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Due giovani a Londra

Creato il 01 gennaio 2012 da Albix

Due giovani a Londra

Capitolo Secondo

Eva Seconda: la Dea Madre, Regina del Nuovo Mondo.

Lo seguimmo, ancora per lo stesso lungo e spoglio corridoio, svoltando poi a sinistra e quindi sù,  per delle corte scale, sino a quello che mi parve essere un piano sopraelevato dell’edificio sotterraneo che avevamo appena visitato.

Dopo avere imboccato un altro corridoio ci arrestammo, quasi in fondo ad esso, davanti ad una porta grande in legno scuro.

Mr Winningoes vi bussò con decisione. Per tutta risposta, una luce rossa e intermittente, si accese sullo stipite superiore della porta. Mr Winningoes non attese un minuto di più. Attraversato un ingresso finemente arredato, ci introdusse in un’ampia e lussuosa stanza. Appena entrato, notai di fronte all’ingresso, una tenda bianca, finemente ricamata con dei motivi gialli che facevano pensare a degli uccelli in volo. Sulla sinistra, in fondo, addossato alla parete, vi era un maestoso letto a baldacchino. Per il resto la stanza rivelava, nel raffinato arredamento, un gusto ed una presenza femminili alquanto evidenti.
- “ Eva, dove sei, mia cara?” – chiamo Mr Winningoes, una volta dentro.

Dopo poco, una porta si aprì, alla destra dell’imponente baldacchino. Una figura fantascientifica comparve sulla soglia e, dopo una breve, quasi impercettibile, esitazione, avanzò verso di noi con passo lento e marziale.
- “ Eva, mia cara, come stai?” – disse premuroso l’uomo correndole incontro con fare affettuoso. Lo strano essere parve, in qualche modo, contraccambiare il suo abbraccio.
Finiti quei convenevoli, Mr Winningoes si tirò da parte e, come ricordandosi di noi, disse:
- “ Eccoti i due amici di cui ti ho parlato”- . Aggiunse poi rivolto a noi:
- “ Amici miei, questa è Eva Seconda” -.
Lo strano essere avanzò ancora verso di noi. Io ero impietrito dalla sorpresa, fermo come una statua. Parve accorgersi prima di Giorgio, che mi precedeva nella sua traiettoria.

Quello strano personaggio aveva l’aria di un robot, senza sembrare tuttavia un robot. Aveva infatti una figura antropomorfa, di media statura, con dei capelli biondi e lisci che le ricadevano sulle spalle.

Il viso, seppure inespressivo, presentava dei tratti umani, con delle guance incavate appena, a mettere in risalto gli zigomi alti e pronunciati; il naso e il mento apparivano regolari, come se fossero stati modellati da uno scultore; le labbra erano dischiuse leggermente, fissate in un improbabile sorriso. Solo gli occhi, su quel viso, pur bello e gentile, avevano in effetti manifestato segni di vitalità.

Si erano accesi quando Mr Winningoes, da lontano, l’aveva apostrofata e brillavano anche adesso, mentre tendeva la mano verso Giorgio, il quale rispose come potè a quell’invito.

Si accesero nuovamente quando strinse la mia mano. Sentii la pressione del suo dito pollice sulla parte superiore del mio polso e la temperatura calda della sua mano.
Indossava una gonna in stoffa scozzese, a sfondo bordeaux, che le giungeva sino al di sotto del ginocchio. Una grossa spilla dorata ne univa i lembi sulla parte inferiore sinistra. La camicetta bianca, dalle maniche lunghe, leggermente scollata, le modellava il petto ben proporzionato, facendo inoltre risaltare un collier a gocce che incastonava al centro un consistente smeraldo, di almeno dieci carati, cui facevano da corona altri sei smeraldi, dello stesso taglio, ma più piccoli, per ogni lato; degli orecchini pendenti ed un bracciale, sempre di smeraldi, completavano la parure.

Nonostante avesse i piedi nudi, quello strano essere aveva un aspetto davvero regale.
Diavolo d’un Mr Winningoes! Che altro aveva escogitato ancora? C’era forse una donna particolarmente esile e minuta in quella corazza di metallo dai lineamenti così delicati? Oppure quello strano essere che egli aveva definito come Eva Seconda era un vero robot dalle fattezze umane, intelligente e sensuale?
– “ Orsù!” – ci incitò Mr Winningoes, vedendoci lì impalati e fermi come mummie.
– “ Parlatale. Eva vi conosce già. Chiedetele qualcosa e vedrete che vi saprà rispondere.”
– “ Sono smeraldi veri, le pietre della tua collana ?” – chiesi alfine io, dopo una lunga esitazione, rivolto timidamente verso il nostro ospite.
– “ Ti devi rivolgere a lei” –mi corresse con dolcezza Mr Winningoes. – “Guarda!” – aggiunse facendomi notare una schermatura circolare appena visibile sul collo. – “ Devi parlare in questa direzione. E’ lì che ha sede il suo apparato uditivo”.

