Recensione al volo di “Cosmopolis” di David Cronenberg. La caduta del saggio medio del ridicolo.
Ma no, in fondo questo Cronenberg è intrigante e la mancanza di senso è perfettamente in linea con l’argomento del film: l’assoluto non senso della finanza neoplastica e dei suoi personaggi disperatamente vuoti e monomaniacalmente fissati al denaro. Gente che si è flippata il cervello, con tutti quegli zeri. Il denaro che alla fine è solo una maledizione, un diavolo che esige il pagamento del pegno. Certo, la pippa è impegnativa: l’ex precog di “Minority Report” Samantha Morton si ispira alle previsioni futuristiche di Casaleggio, Pattinson è espressivo come una cassetta Geberit, la verbosità è a livelli preoccupanti, il ridicolo di cui sopra è sempre in agguato e alla fine si prega solo che il film giunga al termine, visto che si sa già come finirà il fantastiliardario dalla prostata asimmetrica (la solita fissa di Cronenberg per le anomalie fisiche). In definitiva: intrigante, noioso, saccente, moralista anche, ma tuttavia insinuante come la tentazione. Recensione al volo #2 di “Shame” di Steve McQueen. Versione newyorchese di disperato erotico stomp. Anche qui una pippa e non solo nel senso di quelle che si spara a ripetizione il protagonista, un sex addict, uno che usa il sesso come fosse una droga. Il sesso come sniffata, come pera in vena, per stordirsi, per okkupare il cervello con il flash dell’orgasmo e non pensare più. Brandon è drogato al punto che non riesce a farlo proprio nel momento in cui incontra una donna che finalmente lo interessa e con la quale il sesso potrebbe ridiventare un mezzo di comunicazione umana. Ogni esperienza, compreso il rapporto disastrato con la sorella altrettanto problematica, lo ricaccia nell’angoscia della disperazione di una vita che è quasi morte. Vedo la gente viva e ci scopo per non pensare che sono già morto. Si intuisce che un delizioso ambientino famigliare patogeno abbia forgiato il destino del protagonista e della sorellina. Due disperati costretti a vivere, per giunta, in quello stabulario senza pietà che è la grande metropoli. Per certi versi siamo dalle parti della “25a ora” di Spike Lee. Per il resto, che dire, un film indubbiamente interessante ma incompiuto, prolisso, a volte anch’esso intriso di moralismo sensocolpevolista e che si potrebbe rivedere solo per un motivo: Michael Fassbender che stramerita la Coppa Volpi per la sua straziante interpretazione e “full monty” è una gioia per gli occhi, senza contare che Angela Merkel parlerebbe, a ragione, di “misure impressionanti”.Magazine Società
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