Sentirsi sospesi su una nuvola sopra una distesa blu. Succede in quest’isola greca, diversa da tutte le altre. Cinque cose da fare in appena due giorni, movida a parte. Ma c’è anche quella.
Via dal caos di Firà, dal traffico, dai pub inglesi, dai club chiassosi. Via da Oia, dalle decine (decine!) di pullman parcheggiati per permettere ai loro passeggeri e ai croceristi di schiacciarsi nelle viuzze del paese aspettando il tramonto. Via dal porto vecchio, dove nell’ora di punta (l’una, quando tornano le barche) ci si ritrova tutti stritolati in pochi metri quadrati, con tre possibilità ugualmente disperanti per risalire il lungo e ripido sentiero che si inerpica verso la città: salire sull’asino, affrontando mandriani fuori di sé e animali sfiniti e sul punto di imbizzarrirsi, rassegnarsi a un’ora di fila sotto il sole per risalire le rocce verticali con la funicolare o ancora armarsi di coraggio e arrampicarsi a piedi sui tornanti trasformati in graticola, evitando il flipper di muli e somari che galoppano in entrambi i sensi.
Santorini, foto satellitare
(Eos, Nasa, public domain, da Wikipedia)
Lasciati dietro tutto questo. Evita le vie dei locali e di notte passeggia lungo le strade che si affacciano sul mare invisibile, appena rischiarato dalla luna, quando c’è. Alzati presto, alle 8, quando metà dei turisti sono ancora in un sonno profondo e i croceristi sono sulla nave. Poi trovati un posto su un caffè a picco sull’acqua. Allontanati verso sud, verso est, prendi una strada deserta che porta verso il mare. E allora, se lo vorrai, sarai fuori dal ‘parco giochi Grecia’ uguale ad altre isole. E ti ritroverai in mezzo al blu profondo del mare che si confonde col cielo, coglierai il filo di una storia che unisce i millenni e te ne sentirai parte per qualche istante. Forse proverai un brivido, nonostante il caldo quando ritroverai Santorini, l’isola di Thera sprofondata nel mare, l’isola che non c ‘è più, un’assenza, un vuoto che invade gli occhi e i sogni. Un vuoto che racconta una storia e lo rende, assurdamente, uno dei luoghi più belli al mondo. Facile pensare ad Atlantide, qui.
“…ti troverai come sospeso su una nuvola. Sotto di te, una distesa blu” (foto di Patrick Colgan, 2014)
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Una colazione dal panorama impagabile, al cafè Classico
Davanti, c’è l’isola di Nea Kameni (foto di Patrick Colgan, 2014)
1. Il mare di Santorini
E’ strano arrivare a Santorini di notte. Il porto è circondato dal buio e solo in alto si vedono sprazzi di luci, come piccole costellazioni sconosciute apparse all’improvviso a far compagnia alle Pleiadi. La mattina la sorpresa è sconvolgente: l’isola si svela all’improvviso. E se sei in uno dei paesi che si affacciano dall’alto sulla caldera, a 200 metri o più sull’enorme voragine lasciata 3.600 anni fa dal vulcano, ti troverai come sospeso su una nuvola. Sotto di te, una distesa blu.
Santorini è un’isola sventrata, che da millenni racconta la sua storia violenta, l’eruzione che la distrusse, nelle sue rocce imponenti, nelle sue scogliere a strisce colorate, come se un enorme artiglio avesse strappato via la pietra. E colorate sono le sue spiagge: bianche, rosse, nere, incastonate fra la roccia. Quasi tutti i lidi guardano verso il mare aperto, sulla costa est e non verso la caldera, dove le scogliere sprofondano nell’acqua quasi verticali.
