Magazine Diario personale

E-book

Da Bloody Ivy

ebook tablet

Sebbene l’età dello stupore per gli strumenti scientifici e tecnologici sia finita da un pezzo, ora da dieci anni a questa parte stiamo cavalcando una vera ondata tecnologica che sta modificando i ritmi di produzione e distribuzione del sapere divulgativo.

Il libro è stato per un mezzo millennio e passa il simbolo indiscusso della cultura. Al trionfo della carta stampata si associavano sapere e potere. La conoscenza, il sapere, la storia erano in fondo conoscenza di carta, sapere di carta, storia di carta. Prima c’erano le pergamene, che erano un bene troppo prezioso per potersi permettere di sprecare (occorrevano ben otto pecore per fare una pagina), poi i manoscritti, su carta fatta con gli stracci, poi i libri stampati e ora vagiscono i libri elettronici.

La parola libro ha avuto sempre una doppia valenza, cioè ha indicato sia il contenitore (“quel libro è caduto per terra”), sia il contenuto (“il libro di Nathaniel Hawthorne mi è piaciuto”). Anche per l’e-book succede lo stesso, e con esso si indica sia il testo elettronico sia il dispositivo informatico grazie al quale è adoperabile.

Queste le profetiche parole di uno dei protagonisti della rivoluzione informatica degli anni Ottanta, Alan C. Kay, inventore del sistema a finestre della Apple, poi divulgato da Windows: “In un futuro non lontano tutte le rappresentazioni che gli esseri umani abbiano mai escogitato saranno accessibili all’istante in qualche punto del mondo su calcolatori “personalissimi” non più grandi di un quadernetto.”

La scrittura, la stampa, i computer sono tutti mezzi per tecnologizzare la parola. Il libro appartiene alla serie di oggetti di cui fanno parte anche la ruota, il cucchiaio, il martello, la pentola. La loro esistenza è intrinsecamente legata alla loro funzione. Difficile pensare di mangiare la minestra con qualche attrezzo migliore del cucchiaio o di battere un chiodo senza martello. Per quanto la moda e la tecnica abbiano fatto loro cambiar forma, l’essenza del cucchiaio e del martello è sempre rimasta la stessa. Così per il libro, che negli anni si è andato perfezionando. Scrivere e leggere su tavolette di argilla o cera o su rotoli in pelle o di papiro era faticoso, finché si capì che comodità fosse utilizzare dei singoli fogli rilegati fra loro. Così, la forma odierna dei libri standard, è quella ritenuta più agevole e dipende dalle dimensioni della nostra mano.

Un allarme a proposito del libro elettronico potrebbe arrivare da McLuhan che insegnava come la forma del supporto di informazione determini le caratteristiche dell’informazione trasmessa e strutturi i tipi di pensiero perché noi siamo quello che vediamo. Detto in poche parole, il mezzo è il messaggio. Ma questa assomiglia troppo alla tipica diffidenza verso i fenomeni nuovi, ed è fin troppo facile cadere nella tentazione di vedere nei nuovi mezzi di comunicazione, e-book compresi, le cause di prossimi e repentini cambiamenti nella società e nel modo stesso di ragionare.

Gli e-book si trovano in rete. Ovvero il loro contenuto lo si scarica da Internet, pagando o gratuitamente a seconda dei casi. La distribuzione rende i libri elettronici, disponibili ad un pubblico sempre più vasto. A questo proposito va citato l’intento di Gutenberg Project, nato già nel 1971. Questo progetto si propone di diffondere gratuitamente la cultura on line mettendo a disposizione di chiunque i principali testi della letteratura mondiale ormai esenti da diritti d’autore. Invece per le prime pubblicazioni su supporto elettronico (floppy disk o CD-Rom) bisogna sorpassare gli anni Ottanta.

Infatti, il problema principale della diffusione degli e-book è proprio il diritto d’autore. Per garantire la tutela del diritto d’autore si vuole quindi ancorare il libro elettronico ad un supporto fisico tecnologicamente a prova di illecite duplicazioni. Non sarà facile.

