Si è fatto attendere, ma alla fine ieri notte è nato il fratellino di Pulcetta, la quale ha prontamente deciso che da ora in avanti suo fratello sarà da lei chiamato Pizzetta “perché, mamma, profuma di pizzetta”. Ora io ho sentito neonati che sanno di buono, di dolce, di pulito, di latte, al limite di cacchetta, vista la quantità che ne producono nei primi mesi di vita. Ma un neonato che profuma di pizzetta è una novità.Comunque.In tutti questi mesi sono stata convinta che non me ne importasse nulla, ma quando il lieto evento si è fatto imminente ho dovuto cedere all’evidenza che me ne importa. Eccome se me ne importa.Visto che, come spesso accade, il neonato ha deciso di fare la conoscenza con il mondo con una settimana di ritardo rispetto alla data prevista, ho trascorso gli ultimi giorni in uno stato di inspiegabile ansia costante, attendendo un sms, una telefonata, un piccione viaggiatore che mi annunciasse l’arrivo di Pizzetta e passando notti agitate piene di sogni sconclusionati, popolati da ostetriche, neonati urlanti, culle termiche e sale parto.Quando alla fine, ieri notte, è arrivato il messaggio tanto atteso: alle due del mattino il fratello di Pulcetta ha emesso il suo primo vagito.E così oggi ci siamo recate in visita, cariche di regali, in ospedale. Pulcetta era emozionata, io invece ero confusa.Ho passato la mattinata cercando di diventare un tutt’uno con il muro giallo canarino della stanza di Barbieprimiparaattempata, accanto a mia suocera, la quale, essendo stata scagata da tutti i presenti compresa la vicina di letto, non ha trovato niente di meglio da fare se non attaccare bottone a me (la sua peggior nemica: la disperazione dell’essere umano a volte ti porta a fare cose sorprendenti) confidandomi i suoi problemi personali, nonché raccontandomi aneddoti che avevo avuto il privilegio di ascoltare almeno altre 137 volte prima di questa.Non mi spiego come mai qualcuno non avesse provveduto a defenestrarla dopo cinque minuti che aveva messo piede nella stanza.E poi c’è stato un momento in cui io e Mr A ci siamo ritrovati soli, davanti alla porta della camera, nello stesso ospedale dove è nata nostra figlia non molti anni fa. E quando mi ha chiesto, visibilmente felice “Allora Lady, che cosa ne dici?”, io tutto quello che sono riuscita a fare è stato rispondere “che nostalgia” e poi scoppiare a piangere. E chi l’avrebbe detto? Sono dovuta uscire a fare due passi per riprendermi e per non farmi vedere da mia figlia e da Barbie.La mia mattinata è finita così.Con un pianto liberatorio e con mia figlia vicina.Ma adesso mi sento molto meglio.E so che il peggio è passato.Magazine Per Lei
Si è fatto attendere, ma alla fine ieri notte è nato il fratellino di Pulcetta, la quale ha prontamente deciso che da ora in avanti suo fratello sarà da lei chiamato Pizzetta “perché, mamma, profuma di pizzetta”. Ora io ho sentito neonati che sanno di buono, di dolce, di pulito, di latte, al limite di cacchetta, vista la quantità che ne producono nei primi mesi di vita. Ma un neonato che profuma di pizzetta è una novità.Comunque.In tutti questi mesi sono stata convinta che non me ne importasse nulla, ma quando il lieto evento si è fatto imminente ho dovuto cedere all’evidenza che me ne importa. Eccome se me ne importa.Visto che, come spesso accade, il neonato ha deciso di fare la conoscenza con il mondo con una settimana di ritardo rispetto alla data prevista, ho trascorso gli ultimi giorni in uno stato di inspiegabile ansia costante, attendendo un sms, una telefonata, un piccione viaggiatore che mi annunciasse l’arrivo di Pizzetta e passando notti agitate piene di sogni sconclusionati, popolati da ostetriche, neonati urlanti, culle termiche e sale parto.Quando alla fine, ieri notte, è arrivato il messaggio tanto atteso: alle due del mattino il fratello di Pulcetta ha emesso il suo primo vagito.E così oggi ci siamo recate in visita, cariche di regali, in ospedale. Pulcetta era emozionata, io invece ero confusa.Ho passato la mattinata cercando di diventare un tutt’uno con il muro giallo canarino della stanza di Barbieprimiparaattempata, accanto a mia suocera, la quale, essendo stata scagata da tutti i presenti compresa la vicina di letto, non ha trovato niente di meglio da fare se non attaccare bottone a me (la sua peggior nemica: la disperazione dell’essere umano a volte ti porta a fare cose sorprendenti) confidandomi i suoi problemi personali, nonché raccontandomi aneddoti che avevo avuto il privilegio di ascoltare almeno altre 137 volte prima di questa.Non mi spiego come mai qualcuno non avesse provveduto a defenestrarla dopo cinque minuti che aveva messo piede nella stanza.E poi c’è stato un momento in cui io e Mr A ci siamo ritrovati soli, davanti alla porta della camera, nello stesso ospedale dove è nata nostra figlia non molti anni fa. E quando mi ha chiesto, visibilmente felice “Allora Lady, che cosa ne dici?”, io tutto quello che sono riuscita a fare è stato rispondere “che nostalgia” e poi scoppiare a piangere. E chi l’avrebbe detto? Sono dovuta uscire a fare due passi per riprendermi e per non farmi vedere da mia figlia e da Barbie.La mia mattinata è finita così.Con un pianto liberatorio e con mia figlia vicina.Ma adesso mi sento molto meglio.E so che il peggio è passato.Potrebbero interessarti anche :
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