La spiaggia di Kamari è forse la più famosa, con i suoi sassolini neri di roccia vulcanica e un’enorme sperone di roccia che la abbraccia a sud. Appoggio i piedi su questi sassi bollenti e qui il mio pensiero vola meno lontano nel tempo, pochi decenni. Ho un debito con questa spiaggia, perché è qui che si conobbero i miei genitori 38 anni fa. Un altro mondo. Avevo sempre immaginato che non ci sarei voluto venire, immaginavo sarebbe stata troppo diversa dai racconti che parlano di un altro tempo. E, invece, a parte gli ombrelloni nemmeno troppo invadenti, se guardi il mare o quell’enorme sasso sullo sfondo che avevo visto su foto sbiadite potrebbero essere anche gli anni Settanta. Come forse succedeva anche allora stendo il mio telo sui sassi. E, mentre il sole scende, immagino di vedere la sagoma di mio padre ragazzo che mi passa davanti per entrare in acqua.
La spiaggia nera di Kamari (foto di Patrick Colgan, 2014)
Le spiagge più belle però non le troviamo qui a Kamari. Akrotiri beach è a due passi dagli scavi archeologici. Da qui, a dispetto del nome poco più di un molo e una fila di ristorantini economici, partono le barche per alcune delle spiagge più belle dell’isola. “White beach, red beach, black beach” grida il barcaiolo con una cantilena che mi si inchioda in testa. Paghi cinque euro (a Santorini tutti i prezzi sono in multipli di cinque euro, pare) e scegli la spiaggia dove scendere. Se arrivi presto puoi vedertele anche tutte. Il servizio finisce alle cinque. Ma se hai voglia di camminare, dalla red beach – raggiungibile anche in auto – torni al parcheggio del molo in un quarto d’ora.
La più famosa e affollata è proprio la red beach. Ma io lascio il cuore alla minuscola white beach, dove per scendere dalla barca ti devi immergere in acqua sino alla vita. Ne vale la pena. Questo angolo remoto regala sassi bianchi incastrati in una scogliera candida, lucente. L’acqua, poco profonda, è cristallina, ma di uno strano color smeraldo: se ci affondi la mano scopri che è per via della sabbia, che qui è nera come l’inchiostro. Una signora dispensa bibite da una borsa frigo e cede lettini e ombrelloni a cinque euro (naturalmente).
Si legge che Santorini non ha le spiagge migliori della Grecia e forse è vero, secondo i canoni più classici. Ma di certo sono fra le spiagge più spettacolari del mondo, a volte pazzesche. E comunque la white beach è fra le più belle che io abbia mai visto.
Red beach, Santorini (foto di Patrick Colgan, 2014)
White beach, Santorini (foto di Patrick Colgan, 2014)
2. Scopri il vino di Santorini
I pendii di Santorini sono coperti di cespugli. Ma queste chiazze verdi ingannano: in questi spazi si creano alcuni fra i vini migliori di Grecia. Questi cespugli sono vigne ad alberello basso, tipico della Grecia e dei paesi caldi: le foglie proteggono i grappoli dal sole eccessivo. Le produzioni qui sono eccezionali, ma ridotte: poche migliaia di bottiglie per ogni cantina. E così per degustare i vini nelle cantine si paga (come tutto, del resto, in quest’isola). Il costo è un euro a calice o di più. Ma ne vale la pena perché sono vini – per lo più bianchi – ben fatti, freschi e minerali che raccontano questa terra. E a volte sono davvero sorprendenti come il famoso vin santo, dal colore bruno: deve il colore scurissimo agli zuccheri dell’uva che si caramellano durante l’appassimento degli acini al sole. Ma non è solo un piacere del gusto: facendo queste deviazioni si fanno delle scoperte. La cantina Gavalas è in mezzo allo splendido paese di Megalochori, l’antica cantina Roussos è vicino a Mesa Gonia in un piacevole angolo dell’isola dove non si andrebbe altrimenti. Poco distante da Megalochori c’è anche la cantina Antoniou. Quando entriamo scopriamo che è tutto chiuso e deserto, ma ci consoliamo in fretta: le terrazze offrono forse il miglior panorama dell’isola. E non c’è nessuno.
