Si chiude con l’oro al più forte dell’anno in slalom, nulla da eccepire. Marcel Hirscher sta dominando la stagione e certifica il dominio con la conquista del titolo mondiale nella sua gara, in casa. Dopo l’oro nella gara a squadre, peraltro evento non troppo sentito dagli appassionati, e l’argento nel gigante tutta l’Austria può festeggiare e urlare a pieni polmoni, glorificando il ventitreenne salisburghese che ha salvato il medagliere degli ospiti. Sarebbe stata una piccola tragedia terminare senza vittorie individuali il mondiale di casa per la nazione che vive di sci. Marcel Hirscher oltre a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, tutto il suo talento ha dato ennesima prova di grandissima forza mentale, aveva sulle spalle il peso di tutta l’Austria, ha dominato la prima manche e nella seconda è stato freddissimo e deciso, ha saputo amministrare il vantaggio nella prima parte di gara per poi sferrare l’attacco decisivo nella seconda parte tenendo a distanza di sicurezza Neureuther e Matt.
Ma il dominatore assoluto della rassegna è stato lo statunitense Ted Ligety, vincitore dell’oro in SuperG, in combinata e in gigante, bissando in quest’ultima specialità il successo di Garmisch del 2011. Non è certo una novità Ligety nel panorama bianco, da quasi dieci anni è protagonista da primo gruppo, con quindici vittorie in prove di Coppa ma nelle ultime due settimane ha raggiunto il top della sua carriera, è riuscito a vincere in SuperG, dove mai aveva primeggiato, forse per le condizioni particolari della pista, ha vinto la combinata e ha dominato nel suo regno naturale, il gigante.
E gli Azzurri? Hanno rispettato più o meno ciò che ci si aspettava, alla fine si torna a casa con tre medaglie, anche se nessuna del metallo più pregiato. Tuttavia, il lato positivo è stata la capacità di concentrazione e conferma da parte di chi era tra i favoriti: Moelgg ha portato a casa un bronzo per nulla facile nel gigante ed era quarto dopo la prima manche di slalom, dove purtroppo la voglia di vincere lo ha fatto inforcare nella seconda manche. Paris ha rispettato i pronostici con il secondo posto nella libera dietro a sua maestà Svindal. Il valore aggiunto che non ci aspettavamo è arrivato con il ritorno alla gioia di Nadia Fanchini, che con uno splendido argento si è gettata alle spalle più di tre anni di pianti. La qualità in Italia c’è, sia nelle specialità tecniche che in quelle veloci si può lavorare bene sugli atleti e sulle atlete, tra cui forse manca lo spunto tra i pali stretti, per puntare forse a qualche oro il prossimo anno in occasione dei Giochi Olimpici di Sochi, in Russia. Il lavoro alla fine paga, Schladming lo ha dimostrato ancora.