In una marea di notizie di matrice economico-finanziaria sembra dimenticata un'altra grande emergenza che è stata, colpevolmente e per troppo tempo, sottovalutata: la questione ambientale. Gli infiniti accordi con molteplici scaloni con date e date sempre differenti non rendono giusto paragone con la necessità assoluta di dover risolvere questo terribile problema. Ambiente e clima non sono artificiali e neppure re-inventabili, come l'economia o la finanza. Ambiente e clima non ubbidiscono a leggi umane, come avrebbero dovuto fare in origine economia e finanza. Su questi fronti, da troppo tempo a questa parte, si preferisce non insistere. La conferenza climatica in corso in questi istanti a Durban rischia di diventare, forse, l'ennesimo buco nell'acqua fatto di accordi e promesse scalonate su date da destinarsi. I mezzi di informazione riportano la necessità di dover trovare, entro breve tempo, una qualche forma di accordo essenziale a garantire la sopravvivenza del pianeta Terra: è evidente da moltissimi aspetti la sofferenza di questa piccola astronave sulla quale siamo costretti a viaggiare, in questo Universo infinito. La lunga notte di trattative ha prodotto l'ennesima bozza, la mai sopita necessità di trovare un compromesso che sappia rendere equamente soddisfatti tutti gli Stati ed i Paesi in gioco. Il nodo fondamentale, stando a quanto reperibile in rete, è sempre lo stesso: la scadenza al 2020 come data ultima per l'entrata in vigore di un nuovo trattato da sottoscrivere entro il 2015. L'ipotesi di un Kyoto2 è quella attualmente più considerata, soprattutto alla luce di tutti gli attriti fra i grandi Paesi che rendono impossibile una perfetta quadratura del cerchio. Alcune proposte da far firmare agli Stati partecipanti convergono verso la necessità, percepita come ormai improrogabile, di provare a salvare quello che ormai sembra etichettabile come salvabile: l'aumento della temperatura media globale è uno dei vincoli su cui è opportuno provare ad intervenire, ferme lasciando le difficoltà di quantificare e misurare precisamente tale intervallo. Se la corsa è contro il tempo, deve essere fatta a favore del pianeta Terra prima che dell'essere umano. Sarà anche retorica scriverlo, ma giunti a questo punto qualsiasi intervento è lecito. Per il resto, il rischio flop è ancora evidente: Durban 2011- cronaca di un accordo (mancato?).
Per saperne di più: "Clima: a Durban è corsa contro il tempo per arrivare ad un accordo.", Sole24Ore, (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-12-10/clima-durban-corsa-contro-112138.shtml?uuid=AaoEf1SE)
"Rinviata a stamattina la riunione finale", Ansa.it (http://ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/clima/2011/12/09/visualizza_new.html_11759066.html)
"Congresso di Durban: il testo c'è, ma manca l'accordo", ecologiae.com (http://www.ecologiae.com/congresso-durban-testo-accordo/51601/)
![DURBAN 2011: IL TEMPO STRINGE, L'AMBIENTE NON ASPETTA DURBAN 2011: IL TEMPO STRINGE, L'AMBIENTE NON ASPETTA](http://m2.paperblog.com/i/74/743849/durban-2011-il-tempo-stringe-lambiente-non-as-L-AjFbiq.jpeg)