Magazine Attualità

Due anni dopo la primavera araba

Creato il 20 ottobre 2013 da Webnewsman @lenews1

Scritto da Mathias MougouéDUE ANNI DOPO LA PRIMAVERA ARABA

Il dramma ancora fresco nelle nostre memorie di Lampedusa e dintorni ci riporta inesorabilmente alla vera svolta verificatasi nel mediterraneo, mare che separa l’Africa dall’Europa.

20 ottobre 2013. Sono già passati due anni da quando Muammar Gheddafi fu assassinato a Misurata. Dopo otto mesi di terribile resistenza dei suoi fedelissimi, le forze armate della NATO finirono per aver ragione di lui. Il colonello ottenne l’uscita che desiderava. Morì da eroe come buon numero di leader Africani da Lumumba a Sankara di cui ricorreva 4 giorni fa il il ventiseiesimo anniversario della morte, e tanti altri.

 Da nessuna parte si è visto nascere una democrazia vera a propria in seguito alla tanto mediatizzata primavera araba. Anzi, in Libia, il disordine, la zizania, la guerra civile e l’affrontarsi fra tribù e clan permangono.  Il sequestro lampo il 10 Ottobre scorso del Primo Ministro la dice lunga su un “No Man’s Land” dove la legge la fa il più forte o il più arrabbiato. Il sequestro seguì la dimostrazione di forza degli USA che fecero catturare da un commando armato il presunto terrorista Abu al-Libi, irrompendo nel paese senza né chiedere permesso, né avvisare nessuno.

In Tunisia, l’implosione tra En Ndha al potere, i laici in attesa e i salafisti in agguato rischia di verificarsi in qualsiasi momento.

In Egitto, paese dall’economia traballante e dalla demografia galoppante, i militari si sono accaparrati il potere ma continuano a non essere indipendenti né tantomeno autonomi nelle decisioni. La Siria che sta lottando per la sua democrazia vede pericolosi salafisti sopranominati ribelli minacciare di impadronirsi del potere.

La Jamahiriya libica era un paese promettente et spesso citato ad esempio impegnato nei confronti dell’Europa a contenere il flusso di migranti che spesso nemmeno sul vecchio continente trovavano pace e fortuna. In Libia con Gheddafi, le risorse erano redistribuite, le diverse religioni rappresentate nelle istituzioni sociali, culturali e politiche.

Gli africani Subsahariani seppur con qualche difficoltà erano ben accolti e non dovevano necessariamente fuggire su imbarcazioni di fortuna per venirsi a schiantare ai piedi di questa Europa fortezza. Ora che ne rimane? Chi ne pagherà il prezzo?

Mentre il Presidente del Camerun è in visita quasi inosservata in Vaticano, in vari posti dell’Africa oggi si rende omaggio ad un leader che rimarrà nella storia del Continente.

Se n’è andato, ma le sue idee sono rimaste e continuano a ispirare la gente su tutto il continente.

Altre Informazioni


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :