Felice Maniero
Probabilmente Felice Maniero – o come si chiama oggi l’ex capomafia veneto, da qualche mese tornato a essere un cittadino libero e un indaffarato imprenditore – sarà saltato sulla sedia dopo aver letto i nomi dei nuovi “malavitosi del Brenta” – come li hanno definiti inquirenti e mass media - finiti in manette per aver assaltato laboratori orafi e casse continue di centri commerciali e bancomat del Veneto.
E c’è da giurare che il sobbalzo sarà stato violento perché degli 11 arrestati nell’operazione “Marmotte” (il nome che i malavitosi avevano affibbiato alle casse continue da far saltare in aria), nessuno ha mai fatto parte della Mala storica, quella che dagli anni Settanta agli anni Novanta ha tenuto in scacco il nordest. Gli uomini di Maniero, infatti, quando non hanno scelto (come lui) di collaborare con la giustizia, sono finiti in carcere.
Due PalazziÈ accaduto così anche nel 2006 quando due dei malavitosi vicini al boss, Andrea Batacchi e Stefano Galletto (il primo tra i partecipanti al commando che aveva fatto evadere il Capo dal carcere di massima sicurezza di Padova; il secondo tra gli autori del furto della reliquia di Sant Antonio dall’omonima basilica), avevano riunito alcuni pregiudicati della zona per ricostituire la defunta organizzazione, concentrandosi in particolare sulle rapine e sul progetto di “fare fuori” alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine, della magistratura nonché lo stesso odiatissimo “Felicetto”. Il piano non si era concretizzato perchè Galletto aveva deciso di collaborare con la giustizia, raccontando i particolari di quella che tutti si erano affrettati a soprannominare la nuova Mala del Brenta.
Spartaco MazzuccatoMa questi nuovi “malavitosi” non c’entrano niente con la mafia veneta. Non c’entra il 40enne Andrea Vasti di Brugine, nel Padovano, considerato il capo, insieme a Gastone Corrado, di 3 anni più anziano, della banda più “corposa”, quella composta da sette pregiudicati; non c’entra Spartaco Mazzuccato, 42enne di Legnaro, secondo gli inquirenti al vertice dell’altro gruppo che contava 4 persone. Non c’entra nemmeno quel Giuseppe Gobbi (dallo stesso cognome del malavitoso ammazzato molto anni dalla Mala, Pasquale), classe 1951, residente nello stesso paese dei Maniero, Campolongo Maggiore: l’unico che, per età, poteva avere avuto a che fare con la criminalità organizzata veneta. E invece niente.
Roberto Donolato, sindaco Campolongo Maggiore“Nessuna sorpresa – è stato il commento del sindaco di Campolongo Maggiore, Roberto Donolato – quei soggetti erano noti come bassa manovalanza. È gente di terza e quarta fila in termini di pericolosità rispetto alla vecchia Mala del Brenta. A questi qui manca “la testa””.
Come dire, saranno anche bravi a far saltare i bancomat con il gas e a saccheggiare laboratori orafi – anche 13 in meno di un anno, secondo gli investigatori – e negozi ma, oltre a questo, non c’è storia. E non c’è alcuna organizzazione.
Sono lontane anni luce, le loro azioni, dalle grandi manovre messe in atto da “Faccia d’angelo” anche sul fronte delle attività finanziarie illecite: è vero che Vasti, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito a costituire delle società fantasma con le quali perpetrare truffe e frodi finanziarie con false fatturazioni ed è vero inoltre che, per questo filone di indagine, 13 persone tra titolari di imprese edili e commerciali sono state denunciate. Ma stop.
Ancora una volta è invece evidente che il brand (perché sembra ormai essere diventato questo) Mala del Brenta, la sola associazione per delinquere di stampo mafioso nata e divenuta adulta in territori non tradizionali, è un brand che affascina, che ha ancora molta appeal.
Fonte RepubblicaLo sanno bene gli inquirenti veneziani quando sottolineano che gli 11 arrestati non erano anonimi rapinatori ma, anche stavolta, “la nuova Mala del Brenta” (per poi correggere il tiro affermando che questi pregiudicati avevano occupato uno spazio lasciato vuoto dall’organizzazione di Maniero) e lo sanno bene anche i giornalisti quando è il momento di fare i titoli.
Con il pentimento di “Faccia d’angelo” è innegabile che il territorio veneto, specialmente quello a cavallo tra le province di Padova e Venezia è divenuto un piatto goloso per molte organizzazioni criminali straniere (russe, balcaniche e cinesi in primis) e, tra queste, anche per i gruppi Vasti-Corrado e Mazzuccato che forse, loro sì, per un po’ hanno accarezzato l’idea di diventare grandi, ricchi e potenti come Maniero e i suoi “soldati”.
Monica Zornetta