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Due giorni, una notte e una manciata di canzoni nella colonna sonora

Creato il 11 novembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Marco Goi

Summary:

Due giorni, una notte è il nuovo film dei fratelli Dardenne. I due reucci del cinema neorealista belga tornano con una storia minimalista e ordinaria delle loro, la vicenda di Sandra, una donna che vorrebbe tornare al proprio posto di lavoro dopo un periodo di assenza per depressione. Pur rimanendo all’interno delle coordinate del loro cinema, quello che li ha visti acclamati nei principali Festival mondiali con film come La Promesse, Rosetta, Il figlio e il recente Il ragazzo con la bicicletta, questa volta Jean-Pierre e Luc Dardenne hanno dalla loro parte una stella di prima grandezza. La protagonista di Due giorni, una notte è infatti l’attrice premio Oscar Marion Cotillard, una delle migliori interpreti in circolazione e una delle più abili ad alternare pellicole di richiamo per il grande pubblico come Inception e Il cavaliere oscuro – Il ritorno e progetti più autoriali e di nicchia come Un sapore di ruggine e ossa, C’era una volta a New York e appunto questo Due giorni, una notte.

due giorni, una notte locandina
Nella stessa direzione dei loro lavori precedenti va pure la colonna sonora. Come spesso accade nel loro cinema, anche questa volta i Dardenne rinunciano a un uso extradiegetico della musica. Ciò non significa che manchino le canzoni. All’interno di Due giorni, una notte sono utilizzati pochi brani, ma giocano un ruolo importante come accompagnamento nella vita dei protagonisti del film. L’emozionante “La nuit n’en finit plus” cantata da Petula Clark, storica interprete della musica anni Sessanta, è ad esempio fondamentale in una sequenza incentrata sulla protagonista Sandra e sul marito. Il brano, versione in francese di “Needles And Pins” di Jack Nitzsche e Sonny Bono, è inoltre utilizzato nel trailer della pellicola.

Un altro pezzo che sentiamo insieme ai personaggi all’interno del film è la celebre “Gloria” di Van Morrison e della sua band Them, suonata in autoradio. Nella pellicola vi è poi spazio pure per “Kili Watch”, spensierato brano anni ’60 firmato dal gruppo belga The Cousins, che non avrebbe sfigurato all’interno della colonna sonora di Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino. I Dardenne non riempiono allora le loro pellicole di canzoni, come fa spesso il regista pulp americano, però ci regalano comunque alcuni momenti musicali molto piacevoli. E in questo caso soprattutto molto, ma molto anni Sessanta.

di Marco Goi per Oggialcinema.net


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