Due Giovani a Londra
Creato il 24 agosto 2011 da Albix
.Ci offrì di seguito due sedie di fronte alla sua scrivania e ci fissò con aria interrogativa. Anch’io lo osservai con attenzione e curiosità.Era la persona più magra ch’io avessi mai visto nella mia vita. Si può anzi dire che pareva non foss’altro che di pelle ed ossa, tanto pronunciati e sporgenti aveva gli zigomi e le mascelle, le tempie, la fronte e tutto il viso. Se degli occhi incredibilmente vispi e straordinariamente verdi non avessero riempito le sue orbite oculari, avrei anche potuto pensare che si trattasse in realtà di un teschio. Ma i teschi, normalmente, non parlano. Eppoi indossava degli abiti che lo facevano sembrare un uomo normale.- “ Io sono Mr Winningoes. In che cosa posso esservi utile?” – chiese appena ci fummo accomodati.-”Noi stiamo cercando un lavoro”- disse subito Giorgio dopo una breve pausa.-” Che tipo di lavoro cercate?”- fece l’uomo di rimando.Nonostanti le apparenze, la sua voce era quella di un perfetto impiegato di agenzisa lavorativa londinese:- ”Qualsiasi cosa andrà bene”- azzardai io, nel mio stentato inglese, dopo aver consultato Giorgio cogli occhi, quasi a chiedere conferma dell’intesa che, poco prima di entrare avevamo frettolosamente raggiunto, di non parlare affatto di Mr Joking e del suo cantiere.-” Ah!” – esclamò l’uomo – “Vediamo, allora”-.Col dito scarno cominciò a scorrere le righe di alcuni fogli poggiati su un passamano in pelle sdrucita che aveva davanti. Borbottava, anzi sfiatava senza senso e, ogni tanto, posava il suo sguardo attento ora sull’uno ora sull’altro di noi e poi, scuotendo il capo, riprendeva a leggere.Era arrivato all’ultimo foglio, ed anzi sembrava che il dito già scivolasse ancora, dal foglio al passamano, e da questo al vetro verde che ricopriva il piano della scrivania, quando il vecchio pronunciò con vivacità:-” Ecco! Ci siamo! Due giovani intelligenti, ottima salute, scapoli e disposti a viaggiare, cercansi per lavoro facile e piacevole. Ottime condizioni. Senza referenze”.Come accidenti avesse fatto a leggere tutto quel romanzo a piè di quell’ultima pagina, non mi spiego ancor oggi, ma parve leggervelo sul serio.Al termine della lettura ci guardò sorridendo lievemente, senza peraltro mostrare i denti, che, forse, non aveva neppure.Di tutte le richieste di lavoro che il mio cervello aveva macinate in quelle ultime settimane, questa era davvero la più strana e sensazionale.-”Senza referenze!” -.Che suono gioioso! Finalmente qualcuno che se ne fotteva di quelle stupide, assurde referenze. Io le odiavo anche prima che arrivassi a Londra. E se pensavo a quanti lavori mi erano sfuggiti in quei giorni a causa della mancanza di referenze, mi veniva la febbre gialla! Referenze! Come se un uomo non valesse per quello che è, per ciò che può dimostrare. E no! Ci dev’essere qualcun altro, un padrone, un prete, un magnaccia ad affermare che tu sei buono , vali qualche cosa e sei degno di fiducia.-”Ah! Senza referenze!”- mi risuonò ancora in petto con godimento mentre raggiante guardavo Giorgio che era rimasto silenzioso a rimuginare chissà che!-” Senza referenze”- fece lui a mezza voce, facendo sibilare le sillabe finali e storcendo un poco la bocca. -” Di che tipo di lavoro si tratta?”- disse quindi in un inglese elaborato, scrutando l’agente intensamente.- “ Si tratta di un lavoro facile e ben retribuito”- rispose l’impiegato sostenendo lo sguardo di Giorgio – “ed anche ……..piacevole direi”-, aggiunse, tossendo quasi divertito , avanti di pronunciare l’aggettivo.-” Ad ogni modo”- fece poi cambiando tono – “i requisiti richiesti vengono considerati condizione indispensabile per ottenere il lavoro, per cui dovrete sottoporvi a delle visite mediche accuratissime. Se esse daranno esito negativo (trattandosi per lo più di tests di laboratorio, tesi a verificare le vostre condizioni di salute, interpose l’uomo con un enigmatico sorrisetto di intesa), vi sarà dato un anticipo di 100 sterline e, già lunedì, potrete cominciare. Verrò io personalmente a prendervi ed a spiegarvi le vostre incombenze”.Poco mancò che mi venisse fuori un grido di gioia. Anche se dal suo discorso, sono sincero, non avevo capito tutto, ero certissimo che avesse parlato di un anticipo di 100 sterline. Lanciai uno sguardo ebbro a Giorgio, ma egli non sembrò condividere più di tanto il mio entusiasmo.Mr Winningoes attendeva certo un nostro cenno di assenso o di diniego. Dato che nessuno di noi parlava, diede per inteso che l’accordo fosse stato raggiunto.