L’editoria in rete si trova a fronteggiare nuovi problemi di non facile soluzione. Già molti testi, per esempio, appaiono soltanto in rete, senza essere stampati su carta e senza essere messi in circolazione da case editrici e da agenzie di distribuzione (che non lavorando ci rimettono!). Notevoli saranno, quindi, le conseguenze sul piano organizzativo ed economico quando i testi elettronici – e lo si prevede senza ombra di dubbio – aumenteranno esponenzialmente di anno in anno. La produzione intellettuale, l’opera dell’ingegno rimarrà, ma non avrà più bisogno del potere d’intermediazione né del controllo delle case editrici. Dovrà nascere allora un nuovo modo di intendere la circolazione dei prodotti intellettuali e bisognerà rivedere i vincoli del copyright e di proprietà in questa nuova luce.

Gli e-book hanno come caratteristica quella di apparire diversi a seconda dei dispositivi di ricezioni adoperati, ad esempio per quanto riguarda le dimensioni del carattere o la visualizzazione delle immagini. Infatti l’e-book presenta essenzialmente due possibilità di lettura. Lo schermo di un normale personal computer oppure un dispositivo portatile, a sua volta denominato pure e-book. In generale questi nuovi dispositivi hardware di e-book riproducono le fattezze esteriori dei libri, anzi, come rileva Roger Fidler, professionista dell’editoria elettronica, l’aspetto ricorda piuttosto quello delle tavolette d’argilla di memoria sumera o quelle ricoperte di cera dei Greci.

Un ulteriore passo nel futuro viene dalle ricerche in corso allo Xerox PARC di Palo Alto e al Media Lab del MIT. Si parla già di inchiostro elettronico, e-ink e di carta elettronica, e-paper. Il tutto pensato sulla possibilità di caricare elettricamente le microcapsule che costituiscono l’inchiostro di ottenendo così un cambiamento di colore a seconda della carica elettrica cui sono sottoposte. L’idea base di questi progetti è la creazione di un qualcosa che possa assomigliare al vecchio caro foglio di carta, ma in grado di svolgere tutte le funzioni di output visivo attualmente effettuate dagli schermi del computer.

Novità è il print on demand (stampa su richiesta), cioè il libro che grazie a server di stampa e a stampanti ad alta velocità viene prima trovato nei database on line e poi stampato al momento direttamente nella libreria dove lo si richiede. Questo perché sebbene i libri leggibili dai computer siano ormai una moltitudine, il numero di persone che preferisce la lettura di un saggio o di un romanzo dal video è veramente ancora esiguo. Perché, usando una famosa conclusione pro prodotto cartaceo di Umberto Eco, i libri possono “essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fionomia individuale a seconda dell’intensità e regolarità delle nostre letture, ci ricordano (se ci appaiono troppo freschi e intonsi) che non li abbiamo ancora letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo nei, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale”.

In realtà il nodo critico degli e-book che frena il commercio degli e-book, più che il rapporto affettivo che da sempre lega il lettore ai suoi libri è la difficile gestione del diritto d’autore per i contenuti digitali. Nel copyright di un e-book confluiscono questioni tecnologiche, economiche, giuridiche, sociali oltre al solito e non sempre facile rapporto fra autore, editori e utenti. Alla sua base c’è l’idea che il prodotto dell’attività intellettuale sia appunto un prodotto di cui si può rivendicare la proprietà, e il cui sfruttamento si può cedere o dare in concessione a terzi. L’autore è il titolare naturale del diritto di proprietà sulla sua opera. Egli la cede ad un editore che può produrne delle copie da vendere agli utenti. Gli utenti pagando una certa cifra, possono acquistare una di tali copie e usarla, ma non diventano proprietari del prodotto intellettuale né ereditano il diritto di copia.

Il problema sta nel fatto che la protezione giuridica del diritto d’autore e di copia ha finora fatto leva su un dato di fatto molto materiale: la produzione e riproduzione fisica (di un libro a stampa o disco in vinile). Ma poi arrivò l’epoca della smaterializzazione, con l’invenzione della radio e della Tv. Grazie alla radio le persone potevano finalmente togliersi lo sfizio di ascoltare una canzone, quando andava in onda e poi, andare a colpo sicuro a comperare il disco. Con la Tv si poteva lasciar perdere l’uscita per andare al cinema e vedersi il film al tepore delle proprie quattro mura di casa. La possibilità di registrare su supporti magnetici complicò ancora di più le cose. Prima si poteva mandare in onda una canzone sperando entrasse nelle orecchie e nel cuore degli utenti e che da ciò ne potesse derivare un incremento delle vendite. Ma se chi ascoltava una canzone dalla radio, poi poteva farsene una copia per risentirla a suo gradimento, la motivazione a comperare il disco o la cassetta crollava.

Per i film le cose vanno in modo diverso, visto che se si può desiderare di ascoltare in continuazione una canzone, normalmente il film viene visto una volta sola. E inoltre la distribuzione dei film è diversa. Prima avviene la proiezione solo nelle sale cinematografiche, poi viene rilasciato in video cassetta con tanto di divieto – destinato alle anime pie – a non farne copie personali, e solo dopo un po’ lo si vede in televisione. Così quando con il videoregistratore lo si registra, ormai non saranno più possibili grossi effetti negativi sul cinema. Non manca però lo strumento legislativo antipirateria. Infatti, acquistando una cassetta audio o video, si paga una royalty che viene distribuita a coloro che sono potenzialmente la parte lesa del fenomeno di copia di musiche e film. Sempre si paga la tassa, anche se sulla cassetta verranno poi registrate cose che, con le opere coperte dal diritto d’autore non hanno nulla a che fare. Si fa così poiché la trasgressione è così diffusa che la sua sanzione diviene praticamente inapplicabile.

Un oggetto digitale, può poi essere riprodotto in un numero infinito di copie identiche a costi effettivi quasi nulli, senza alcuna difficoltà e senza alcun degrado qualitativo rispetto all’originale. La produzione di prodotti pirata, quindi si diffonde a macchia d’olio. C’è una vera incongruenza, un’antinomia vera e propria, tra la possibilità tecnica e la forma giuridica della distribuzione di prodotti intellettuali.

Le posizioni eccessivamente rigide assunte dall’industria editoriale e informatica sulla spinosa e ancora piuttosto oscura questione del copyright stanno frenando la diffusione dei prodotti intellettuali in formato digitale, compresi gli e-book. Altro freno è la politica dei prezzi, ovvero gli editori preferiscono camminare sul terreno solido e sicuro del mercato dei libri cartacei, piuttosto che su quello sconosciuto dei libri elettronici. Detto senza discettazione alcuna e in modo molto spiccio, il motivo per il quale gli e-book non decollano è il timore che non siano una buona fonte di guadagno. E poi, aggiungendo il punto di vista dell’utente, i libri elettronici sono eccessivamente costosi in confronto ai reali costi di produzione quasi nulli. Se al costo elevato si aggiungono i laccioli della protezione esasperata dei contenuti, si capisce perché non è facile si crei un mercato per questi prodotti.

Nonostante tutto, le opportunità aperte dal mercato e-book, magari dai settori editoriali considerati di nicchia, come la letteratura scientifica e accademica non stanno passando inosservate. La rete è un laboratorio in ebollizione, in tutti i campi, anche nell’area del diritto d’autore e quindi tutto quanto è stato scritto finora in questo capitolo, probabilmente, non rimarrà valido ancora per molto.

HACKER KULTURE 1. Brainframes —  2. Etica Hacker – Emmanuel Goldstein — 3. Hackers – la prima generazione  — 4. gli hacker di Altair 8800 — 5. Hackers famosi — 6. il Cyber World di William Gibson — 7. Cyber Femminismo – Donna Haraway — 8. cause famose — 9. napster — 10. Jon Johansen e il codice DeCSS — 11. Software Libero – Richard Stallman – Copyleft — 12. Linux – Linus Torvalds — 13. Pekka Himanen e l’etica hacker — 14. un po’ di storia sul Copyright — 15 Open Source e Pubblica amministrazione — 16 Software, diritti d’autore — 17. Digital Millennium Copyright Act — 18. La SIAE — 19. La Nuova Dura Legge sul Diritto d’Autore –20. e-book — 21. Cybercrime — 22. Cyberwar – Information warfare

mio pezzo, parecchio datato ma ancora presente su Hacker Kulture dvara.net ivy

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