Magazine Libri

Due chiacchiere con… Dario Piparo

Creato il 06 aprile 2011 da Nasreen @SognandoLeggend

Due chiacchiere con… Dario Piparo

“La lettura è il cono, e la scrittura è il gelato.”

Curiosi di sapere chi ha detto queste parole?? Restate con me e Dario Piparo, e scopriremo insieme chi è l’autore di Renewal!

Dario Piparo:

Dario Piparo è nato nel 1988 e vive ad Agrigento, dove studia Giurisprudenza. Charles Bukowski gli ha cambiato la vita e il modo di concepire la letteratura. Adora Battiato, John Lennon, i Dire Straits e il rock and roll rivoluzionario degli anni ’60. Se dovesse scegliere un’epoca in cui rinascere, sceglierebbe quella. Il suo obiettivo è quello di svegliarsi ogni giorno e avere la consapevolezza di saper scrivere meglio. Renewal è il suo primo romanzo, pubblicato con la Casini Editore nel 2011.

 

Ecco, dopo avervi rinfrescato la memoria con le sue note biografiche, passiamo all’intervista!

 

D: Ciao Dario, ti ringrazio per aver accettato l’invito a chiacchierare un po’ con noi di Sognando Leggendo e con i nostri lettori… per iniziare, ti lascio campo libero: parlaci un po’ di te!

R: Grazie a voi per l’ospitalità. Sono Dario, ho ventitre anni e vivo ad Agrigento, in Sicilia. Molti mi dicono che ho un caratteraccio ma che mi vogliono bene. Deve esserci qualche errore…

D: Mi sa che non c’è nessun errore: a volte i caratteracci sanno conquistarsi magicamente gli affetti! Come sai, ho molto apprezzato il tuo romanzo. Non ti sei fermato a creare una storia con intrighi e spionaggi e un intreccio incredibile, ma sei riuscito a dare umanità a tutti i tuoi personaggi, rendendoli vivi e veri agli occhi del lettore. Com’è nata questa storia?

R: Questa storia è nata dalla vanità. Tutto nasce dalla vanità. Dall’esigenza di poter dimostrare, agli altri e a se stessi, di poter creare qualcosa di interessante. Dopo un po’ quest’esigenza è diventata qualcos’altro. Qualcosa che non riesci a scrollarti di dosso.

D: Bè, allora benvenuta la vanità!  Mi chiedo, fin da quando ho finito di leggerla: una storia così ben articolata che al contempo non permette al lettore di andare in confusione, quanto tempo ci sarà voluto per scriverla, per far quadrare ogni situazione?

R: Renewal ha vissuto due fasi delicate. La prima stesura, scritta con uno stile molto più scolastico e banale. Quando ho capito che per scrivere bene avrei dovuto leggere tantissimo, ho capito di riflesso che quello che avevo scritto non era lontanamente sufficiente. Ho riscritto Renewal da capo, tenendo qualche linea guida, ma rimodellando lo stile e l’insieme. Per la seconda stesura ho impiegato cinque mesi. Ho iniziato l’epopea nel 2008, quindi in totale ho impiegato due anni.

D:  Non ho potuto fare a meno di notare come tu sia affezionato ad ognuno dei tuoi personaggi: mi hai dato l’impressione di volerti prendere cura di ognuno di loro, occupandoti di tutti i dettagli, dei loro sentimenti, della loro serenità. Come se tu li conoscessi davvero e non avessi preferenze: hai tratto ispirazione da persone reali?

R: Questa è una bella domanda, complimenti. Sì, i personaggi hanno tratto ispirazione dai miei amici, ai quali sono estremamente legato. Soprattutto nella prima stesura quasi ricalcavano queste figure. Ma questo non mi permetteva il giusto distacco, e i personaggi parevano quasi limitati. Nella stesura definitiva hanno preso “vita” autonomamente, distaccandosi un po’ di più dai loro ispiratori.

D:  Sei giovanissimo, eppure hai già concepito un romanzo di ben ampio respiro: hai sempre scritto? Hai sempre pensato che un giorno saresti diventato uno scrittore o è una consapevolezza più recente?

R: Bukowski diceva che non si è scrittori, ma si crede di esserlo. Io credo di essere uno scrittore da pochi anni, cioè da quando credo di aver capito il segreto per farsi strada nel mondo della scrittura: essere convinti di non saper scrivere abbastanza bene. Cercare ogni giorno di superare i propri limiti è la migliore palestra. Non mi piacciono l’autocommiserazione né le accuse a un mondo anti-meritocratico. Preferisco l’autocritica e lo studio. Migliora se stessi e aiuta a guardare avanti con fiducia. A volte sognare troppo porta a illudersi. È un rischio che voglio correre.

D: Giovane ma già abbastanza saggio! Un’altra domanda: quando ti dedichi alla scrittura, sei un tipo da “scrivo solo su ispirazione” o “ora mi siedo e non mi alzerò finché non avrò portato a termine tot pagine”?