-” Bene”- disse alzandosi lentamente dalla sedia – “cominciamo senz’altro con i tests. Seguitemi, prego”-.Così dicendo infilò una porta alle sue spalle, di cui era appena visibile la maniglia. Ci inoltrammo in un corridoio stretto e buio dove, a malapena, si scorgeva la sagoma di chi camminava davanti.- “ Come vi ho detto prima” – si udì dire dall’uomo, che ci precedeva entrambi, – “ si tratta per lo più di analisi di laboratorio. Vi saranno da sostenere anche delle prove di aritmetica e di computisteria. Non offendetevi se saranno troppo facili. E’ una pura formalità. Sono certo che la vostra intelligenza polverizzerà letteralmente tali semplici prove”-.Come facesse ad esserne così certo, dato che ci conosceva appena, non lo so. Attribuii quelle affermazioni, come altre che le avevano precedute, alla stranezza del personaggio e degli Inglesi in generale. Nel buio quasi pesto di quell’infinito corridoio proseguii attaccato all’avambraccio di Giorgio che, a sua volta, tallonava dappresso lo strano uomo.Finalmente il lungo corridoio volse al termine: scorgemmo, dapprima, una luce tenue sul fondo che si fece, mano a mano, più viva, sino a quando ci trovammo di fronte ad una porta con il telaio in legno ed un cristallo rigato, di forma rettangolare, al centro dello stesso. Tale porta ci immise in una stanzetta dalle pareti bianche: sulla destra vi era un divano in metallo laccato di bianco , dove la nostra guida ci chiese, gentilmente, di sedere e di attendere. Lo seguimmo con lo sguardo infilare una porta del tutto uguale a quella attraverso la quale eravamo sbucati dal corridoio, situata esattamente sulla parete di fronte.Ci guardammo attorno: le pareti della stanza erano spoglie. Soltanto un crocefisso adornava la parete opposta ai nostri posti e, sotto di esso, una piccola teca, anch’essa in metallo, dello stesso colore bianco laccato del divano, con cinque o sei ripiani ricolmi di boccette, flaconi e scatole di medicinali. Completavano l’arredamento due sedie poste ai lati del divano ed un tavolino lungo e basso che ci stava di fronte, le une e l’altro sempre di metallo laccato.Di fianco al divano, poco discosta, vi era una porticina di piccole dimensioni, con una croce rossa e la scritta W.C. in nero.Quando la porta, a destra in fondo, si aprì di nuovo, con nostra grande sorpresa apparve, spingendo un carrello mobile, un’infermiera.Era molto elegante nella sua uniforme bianco-celeste. Fasciava il suo corpo mettendone in bella evidenza il seno abbondante, i fianchi stretti e le anche robuste. Aveva un bel viso largo dalle guance rosee, gli occhi scuri e grandi, le labbra carnose e il naso un pò aquilino ma ben proporzionato. I capelli castani le si notavano appena, avvolti in una cuffietta bianca.-”Salve”- ci fece entrando, con un sorriso sui denti bianchi e forti “sono Miss Goodhealth. Il dottor Winningoes sarà qui a momenti”.Non si può certo dire che avesse perso tempo in chiacchiere. Nel pronunciare le sue ultime parole aveva infatti di già presa tra le mani una siringa. Dopo avervi avvitato e pulito con perizia l’ago, l’aveva deposta in un apposito contenitore di nichel sul carrellino mobile che aveva sospinto, entrando, sino a noi. Ripetuta la medesima operazione con un’identica siringa, di seguito, mettendosi con grazia a sedere di fronte a noi , in un dolce sussurro, comunicò di dover procedere al prelievo di un piccolo campione del nostro sangue. Prese quindi con delicatezza la mano sinistra di Giorgio e, sfoderandogli con abilità il braccio sino al bicipite, dopo averne stretto la parte superiore con un laccio emostatico, gli infilò con decisa precisione l’ago in vena. In un battibaleno lo stantuffo si ritrasse lasciando spazio al denso liquido rosso.- “Grazie”- fece con enfasi l’infermiera mentre estraeva l’ago, premendo contemporaneamente con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool nel punto di prelievo. Giorgio aveva seguito i rapidi gesti della donna con apprensione e diffidenza.