Riformulai la domanda in quella direzione. I suoi occhi si illuminarono ancora una volta e, dopo essersi toccata la collana con la mano sinistra, come a verificarne la reale presenza, portò la mano destra dietro il collo e quindi mi porse un foglietto di carta, più lungo e più largo di un normale scontrino di cassa. Vi era stampata la risposta alla mia domanda: “La collana, gli orecchini ed il bracciale che indosso fanno parte di una parure che venne regalata da re Giorgio V° d’Inghilterra alla nonna di Patrick. Gli smeraldi provengono dal Sudamerica e sono stati tagliati in Olanda e incastonati a Parigi. E’ la risposta esauriente? Stop.”

Rimasi allibito, con quel foglietto in mano, guardando ora Giorgio, ora Mr Winningoes, che sembrava divertirsi un mondo della mia meraviglia.

– “ Davvero più che esauriente, Eva cara” – disse quest’ultimo in mia vece. Un nuovo foglietto comparve rapidamente nella mano di Eva. Vi stava scritto stavolta: “ Thank you! Stop.”
Mi accorsi che ogni qual volta Eva veniva interpellata, oppure si muoveva in qualche direzione, i suoi occhi, altrimenti inespressivi, si accendevano di una luce rossa.
- “ Coraggio” – fece quindi Mr Winningoes rivolto a Giorgio – “chiedile anche tu qualcosa, dài!”
Giorgio parve tentennare per un momento. Quindi chiese, in un tono di malcelata sfida:
- “ Puoi dirmi, prego, chi sono io?”

L’attesa questa volta fu un po’ più lunga, ma alfine, dopo il consueto borbottìo elettronico, un biglietto apparve nella sua mano destra. Mi avvicinai a Giorgio al quale istantaneamente aveva teso il lungo biglietto di risposta. L’inglese semplice e lineare di Eva mi consentì di capire perfettamente il suo significato che posso fedelmente tradurre così: “ Non è facile sapere chi sei, uomo! Non di meno è per me agevole conoscere ciò che gli altri uomini sanno e pensano di te. Ti chiami Giorgio Shardana e sei nato a Mallorca, nelle isole Baleari, l’11-5-54, da madre spagnola e padre siciliano.

Hai vissuto nella tua isola natìa sino all’età di quattordici anni. Quindi, con la tua famiglia, ti sei trasferito a Roma, studiando senza convinzione ma con sufficiente profitto, prima al liceo e poi all’Università. Prima della laurea in Giurisprudenza ti sei però trasferito a Londra, inseguendo i tuoi sogni ideali di libertà. Timido e introverso ma leale e generoso. Un po’ misogino, narcisista ed a volte incoerente, seppur sincero e rispettoso dei diritti altrui. Ribelle per natura, mal sopporti la disciplina ed ogni autorità costituita.

Nella erronea convinzione che l’uomo sia dotato di istinti naturali di autoregolamentazione individuale e sociale, oscilli tra l’ illusione di facili utopie anarchiche e l’intelligente ricerca di un sistema di vita sociale alternativo al presente. Forza di volontà notevole e determinazione incrollabile. Dovresti prendere te stesso e il mondo meno sul serio. Molto dotato nello studio delle lingue, delle civiltà straniere e della musica. Quoziente intellettivo lievemente superiore alla media. Stop. “

Diabolica Eva! Neanche io, che potevo dire di ben conoscere Giorgio, sarei riuscito a farne un profilo così azzeccato! E lei non lo conosceva neppure! Era incredibile. Incredibile e fantastico!
Giorgio restò incredulo, con quel foglietto in mano, guardandosi intorno quasi a cercare di leggere, nell’espressione di Mr Winningoes o negli occhi tornati inespressivi di quello strano automa, il trucco che lo aveva messo a nudo in quel modo così netto e fragoroso.

Riacquistò dopo un po’ di tempo un minimo di autocontrollo, ma solo per pronunciare, in tono piccato, un secco ringraziamento ad Eva Seconda, la quale, imperturbabile, gli porse un rapido biglietto di risposta con la scritta: – “ You are welcome, my dear”.
- “ E’ incantevole, non è vero?” – ci disse con orgoglio Mr Winningoes.- “ Per ora parla solo due lingue: il Gaelico e l’Inglese, ma presto gliene insegnerò delle altre. E spero anche di riuscire a darle una voce, quanto prima. Ma vi parlerò ampiamente di questo ed altro, a pranzo. Avete qualche altra domanda, ragazzi?”

Io non ne avevo e neanche Giorgio, che era rimasto alquanto pensieroso. Chissà cosa gli rimuginava in quel suo complicato cervello.
- “ Allora noi ce ne andiamo cara “- disse poi rivolto ad Eva – “ A più tardi”.
Gli occhi di Eva brillarono ancora una volta e la sua mano allungò ancora un foglietto.
Mr Winningoes lo prese, lo scorse velocemente e senza una grinza ce lo passò. Lo lessi io, a voce alta, anche per Giorgio: -“ A più tardi, Patrick. Saluta i tuoi amici, che sono due simpatici ragazzi. Sarà davvero imbarazzante e difficile scegliere. Domani mattina avrete comunque la mia risposta. Bye, bye. Ah! Digli di fumare di meno, perchè il fumo fa male ai loro polmoni. Stop!”

