Non mi piace che sia morto un ragazzo di 17 anni a Napoli.
Ma ancora di piu’ non mi piace che la sete di vendetta esca fuori con manifestazioni populiste.
Ho letto che la morte di Stefano Cucchi e quella del povero Bifolco,hanno stesso dolore ma senso diverso.
Cucchi mori’ pestato in cella e entro’ nella statistica degli abusi commessi in divisa e che,non solo in Italia,spesso creano morti e ferite permanenti.
Bifolco,allo stato attuale,secondo le prime ricostruzioni,dovrebbe essere stato colpito da un proiettile esploso accidentalmente da un agente all’inseguimento di un ricercato.
Una morte la prima,Cucchi,che non dovrebbe accadere al 100%,poiche’ sempre in teoria tutelata al diritto del detenuto ad essere assistito civilmente in cella.
La seconda,ripeto seppur deplorevole,figlia del caso o se vogliamo dalle armi con colpo in canna che,in casi come questo,rimangono pronte all’uso.
E allora cosa non e’ piaciuto all’opinione pubblica nazionale?
Cosa ha allarmato i giornalisti e i media televisivi in tutta questa vicenda?
Una sola cosa:lo stato non stato in alcune regioni italiane,e la consapevolezza che la morte per mano di chi ci dovrebbe difendere e’ comunque un omicidio volontario.
Fine.Nulla da aggiungere.
Concludo solo dicendo che si e’ parlato molto anche di populismo napoletano,di sceneggiata tipica amplificata dal dolore per la perdita di un ragazzo innocente.
Sara’ pure vero in parte,resta pero’ da dire che spesso il confine tra legalita’ e illegalita’ e’ diverso da regione a regione e che lo stato,purtroppo,e’ solo un impedimento alle libere azioni condannabili.