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È facile scrivere difficile

Da Marcofre

Spesso si ritiene che certi argomenti richiedano una lingua particolare, dotta insomma. Perché esiste questo formidabile errore: alcuni concetti sono efficaci se si ricorre a termini poco popolari. Siccome sono “alti” (i concetti) la lingua si deve adeguare. In caso contrario, per strada si perderebbe non si sa bene che cosa.

Niente di più sbagliato. La lingua è uno strumento molto limitato (rispetto al parlato) ma è capace di essere efficace. Occorre tuttavia mettersi in discussione per riuscirci.

Capita di dover imbastire un dialogo dove c’è un personaggio, e diventa necessario mostrare da una parte la sua “semplicità”. Dall’altra, costui deve esprimere un concetto forte. Come fare?

La risposta è nella storia stessa, nel personaggio. È importante rammentare sempre a se stessi che noi siamo al servizio della storia, e non viceversa.

Dopo, come diceva Alessandro Manzoni, bisogna pensarci su. In questa maniera, si scende in profondità, si scava, ci si avvicina al personaggio. Questo è genuino solo se noi ci mettiamo da parte. Se pensiamo che la storia è il veicolo per le nostre idee forse è meglio rivolgersi a qualcosa di diverso.

So bene che non mancano esempi che dimostrano il contrario di quello che affermo: e allora? La categoria del successo in letteratura è talmente bizzarra  che è bene non pensarci nemmeno. È al di fuori dei “poteri” degli editori; sono essi per primi a essere sorpresi se un libricino diventa all’improvviso un best-seller. Meglio quindi lasciar perdere e badare a scrivere qualcosa di valore ed efficace.

È facile scrivere difficile. È dura scrivere in modo efficace, semplice. E semplice non vuol dire mai sciatto. Chi lo pensa non conosce abbastanza la parola. Questa sa colpire in profondità, ma solo quando accettiamo la sfida, e scegliamo di comunicare. Raccontare storie significa quello: comunicare.


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