R: Io credo che la scrittura non si limiti nell’atto di trascrizione delle parole. È un processo costante, che passa dalla mente, dalle sensazioni (da ogni sensazione). Io scrivo ogni giorno, ventiquattrore su ventiquattro. Quando ascolto musica, quando mangio, quando osservo il mondo circostante. Poi non cerco di essere schematico nella trascrizione, perché credo sia controproducente. Scrivo praticamente ogni giorno, perché è un piacere al quale non so resistere, ma mi lascio trascinare dalla fluidità delle mie parole. Quando capisco di perdere brillantezza smetto.

D:  Come è stata la tua esperienza editoriale? Una strada irta di ostacoli o un colpo di fortuna inattesa?

R: Sarebbe potuta essere la prima. Mi ero inizialmente imbattuto in alcune case editrici a pagamento, e quasi non ci credevo che funzionasse così. Poi per fortuna ho capito che infatti non era così. Per questo ringrazio il Writer’s dream, un sito dedicato alla cura e all’indirizzo degli scrittori emergenti. Lì ho conosciuto la Casini, e ho spedito il testo.

D: Ringraziamo lo staff di Writer’s Dream anche noi, allora! Quando la Casini Editore ti ha contattato qual è stato il tuo primo pensiero?

R: Che stavano facendo il più grosso errore della loro vita. E che li avrei assecondati.

:)
Scherzi a parte, è stata una soddisfazione. Ma so di non aver fatto nulla. La strada è ancora lunga, e gli ostacoli sono ancora tanti e sempre più grandi.

D: Ed ora una domanda che facciamo a tutti i nostri intervistati. Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano?

R: Il panorama editoriale italiano siamo tutti noi. Sono gli uomini che non leggono, le donne che non leggono, i lettori che comprano un libro solo se l’autore è famoso, o che comprano un libro solo se la copertina è invitante. Tutto questo porta gli editori a investire su un mercato volto alla cura della superficialità, dell’involucro, del caso editoriale. Ma secondo me questo non impedisce a chi è veramente bravo di venire fuori. Assolutamente. Se non si viene fuori significa che non si è abbastanza bravi, e che si deve continuare a migliorare e a provarci. Chi smette di farlo non ha la stoffa dello scrittore. Perché lo scrittore scrive anzitutto perché ne ha bisogno. È un rapporto droga/tossicodipendente. E non saranno di certo le discutibili scelte di un gruppo di incompetenti a togliermi il piacere più grande della mia vita. O no?

D: Auguro a te, e a tutti gli scrittori italiani, che questa vostra passione non si faccia mai spegnere dalle avversità (Editoriali…)!  Conoscendoti come scrittore, ci hai appassionati. Come lettore, so che sei un amante di Bukowski… com’è il tuo rapporto con la lettura? Sei nato lettore o c’è qualche libro che ti ha fatto diventare tale?

R: La lettura sta alla base della mia vita. Leggo ogni giorno, non ne salto uno. Anche per cinque o dieci minuti. Evito di parlare di Bukowski, altrimenti dovrei scrivere cinque o dieci pagine. Nei confronti della lettura soffro una sorta di sindrome di Stoccolma: mi identifico col rapitore. La lettura mi rapisce, e io l’amo per questo. Prima di cominciare a scrivere ero un discreto lettore, ma con gusti discutibili e poco raffinati. Soprattutto leggevo ogni tanto. Adesso leggo di continuo. La lettura è il cono, e la scrittura è il gelato. Chi crede di scrivere senza leggere è un povero illuso.

D: Il tuo romanzo si conclude in maniera per me splendida: lascia quel senso di incertezza, lascia il lettore per qualche istante perplesso, come se ci si dovesse preoccupare per ciò che potrebbe ancora accadere. Prevedi di dare un seguito alla storia? Quali sono i tuoi progetti futuri?

R: Al momento sono a metà di un nuovo lavoro, ambientato nel ’68 americano, scritto in prima persona. Il genere è quello della narrativa contemporanea. Dopo due anni intensi su Renewal ho sentito l’esigenza di staccarmi momentaneamente da quei personaggi, e tuffarmi a capofitto in questo lavoro che mi sta assorbendo completamente. Renewal si conclude in un modo tale da non escludere un seguito. Speravo proprio di trasmettere questo senso di perplessità, di incompiutezza: perché la vita è un processo evolutivo costante, un rinnovamento (Renewal) infinito. Tutto muore e tutto continua. E se continua, le idee di certo non mancano..

;-)

D: Dario, ti ringraziamo tantissimo per la tua disponibilità. Prima di salutarci vuoi aggiungere qualcosa?

R: Sì. Voglio ringraziarvi per la vostra grandissima gentilezza. Siete sommerse di lavoro, ma riuscite a conservare quell’educazione e quella professionalità che ho riscontrato in poca altra gente. Bravissime, continuate così.

 

Caro Dario, è stato un piacere per me e per tutti noi dello staff Sognando Leggendo intervistarti, e sarà un piacere per i lettori leggere le tue risposte! Speriamo di riaverti qui con noi presto!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :