Magazine Diario personale

É finita?

Da Mizaar

20140606_113718Crocicchio davanti alle graduatorie di istituto. Serpeggia un certo nervosismo, tra gli ultimi in graduatoria. Si perde una classe poiché all’Ufficio Scolastico Regionale sono tutti ragionieri. Non è da tutti capire che gli iscritti per la prossima prima di spagnolo sono solo diciannove, i ragionieri vorrebbero a domicilio coatto tanti spagnoli in modo da ” riempire ” con il numero massimo consentito la classe spagnolesca, olè. E i ragionieri non sono certo preoccupati se in una classe ci sarà un disabile grave, e in un’altra ancora ce ne saranno due, più svariati DSA e borderline certificati. Ma tanto saranno solo preoccupazioni dei primi in graduatoria e l’anno scolastico per il momento è a fine stagione. Così riflettiamo su chi va via e chi resta. Matematica guarda il suo orticello e fa mente locale sugli ultimi due nomi: Ah… – pausa estremamente riflessiva – va via S. Ci guardiamo per qualche secondo, nessuno commenta. Poi sbotta, finalmente: Meno male, S. va via! Quello che abbiamo pensato in diversi diviene manifesto. Matematica aggiunge: Quella mette le note! Eh, va be’ tutti mettiamo le note ai ragazzi, chi più e chi meno… ribatte il collega. No, quella mette le note ai colleghi e con la penna rossa! Nooo, davvero? Esterrefatti la guardiamo. S. mette le note disciplinari ai colleghi che arrivano in ritardo ai cambi dell’ora. Aiuto!!! Meno male non ho avuto questa pazza come collega ” costretta ” e neppure il prossimo anno visto che, ringraziando i ragionieri del provveditorato, va via. Tornata in classe trovo la più totale smobilitazione. La mia Mate boccheggia sulla sedia: Come mai non lavorano? – detto da me con tono estremamente ironico, visto che lei mi ha scocciato per tutto l’anno scolastico con il sacro furore degli esercizi ad oltranza. E vabbe’ siamo alla fine dell’anno, rimanda a fatica la boccheggiante. Siamo alla fine dell’anno davvero, dei tre anni con questi pulzelli, nella bella e nella cattiva sorte. Ma loro, beati, sembrano non avvedersi di quello che, forse, gli capiterà di rimpiangere e sono tutti proiettati nel loro prossimo futuro, ansiosi di fare nuove esperienze, ansiosi di futuro che non siamo noi. Nessuno dice: Prof mi dispiace lasciare i miei compagni, mi dispiace andar via da questa scuola… considerazioni che sembrano appartenere ad un mondo scomparso. Forse lo pensano, spero che sia un loro pensiero, ma nella foga di questa manciata di ultimi giorni di scuola e dell’ultimo impiccio, i primi esami della loro vita, sono svagati, ridenti come iene, maleodoranti come cesti di cipolle. Che buon pro gli faccia, a tutti, a qualcuno in modo particolare. Abbiamo cercato di tirare sangue da rape già secche in partenza, in alcuni casi, non ci possiamo rimproverare nulla. E’ venuta anche V. a salutare, conscia di una nuova bocciatura; dopo tutto ha passato più giorni a casa invece che con i suoi compagni. Mi è venuto in mente, vedendola sorridere trionfante per aver mollato la scuola e dopo aver mancato per un nulla la possibilità di prendere un diploma – un pezzo di carta è vero, ma sempre qualcosa che potrebbe servirle nella vita – ho pensato che se avessimo la folle idea di ammetterla agli esami, che disgrazia sarebbe per lei, già proiettata da tempo, come gli altri, in un futuro che ci disconosce. É fisicamente una adulta, ormai, va per i sedici. Ha un fidanzato che la scorta come una condannata a vita, condannata ad una vita da oscura casalinga, senza remissione, amen. Peccato per lei, avrebbe potuto ritrovare ancora un po’ di svagatezza in un’altra scuola, con altri compagni, durare in un interregno di poche responsabilità come per la maggior parte. Fanno tenerezza a guardarli accaldati, firmare le braccia di M. e scrivergli frasi buffe e affettuose. Fa tenerezza M. con tutto il daffare che mi ha dato in questi anni, avvicinarsi e chiedermi di firmare anch’io il suo braccio, divertito dal mio ” Scemo scemo “. E in ultimo è D. ad essere vistosamente bersagliata, D. la mite pinguina, che non si arrabbia per l’attribuzione di questo nomignolo curioso. Vanno alla lavagna a scriverle una dedica lunghissima, la dimostrazione che almeno Gregor Mendel è rimasto nelle loro stralunate testoline.


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