Forse il panorama più bello dell’isola: è dalla cantina Antoniou, poco oltre Megalochori
(foto di Patrick Colgan, 2014)
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Qui in zona ho visto almeno un’indicazione per un caffè con ‘sunset view’. Non l’ho provato, ma se la vista è questa… vale la pena cercarlo!
Degustazione di vini secchi (costo 10 euro) alla Canava Roussos (foto di Patrick Colgan, 2014)
Vigne a Santorini (foto di Patrick Colgan, 2014)
3. Visita i paesi
Oia è il paese più bello, dicono. Ma non andarci al tramonto quando le sue strette diventano colli di bottiglia per una folla inverosimile. Oppure fai come noi, prendi qualcosa da bere, un telo e infila una strada che scende verso il mare. Il tramonto guardalo dal prato sotto al parcheggio, su un promontorio. Tra Oia e Firà c’è anche un bel trekking di alcune ore a picco sul mare, da fare rigorosamente la mattina prestissimo (direi le 7). C’è anche chi lo fa al pomeriggio per arrivare al tramonto: è ventilato, ma potrebbe esser troppo caldo.
E’ però difficile scegliere il paese più bello. Megalochori ha una sua innegabile grazia e merita una passeggiata fra le case bianche. E poi c’è Pyrgos, il paese più in alto, che ora vanta anche il ristorante migliore (e più costoso) dell’isola, Selene, che rivisita la cucina locale con grande creatività. Quando il vento è mite si cena su di uno splendido terrazzo. Può costare 60-80 euro a testa, ma se te lo puoi permettere può valere la follia. E, qui, il tramonto non ha nulla da invidiare a quello di Oia. E Perissa, Imerovigli? Non ci sono stato… Un buon motivo per tornare.
Megalochori (foto di Patrick Colgan, 2014)
Il tramonto da Oia, da un promontorio sotto il paese (foto di Patrick Colgan, 2014)
Una cena al Selene, con la composizione appena scompigliata dal vento
(foto di Patrick Colgan, 2014)
4. L’archeologia
A Santorini si fa anche un viaggio nella storia. Quella recente è simile a quella di tante altre isole, travagliata (a proposito, il nome fu affibbiato dai veneziani, deriva dal santuario di Santa Irene a Perissa). Ma l’antica Thera è famosa soprattutto perché secondo alcuni l’eruzione e la distruzione di metà isola diedero origine al mito di Atlantide. E il maremoto seguente forse diede un colpo terribile alla civiltà minoica a Creta. Non sempre però si ricorda anche l’evoluta civiltà di quest’isola, legata a quella cretese. Dicono siano splendidi sia gli scavi di Akrotiri che il museo preistorico, che racconta la storia anche geologica di questo punto così speciale del Mediterraneo. Ma hanno orari bizzarri, che ci hanno giocato un brutto scherzo: entrambi chiudono alle 15, sarà per la prossima volta.
5. Il vulcano
Al centro della caldera c’è una chiazza di pietra diversa da tutto il resto. E’ l’isola di Nea Kameni che ha solo trecento anni, creata da un vulcan, stretto parente di quello ormai spento che eruttò 3.600 anni fa distruggendo il centro dell’isola e facendo tremare tutto il Mediterraneo. Quando ci metti piede ti trovi in un altro Paese, lontanissimo da tutto quello che hai visto fino a quel momento. Sembra di essere a Landmannalaugar, in Islanda, per dire. Roccia lavica, fumo, soffioni bollenti che escono da crepe nella roccia, macchie di zolfo testimoniano che il vulcano, che ha eruttato l’ultima volta nel 1956, è più che attivo. Da qui, dal punto più alto, sei circondato da due anelli. Quello blu del mare. E tutto intorno l’anello rosso, nero, bianco di Santorini, visto da una prospettiva completamente ribaltata. E’ spettacolare, vale la pena venire anche solo per questo.
