggi, non in Comune, ma assieme ai funzionari del Comune, per evitare che come in passato si compiano errori di destinazione, spedendo le buste stesse in una città anziché l’altra.
Riporto qui sotto quanto ha riferito un presidente di seggio nel momento di maggior preoccupazione. Si tenga conto che i dubbi sono stati risolti dalla Prefettura.
In sala Zanoni c’è stata la tradizionale riunione prelettorale dei presidenti di seggio, organizzata dal Comune. Solite raccomandazioni, solite domande: a un certo punto, poi, la bagarre.
La legge è molto chiara. Finito lo spoglio del Senato, si imbustano schede votate e verbali. Le buste vengono vidimate, sigillate, ceralaccate, timbrate. Sui sigilli vengono apposte le firme di tutti gli scrutatori e, se lo ritengono, dei rappresentanti di lista. Si mette poi tutto il malloppo in un angolo della stanza, e si procede velocemente allo spoglio della Camera. Finito lo spoglio della Camera, si ripetono con quelle schede e quei verbali le stesse operazioni. Finito tutto, il Presidente del seggio raccoglie il materiale e lo consegna al Comune. Un iter semplice, logico, veloce, normato dalla legge 136/76 e dal Dgls 51/98.
Il giorno dopo, ieri, i funzionari del Comune hanno chiesto ai presidenti, una volta finito lo spoglio del Senato, di assentarsi dal seggio, consegnare al Comune il materiale relativo al Senato (facendo la coda con altri 73 presidenti), tornare al seggio e finalmente dare il via allo spoglio per il Senato. Primi mormorii: la legge dice un’altra cosa, abbiamo sempre fatto diversamente, così si rallentano le operazioni.
Ma poi essi hanno aggiunto: le buste vanno consegnate APERTE, vi portate appresso timbri e ceralacche e le sigillate davanti a noi, così controlliamo che abbiate messo le cose giuste nelle buste giuste. Poi lunedì sera vi portate il timbro a casa vostra (sic) e lo riportate martedì per lo spoglio delle Regionali.
Tutto questo confligge con la legge, oltre che col buon senso. Un presidente di lungo corso ha fatto notare che se un rappresentante di lista vede andar via aperte delle buste contenenti schede e verbali, come minimo chiama i Carabinieri. In generale, molti rifiutavano di assumersi, in base a un semplice seppur perentorio suggerimento verbale, delle responsabilità contrarie alla Legge. Dopo un po’ di bagarre, ecco la spiegazione: è stata la Prefettura a chiedercelo, anche noi sappiamo che la legge dice un’altra cosa. Ce l’hanno chiesto perché non vogliono che a causa di errori nell’imbustamento le operazioni terminino troppo tardi (sic).
Qualche presidente domanda che, per lo meno, la Prefettura dirami queste istruzioni attraverso una circolare. Il funzionario del Comune sorride sornione e dice “non lo metteranno mai per iscritto”.
Risultato: i funzionari del Comune, stasera [ieri], segnaleranno alla Prefettura la “rivolta” dei Presidenti di seggio. Con quali risultati non si sa. I Presidenti seguiranno comunque la legge: prendersi una denuncia da un rappresentante di lista per 228 euro in quattro giorni di lavoro, non ne varrebbe proprio la pena.
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