È arrivato il giorno di YOUTH, il nuovo film di Paolo Sorrentino. La curiosità era tanta, anche perché questo festival ha sempre fatto da buona stella al regista italiano. Due anni fa abbiamo vissuto in prima persona l’inizio di quella che si è rivelata una vera e propria marcia trionfale e, dopo aver visto il trailer di questo nuovo lavoro, non stavamo più nella pelle. La salle Lumière, la più grande del Palais, era gremita già alle 8:00 del mattino e allo spegnersi delle luci in molti abbiamo trattenuto il fiato sperando che avvenisse il miracolo, che almeno questa volta gli esponenti del Tricolore fossero soddisfatti.
Partiamo dalla trama, dalla giovinezza sbiadita dei protagonisti di questa piccola opera d’arte che è YOUTH. Fred e Mick sono ospiti di una SPA sulle alpi svizzere. Un luogo in cui rimettersi in forma con i propri cari. Fred e Mick sono, infatti, amici da sempre. Fred è uno stimato compositore e direttore d’orchestra, mentre Mick è un famoso regista, attualmente impegnato a scrivere la sceneggiatura del suo film – testamento. Perché i due uomini sono ottuagenari, con poca voglia di mollare ma completamente coscienti della stagione che stanno attraversando.
Photo: courtesy of FDC
I due artisti sono in compagnia una manciata di personaggi, che danno loro spessore senza rubare mai la scena alla vera protagonista: la vita. Esatto, YOUTH non è una pellicola sulla vecchiaia o sulla vita che si spegne, non parla di rimpianto, di quello che è perduto e/o di ciò che la nostra esistenza poteva essere, YOUTH mostra la vita in tutta la sua bellezza, con il suo mutevole fascino, spesso crudele ma che non viene mai meno, e con le sue continue sorprese che possono regalarti schegge di felicità in ogni momento.
Protagoniste di questa poesia per gli occhi (la raffinata e intensa fotografia è oramai uno dei tratti distintivi del regista), per le orecchie (ogni accordo, ogni strofa, emoziona e dona profondità alla dolce storia che ci scorre davanti) e per la nostra anima, sono le emozioni che, come dice Fred “sono la sola cosa che abbiamo”.
© Gianni FIORITO
Complici dei dialoghi acuti e taglienti, la narrazione è sobria, giocosa, a tratti burlona. Tutto scorre e il messaggio ci raggiunge senza essere spiegato. In sala si sentono distintamente risate e sospiri, gli applausi arrivano, anche se il silenzio composto che è regnato soprattutto durante il finale mi aveva illuso che all’accendersi delle luci l’entusiasmo sarebbe esploso.
Perché YOUTH, anche se arriva a soli due anni da LA GRANDE BELLEZZA, merita di andare lontano. È un racconto senza patria, di una dolcezza e lucidità sorprendente, con grandi interpreti: Sir MICHAEL CAINE è da brividi, così come vorremmo abbracciare HARVEY KEITEL e JANE FONDA per la bravura con cui dominano ogni singolo muscolo di un volto segnato dal tempo. Ce la farà a vincere la Palma d’Oro? Non so. Quello che invece so è che è inutile affermare il contrario, Paolo Sorrentino riporta il cinema italiano ai fasti di un tempo andato, quando era apprezzato da grandi divi e divine che consideravano il Bel Paese al pari di Hollywood, anzi, con uno charme inimitabile.
YOUTH è emozionante, poetico e imperdibile.
Vissia Menza