A pranzo un’altra sorpresa ci attendeva. Nel grande salone che ospitava quella che pareva essere una mensa aziendale o militare, dietro il grosso bancone con lo scaldavivande e lo stretto passaggio delimitato da una ringhiera passamano in ferro che incanalava verso la distribuzione, ci apparve una nostra vecchia conoscenza: Miss Goodhealth. Più in forma che mai, stavolta nelle vesti di cuoca e cameriera, spuntò silenziosa dalla cucina, impettita e linda, aveva una fumante zuppiera nelle mani.

Ci eravamo sistemati in uno dei tanti tavoli che riempivano la sala, apparecchiato con diversi coperti, solo per metà della sua superficie. Ci sorrise gioviale mentre la osservavamo stupiti.
- “ Benvenuti a Gehenna Geld “ – ci disse.
- “ Cos’hai preparato per i nostri amici, Mary?” – le chiese semplicemente Mr Winningoes.
- “ Stufato irlandese per tutti, mylord”- rispose gentile ed ossequiosa.
- “ Ma bene! Davvero un’ottima scelta” – commentò lui, fregandosi le mani e stendendosi un bianco tovagliolo sulle gambe.

Fu la stessa Miss Goodhealth a servirci. Cuoca o infermiera che fosse, quella donna era avvolta da un alone di sensualità misterioso e coinvolgente. Il profumo dello stufato, tuttavia, mi riportò alla realtà presente.

Dopo che Mary si fu ritirata con un leggero e professionale inchino rivolto al suo nobile padrone, mangiammo con gusto e in silenzio. Il piatto consisteva in costolette di agnello e patate, servite in un brodo giallo e denso, molto succulento.
- “ E’ uno dei piatti tipici dell’Irlanda” – ci informò il nostro ospite. E furono le sole parole che pronunciò durante il pranzo. Notai che era impegnato a consumare ancora la sua prima porzione di stufato, mentre Giorgio ed io ce ne servivamo in abbondanza, una seconda volta dalla zuppiera che Miss Goodhealth aveva lasciato sulla tavola. Dopo lo stufato Mr Wnningoes ci invitò a servirci dalle portate di formaggio, di verdura e di frutta che erano state posate in precedenza sull’ enorme tavola. Mentre piluccavamo dell’uva bianca dagli acini grossi e croccanti, come per incanto riapparve Miss Goodhealth.
- “ Thè o caffè, mylord, signori?” – chiese gentilmente.
Ognuno scelse ciò che preferiva. Io volli tentare per il caffè, sperando che in Irlanda lo facessero meglio che in Inghilterra. Servite le bevande calde e rimasti ancora soli, le sorseggiammo ancora in silenzio. Mi aspettavo che Mr Winningoes parlasse da un momento all’altro. Lo osservai fissare il caldo liquido nella tazza di porcellana. Pareva assorto e indifferente, ma io percepii una leggera inquietudine che, forse, lo tormentava nel profondo.

- “ Bene amici” – esordì ad un tratto, posando sul tavolo la tazza ancora fumante e sistemandosi per bene nella sedia. Il suo viso scarno appariva più stanco e ceruleo che mai. La sua voce suonò quella di sempre: cavernosa e suadente.
- “ Siamo giunti finalmente al nocciolo della questione. Finalmente in Irlanda. “ – D’un tratto cambiò l’inflessione della voce e, guardandoci negli occhi, a bruciapelo ci chiese: -“ Che ne pensate di Eva Seconda?”.

Fui colto di sorpresa da quella domanda improvvisa. Ma anche pensandoci su, a ben vedere, non sapevo davvero cosa pensare di quella strana figura che lui chiamava Eva Seconda, e non sapevo decidermi se essa potesse essere un’opera di supremo ingegno o un altro dei tanti bidoni di quell’eccentrico personaggio.

Neanche Giorgio rispose alla sua domanda, ma Mr Winningoes non sembrò curarsene più di tanto, e aggiunse, come in trance:
- “ E’ stupenda, non è vero?”
- “ E’ interessante” – gli fece eco stavolta Giorgio in modo sornione. In cuor mio lo ringraziai per avermi tolto dall’imbarazzo. Io non avrei saputo cosa rispondere. Ma il sorriso di Mr Winningoes non fu meno sornione ed enigmatico di quello di Giorgio. Si può anzi dire che colse la palla al balzo dicendo:
- “ Visto che vi interessa, vi narrerò, in sintesi, la storia di Eva Seconda. In essa ho condensato tutti i miei sforzi, i miei affetti, il mio sapere, i miei sogni e i miei ideali”.
Si accomodò meglio nella sedia, bevve un sorso d’acqua e prese a raccontare.

…continua…


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