Dubrovnik e la cultura del cibo che non c’è…

Creato il 22 agosto 2014 da Soniarondini @fashionintown

Tutto nella vita è altrove, e ci si arriva in auto. Elwyn Brooks White, One Man’s Meat, 1942

O in aereo, dipende. Io per cercare l’altrove sono finita quest’estate a Dubrovnik, in Croazia, e, tra un vagabondaggio e un tuffo, ho fatto un paio di scoperte. A Dubrovnik non si mangia per niente bene. Se vi aspettate una grande quantità e qualità di pesce resterete delusi. Troverete prevalentemente cozze, seppie, calamari e scampi. Non sempre di qualità. Dubrovnik è la città dei gatti randagi. La gente rispetta il codice della strada e attraversa solo sulle strisce pedonali. Il biglietto del pullman costa 12 HRK (kuna è la moneta locale), quasi due euro e va sempre obliterato (il centro e l’uscita anteriore sono chiuse, quindi niente salite a scrocco all’italiana). Il caffè espresso costa 8 HRK e nella maggior parte dei casi, è imbevibile. Le tazzine per il caffè e il cappuccino sono prive di manici. Dubrovnik vecchia è bellissima, le strade sono di marmo bianco. Dubrovnik è piena di napoletani. Gli autoctoni del posto hanno l’abitudine di prendere il sole sdraiati sul cemento o sulle pietre degli stabilimenti balneari. Sono un pò grezzotti in questo. Tra le attività più remunerative di Dubrovnik le foto con un pirata donna e 5/6 pappagalli colorati (cosa che ho amato). Il gelato, anche se cambia il gusto (cioccolato, fragola…) ha sempre lo stesso sapore: vaniglia. A Lapad, quartiere di Dubrovnik noto per la sua baia, sarete sempre assaliti dai venditori di gite in barca che con 250 HRK vi faranno girovagare per le isole Elafiti e vi offriranno un picnic a base di pesce (senza dolce ahimè).  Con 1oo Kune potrete salire sul monte Srd con la funicolare e godere di un panorama unico e inimmaginabile. L’acqua Jana (bevuta in America persino da Leonardo di Caprio) riporta sull’etichetta citazioni di Paolo Coelho. E se aprite bene gli occhi, vedrete la tristezza sui volti di tanta gente del posto che ha perso parenti, amici durante la guerra del Kosovo. E vorrete bene a questa città. La amerete non solo per i posti, ma, anche, per le persone che la abitano. Semplici e di cuore.

di Sonia Rondini

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