L’onesto soggetto scritto da Bruno Enna non appaga. Quello delle possessioni è un tema talmente inflazionato nel fumetto horror da non procurare particolare entusiasmo. Il tutto è poi corredato da retoriche didascalie, all’inizio e alla fine dell’albo, ove si tenta di dare un qualche significato esistenziale a una storia concettualmente grigia.
Seppure si presenti come una variazione su luoghi tipici del genere, la storia, che scivola su una buona sceneggiatura, veloce e scorrevole, si lascerebbe pure leggere con una certa soddisfazione se non fosse complicata dalle brutte linee attraverso cui si esprime il disegnatore.
La scelta stilistica di Piero Dall’Agnol sfocia in un tratto che sporca e confonde le figure dei personaggi, dissolve la linearità delle azioni, rimescola le forme, in sintesi disturba la lettura.
Sono disegni che non obbediscono ad alcun criterio stilistico, non regalano emozione alcuna, bensì avviliscono chi cerca di trovare fra una macchia e una riga distorta un qualche senso, non dico artistico, ma perlomeno descrittivo.
Le parole introduttive, infine, che presentano enfaticamente questo volumetto incerto e fiacco, rimuovono, in definitiva, ogni residua indulgenza da parte del critico e del lettore.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #326 – Sulla pelle
Bruno Enna, Piero Dall’Agnol
Sergio Bonelli Editore, novembre 2013
98 pagine, brossurato, bianco e nero – € 2,90
Etichette associate:
Bruno EnnaDylan Dog