-” E’ il tuo turno, ora, giovanotto” – fece quindi girandosi verso di me. Scostò di lato il tavolino e ripetè l’operazione con la stessa precisione e con immutata delicatezza.Uscita che fu la donna, restammo soli per un breve lasso di tempo e, quando la porta si riaprì, fu Mr Winningoes ad apparirci. Indossava, con eleganza e naturalezza, un camice bianco dalle maniche lunghe.-” Tutt’a posto?- ci apostrofò allegramente, sempre abbozzando quel suo enigmatico sorriso a labbra chiuse. Aveva in mano degli stampati e ce ne consegnò un fascio a testa. Senza attendere alcuna risposta alla precedente domanda, disse poi: -” Compilateli per me, prego”-. Ci porse delle penne e, dopo averci salutato, scomparve da dove era venuto, non senza averci prima ricordato che dovevamo riempire di urina dei piccoli contenitori di vetro che l’infermiera aveva lasciati sul tavolino.Alcune schede riguardavano dati personali: ora, giorno, mese e anno di nascita, luogo di nascita, studi condotti, attuale residenza, lavori svolti in precedenza, status civili; diverse domande vertevano sulla salute personale e sulle malattie patite anche dai genitori e parenti stretti. Certi termini ci erano del tutto sconosciuti, ma rispondemmo con un “no” a tutte le domande che riguardavano le malattie sofferte da noi e parenti stretti,che, per quanto mi riguardava, doveva corrispondere al vero. Delle altre schede contenevano, invece, dei semplici esercizi di trasformazione di misure inglesi in misure metrico-decimali.Così, ad esempio, ci veniva chiesto di trasformare, in metri e centimetri, yards e piedi; Kilogrammi e grammi, in once e pounds litri in pinte e così via enumerando. Non fu difficile neppure risolvere dei problemini che sarebbero stati di facile soluzione anche per un ragazzino di normali intelligenza e preparazione delle nostre scuole medie.Giorgio era appena uscito dal servizio, con la sua boccetta di liquido caldo e fumante in mano, quando Mr. Winningoes riapparve silenzioso. Il mio amico parve imbarazzato di farsi cogliere con la sua urina nelle mani.-” Posa pure sul tavolo” – gli disse l’uomo in tono noncurante. -”Li avete compilati tutti?” – continuò nello stesso tono, scorrendo i fogli che avevamo posato sul tavolo.- “ Sono soddisfatto di voi, molto soddisfatto” – aggiunse dopo una lunga pausa trascorsa ad esaminare gli stampati. Gli occhietti spogli gli brillavano leggermente, tradendo un’emozione interiore mai notata prima di allora.Si infilò i fogli nelle capaci tasche del camice e ci chiese quindi di seguirlo.Ci guidò con passo rapido, a ritroso per il lungo corridoio e alfine sbucammo nell’ufficio dell’Agenzia.-” Sedete, prego”- disse chinandosi a rovistare nei cassetti della scrivania. Si sedette anch’egli e di seguito ci consegnò, una per uno, due buste di color beige.-” Queste sono 100 sterline per il vostro disturbo di oggi. Se le analisi definitive confermeranno i primi dati raccolti, firmeremo il contratto e fisseremo il giusto compenso per le vostre prestazioni. Ora vogliate scusarmi: devo concludere i preparativi per lunedì. Vi accompagnerò per le scale – ”.Mentre ci faceva strada per le scale diedi uno sguardo, di soppiatto, nella busta.L’effigie della Regina Elisabetta Seconda d’Inghilterra, stampata su cinque biglietti da 20 sterline mi sorrise più volte nella penombra. Quell’uomo cominciava a divenirmi simpatico.Ci accompagnò sin sulla soglia e ci seguì, dopo averci aperto il portone. Fuori, la luce dell’aria era quella di sempre, di quando eravamo usciti di casa, di quando eravamo entrati poco tempo prima. Il cartello dell’agenzia sbatteva ancora, nervosamente sul legno del portone ed il vento sembrava volerlo spazzar via da quell’ultimo legame che ve lo univa. Il nostro misterioso amico provvide di sua mano a staccarvelo e infilatoselo sotto il braccio disse: – “Ora non serve più. Tutto è pronto per lunedì. Tutto è pronto, ora”-.Mi parve di scorgere un luccichio di follia nei suoi occhi, mentre pronunciava quelle misteriose parole. Ma fu solo un guizzo quasi impercettibile.- “ Mi raccomando, ragazzi! Andateci piano con i vizi, questo fine settimana. Se tutto va bene, passerò io stesso a prendervi, alle 7,30 in punto. Arrivederci a Lunedì-”. E così dicendo sollevò appena il braccio in segno di saluto e poi scomparve dietro il pesante portone che chiuse alle sue spalle.Fine Capitolo Primo – Continua
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