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DYLAN THOMAS #poesia #letteratura #galles

Da Albertomax @albertomassazza

dylan thomasNei suoi meno di quarant’anni di vita, Dylan Thomas ebbe la sventura di vivere due guerre mondiali: questo spiega quel vitalismo soffocato dal senso di morte incombente di cui è permeata la sua poesia. Altra sventura: l’automatismo ermetico e musicale, pregno di assonanze, analogie, giochi di parole e ritmi che rendono difficile, se non impossibile, una traduzione capace di rendere fedelmente la sua arte poetica. Partendo dalla visionarietà di Blake e dal flusso di coscienza di Joyce, Dylan Thomas creò una poesia capace di trascendere la realtà, facendo emergere la rappresentazione senza filtri dell’inconscio, attraverso una sintesi musicale compiuta nella lingua. In questo modo, si pose come anello di congiunzione tra la più nobile tradizione anti-accademica anglossassone, il surrealismo e la Beat generation.

Nato nel 1914 a Swansea, nel Galles, figlio di un professore della locale Grammar school, rivelò precocissimo una spiccata attitudine alla scrittura in versi. Appena ventenne, pubblicò la sua prima raccolta poetica, 18 poesie, seguita due anni dopo dalla seconda, 25 poesie, destando interesse nel mondo culturale britannico e contrapponendosi al classicismo intellettualistico di Auden, con uno stile definito Nuovo romanticismo. Dopo essersi sposato con la ballerina Kathleen McNamara, con le raccolte Il mondo che respiro e La mappa dell’amore, entrambe del 1939, e i racconti umoristici e autobiografici contenuti in Ritratto dell’artista da cucciolo, parodistico e affettuoso riferimento a Joyce pubblicato nel 1940, la sua fama si consolidò. Iniziò a collaborare con la BBC, scrivendo radiodrammi di cui fu anche interprete, il più importante dei quali, Sotto il bosco di latte, fu pubblicato postumo nel 1954. Con la raccolta Morti e ingressi del 1946 raggiunse una compiutezza stilistica, sempre coerente al suo percorso di musicale emersione dell’inconscio, ma per via di levare, eliminando orpelli e ridondanze che avevano caratterizzato la sua prima fase creativa.

L’originale e anticonformista stile poetico, specchio fedele del suo essere al mondo, unito a una vita da bohemien con smodata passione per gli alcolici, gli cucì addosso un’aura di maledettismo che ne amplificò la fama letteraria. Particolarmente negli Stati Uniti fu oggetto di un’attenzione mediatica alquanto insolita per un letterato, con frequenti tour di conferenze e performance. In questa sua ricerca di una dimensione di oralità condivisa, oltreché nell’automatismo compositivo, è da considerarsi il più immediato  precursore della nascente Beat Generation. Nel quarto di questi tour, avvenuto nell’autunno del 1953 dopo aver pubblicato un’antologia delle sue poesie, il suo fisico già provato dagli abusi alcolici, non resse alla fatica delle performance e dovette ricorrere a iniezioni di morfina per andare avanti. La salute peggiorò ulteriormente nella tappa di New York, a causa degli altissimi livelli di inquinamento che si registrarono in quei giorni nella Grande Mela. Gli fu fatale una massiccia iniezione di morfina che lo mandò in coma. Dopo una settimana di agonia, spirò il 9 novembre all’ospedale del Greenwich Village.

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