Magazine Cinema
(Deux jours, une nuit)
di Jean-Pierre e Luc Dardenne (Belgio, 2014)
con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Catherine Salée, Baptiste Sornin
durata: 95 min.
★★★☆☆
Sandra (Marion Cotillard) è in procinto di rientrare a lavoro dopo un lungo periodo di malattia a causa della depressione. Ma la sua azienda ha deciso di fare a meno di lei nel modo più subdolo possibile, ovvero proponendo ai suoi dipendenti un bonus di mille euro se non si opporranno al licenziamento. A Sandra rimane a disposizione solo un weekend (due giorni e una notte, appunto) per convincere i propri colleghi, uno per uno, a rinunciare ai soldi e farla reintegrare in azienda.
Un film semplice, lineare, quasi brutale nella sua schematicità. Che è allo stesso tempo un valore e un limite. I Dardenne rinunciano al crudo realismo delle loro prime opere (indubbiamente migliori) per raccontare una storia volutamente emblematica, con il chiaro scopo di far emergere un problema, quello della dignità e dei diritti dei lavoratori, oggi al centro del dibattito politico in tutta Europa. I due registi belgi sono ben consapevoli del taglio (nazional)popolare del loro ultimo film, e mi piace pensare (lo dico guardando al loro passato e conoscendo il loro impegno sociale) che abbiano rinunciato volentieri a qualche buona recensione pur di sensibilizzare l'opinione pubblica contro le politiche neo-liberiste tanto in voga nel vecchio continente (tra l'altro, sarà senz'altro un caso, ma i famigerati mille euro di bonus di cui si parla nel film corrispondono giusti giusti agli ottanta euro mensili elargiti dal nostro governo...)
Due giorni, una notte è più una dichiarazione d'intenti che un film vero e proprio (per il quale forse era meglio scomodare Ken Loach), sospeso a metà tra il cinema di denuncia e l'opera affabulatoria e semi-ricattatoria verso lo spettatore, ma fatta comunque nella più indiscutibile buona fede. Novantacinque minuti in cui il rigore morale della pellicola non viene mai meno, pur riconoscendone i difetti di cui sopra, e dove la sua splendida protagonista risulta davvero efficace e convincente: trovo assurde e pretestuose le critiche all'eccessiva (?) bellezza della Cotillard, come se le giovani donne operaie dovessero essere tutte per definizione brutte, sporche e cattive... la Cotillard, sempre vestita in jeans e canottiera, senza un filo di trucco, capacissima di passare da un timido sorriso di speranza alla disperazione più cupa, dimostra ancora una volta di essere una delle migliori attrici del momento, nonchè perfettamente adattabile al film e allo stile dei Dardenne.
Due giorni, una notte è un film imperfetto, un po' ruffiano, con qualche caduta di tono (vedi l'inutile tentativo di suicidio della protagonista), forse troppo edulcorato, ma che ha il gran pregio di parlare in modo chiaro e diretto alla gente comune, facendole prendere coscienza dei drammi morali e delle terribili scelte a cui è sottoposto oggi chiunque si trovi a fare i conti con la crisi economica. Un film dove per una volta l'aspetto tecnico-stilistico passa in secondo piano rispetto alla portata del progetto. E che, non me ne vogliano i cinefili 'duri e puri', mi trova assolutamente d'accordo.
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