L’ispettore Bloch, uno dei tre personaggi chiave della serie di Dylan Dog, va in pensione. Quel congedo da Scotland Yard così tanto agognato (e citato!) da farne uno dei ritornelli più celebri dell’intero fumetto italiano. Un cambiamento chiave, ed accade qui, ora, per mano di Paola Barbato e Bruno Brindisi, nel primo vero albo in continuity del nuovo corso dell’Indagatore dell’incubo.
“Bloch è l’umanità dolente. Il volto di un reale che non si piega al surreale”, afferma Roberto Recchioni. E come reagisce un uomo comune, capace di soffrire e di amare, quando finalmente raggiunge il suo fine irrealizzabile, quando vede realizzarsi il sogno di una pensione tanto agognata? Ma se il suo lavoro costituisce una parte così grossa della sua vita, cosa gli rimane davvero?
Nella prima tavola Paola Barbato inizia a rispondere a questa domanda.
È una tavola che varrebbe da sola l’intero albo. Bloch e una pistola. Si è portati a pensare ad un suicidio ma, alt!, giri pagina e scopri che in realtà è solo Bloch che consegna la propria pistola al sovrintendente. Eppure… è davvero solo questo? Quelle ombre che si stagliano sul viso dell’(ormai ex) ispettore Bloch non nascondono nient’altro? E quello sguardo perso, magistralmente ritratto da un grande Bruno Brindisi, cos’altro vuol narrarci?
La spiegazione, come nelle migliori storie, avviene per gradi. Il lettore viene spinto in profondità contestualmente all’indagine svolta da Dylan Dog, e si incrocia con la storia del “tentato omicidio” di Nora Cuthbert, una ragazza che dovrebbe essere morta e che invece non lo è.
Ovviamente, dietro l’angolo c’è un altro dei personaggi che non mancano mai negli episodi chiave dell’Indagatore dell’Incubo: l’Oscura Mietitrice!
Trama a parte, cosa troviamo in "Mai più, Ispettore Bloch"? Sicuramente in questa storia c’è un po’ di Monty Python e c’è Douglas Adams (come ci anticipa lo stesso Recchioni nella sua introduzione). Ma è soprattutto possibile intravedere l'incedere costante di quel grandioso non-sense (e non solo quello) dello Sclavi di Tre per zero, ad esempio, con quei paradossi che si insinuano sottopelle e non ti lasciano mai quieto. C'è una magistrale citazione di Proust nell'ottima scena al bar. C'è un dialogo irresistibile su The Walking Dead tra Dylan e Nora. Ma, per quel che ci interessa di più, c'è anche e soprattutto il Dylan dolente di Oltre la morte, episodio qui citato esplicitamente e comunque molto importante per ogni fan dylaniato (sia da un punto di vista narrativo che emotivo). Lì, Dylan si batteva per salvare l’indimenticabile Bree Daniels. Qui, il nostro si impegna a togliere il buon Bloch dall'opprimente (apparentemente definitivo?) baratro.Un plauso per Bruno Brindisi. I suoi tratteggi assumono in questa storia una profondità inusuale, sottolineando con bravura i passaggi più cupi della vicenda. Davvero un maestro!
Infine, l’introduzione e la copertina.
Roberto Recchioni negli ultimi numeri ci ha abituato ad introduzioni azzeccate. Finalmente un “Horror Club” in cui si punta l'attenzione sugli autori, sui temi delle storie, sui personaggi, e si accentua il lavoro concettuale che si cela dietro la realizzazione dell’albo (talvolta, RRobe si trova a pubblicizzare un bel po’ il prodotto, ma del resto tutte le introduzioni sono così: se la storia a cui ti introducono fa schifo, c’è poco da enfatizzare!).
La cover di Angelo Stano: super-citazione al John Romita Sr. di Amazing Spider-Man #50, si sa. Via alle critiche sulla mancanza di originalità (ma dai, il disegno è proprio bello! Poi, ovvio, invitiamo caldamente a non eccedere in futuro con il citazionismo, ma Stano è Stano e la nostra fiducia ce l’ha!).
Soddisfatti? Noi Audaci sì, e tanto!
Il Sommo
DYLAN DOG #338: "Mai più, Ispettore Bloch"
NUMERO: 338
DATA: Ottobre 2014
SERGIO BONELLI EDITORE
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paola BarbatoDISEGNI E CHINE: Bruno Brindisi
COPERTINA: Angelo Stano