Sul vulcano al centro della Caldera di Santorini (foto di Patrick Colgan, 2014)
La vista dal vulcano, Santorini. Circondato da un anello blu e uno di pietra (foto di Patrick Colgan, 2014)
Ci si arriva in barca dal porto vecchio. Ci sono varie opzioni per queste gite su imbarcazioni a vela tradizionali (che però useranno il motore, sia chiaro). Durano 3-4 ore e costano circa 15 euro a testa. Prevedono la visita al solo vulcano che si può combinare con quella alle sorgenti calde, un angolo di caldera dove l’acqua è calda e marrone (attenzione: dalla barca ci sono 50 metri da fare a nuoto). Alcune gite durano tutta la giornata e arrivano fino a Oia. Ma risalire dal porto vecchio non sarà così facile, come spiegato all’inizio del post.
Come arrivare, come spostarsi, dove alloggiare a Santorini
In nave. Santorini è l’isola più meridionale delle Cicladi, a nord di Creta. Ci arrivano numerosi traghetti e navi veloci dal porto del Pireo e da quello di Rafina (più comodo per chi arriva dall’aeroporto, ci sono meno bus ma ci vuole solo mezz’ora, meno della metà rispetto al Pireo). Il costo è di circa 35 euro per il traghetto lento (circa 7 ore), circa 65 per il catamarano veloce (4 ore). Ma, attenzione, se il mare è un po’ mosso si balla un bel po’ e il viaggio mette alla prova anche gli stomaci più forti (consigliata una xamamina precauzionale). Si arriva al porto nuovo, a sud di Firà, circa 9 chilometri. Una ventina di minuti con il pullman che parte dopo l’arrivo dei traghetti.
Se vuoi prenotare la nave dall’Italia puoi usare Direct ferries o altri servizi (ma il biglietto andrà comunque cambiato al porto). Comunque è consigliato un certo anticipo in alta stagione, specie sulle navi veloci.
In aereo. Santorini ha un aeroporto, sul quale volano diverse compagnie, con voli soprattutto estivi anche direttamente dall’Italia. Ci sono tante compagnie, fra cui Vueling, Easyjet, Aegean, Meridiana.
Come spostarsi. Dipende dalle scelte. L’isola non è grande e non ci vogliono più di tre quarti d’ora per andare da Akrotiri a Oia. Se vuoi risparmiare e non hai in programma grandi spostamenti può andare bene anche un motorino. A mio avviso è meglio un quad o un’auto, visti anche i prezzi molto contenuti (30 euro al giorno circa). L’unico problema potrebbe essere il parcheggio, ma personalmente non ho avuto problemi. Non avrai bisogno di un navigatore: c sono due strade.
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Gli asini lungo la strada che sale dal porto vecchio
(foto di Patrick Colgan, 2014)
Dove alloggiare. Non ho esperienza sufficiente, ma la pension Ptolemeos dove abbiamo alloggiato aveva il parcheggio (cosa rara a Firà), era fuori dal caos cittadino, ma davvero a due passi dal centro. A prezzi molto ridotti per Santorini. Mi sento di consigliarla. Anche se Perissa e altri posti sono più tranquilli, e probabilmente li sceglierò la prossima volta.
Se anche non trovi posto negli alberghi potrebbe valer la pena venire lo stesso come in altre isole greche, specie se ti sai adattare. Al porto ci sono immancabilmente numerosi affittacamere e se non pretendi di alloggiare in centro a Firà potresti trovar posto.
Guide e link
Ho usato la Routard ‘Atene e isole greche’ (ottima guida, consigliatissima) e Marco Polo Santorini, molto economica con un un’utile cartina stradale.
Link
9 things to do in Santorini - The curious cafè (post in inglese)
Cosa vedere a Santorini in una settimana Pizzo 76
Santorini su Wikipedia
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