Tringali spiega in maniera eccellente come l’euro si stia rivelando quello strumento di strangolamento lento e progressivo dei paesi che non reggono l’aggancio con una moneta forte a cambio fisso (sentite il bandoneon di Piazzolla che suona, in sottofondo?) che tanti economisti, già una trentina di anni fa, avevano previsto sarebbe diventato.
L’euro non c’entra con l’Europa e nemmeno l’unione europea. Quando massacrandoci dicono: “Ce lo chiede l’Europa” e noi pensiamo alla Pace, al premio Nobel, a Mazzini, ad Adenauer e alla bella bandiera blu con le stelle gialle (oddìo, a pensarci bene, che simbolo tristo), ci stanno solo ricoprendo la pillola amara con il gastroprotettore.L’euro, gabellatoci dalle sirene di regime come l’espressione più nobile dell’europeismo, non è altro che uno strumento della globalizzazione che, per principio, necessita di libertà assoluta di circolazione dei capitali e della riduzione al minimo del rischio di cambio.
In fondo è semplice. C’è chi dal vantaggio della moneta a cambio fisso ci guadagna e chi, per far guadagnare quelli che ci guadagnano, deve rinunciare a fette sempre più grandi di benessere ma non solo, anche alla sovranità nazionale, alla democrazia e forse presto alla libertà personale. Mi riferisco ai lavoratori e in generale alle classi medio basse, il Terzo e quarto stato insomma, chiamati a retrocedere nella serie C dei diritti civili e del lavoro. Non è teoria, non è marxismoleninismo, è ciò che sta accadendo sotto ai nostri occhi.
Chi ci guadagna non è solo la speculazzzione - magari fosse solo quella – ma , visti i risultati recessivi sul Sud d’Europa e sui paesi economicamente più deboli, appare sempre più evidente il sospetto che l’euro sia stato creato così, un Frankenstein monetario, per favorire le economie del Nord Europa, che lo stanno usando come mattatoio per i poveri PIIGS, al fine di fare succulente salsicce dei loro asset più pregiati.
E’ paradossale e abbastanza comico che il nuovo slogan della Lega maronita, l’unico partito che si oppone all’euro – resta da vedere se in modo costruttivo o per bastiancontrarismo – sia “Prima il Nord”, ovvero corrisponda allo slogan occulto dell’euro.
No, la ricchezza è una grandezza finita che può solo essere travasata da un vaso comunicante all’altro. E’ un dare togliendo a qualcun’altro.
E’ la famigerata torta che qualcuno vuole papparsi tutta intera lasciando gli altri a bocca asciutta. E se qualcuno avesse già fatto le parti, quel qualcuno viene e ti porta via il piatto con la tua fetta. Perché non ce lo possiamo permettere. Perché non devi essere schizzinoso e ti devi accontentare. (Ogni volta che la Fornero parla, l’allarme ghigliottina, su una scala da uno a cinque, come il DEFCON, sale a BRIOSCHE 2).
Vi propongo anche un video appendice, estratto da una puntata di “Agorà” dove avviene una cosa sconvolgente quasi quanto l’inversione dei poli magnetici. Il tizio azzimato del PD difende a spada tratta le politiche dell’euro e non lo vuole cambiare, come il suo Dash, e litiga con Alberto Bagnai che gli spiega perché l’euro è una fregatura.
Non solo, il vicedirettore di Libero, Franco Bechis, risulta quello che dice le cose di sinistra. Roba da matti.
Sconvolgente ma interessante perché, quando persone provenienti da diversi percorsi culturali e ideologici si trovano d’accordo sul medesimo punto, in questo caso sul fatto che l’euro ci fa più male che bene e quindi perché non trovare un’alternativa ad esso, dovremmo tutti cominciare a farci delle domande.
Ad esempio. Chi difende l’euro, e mi riferisco a partiti dell’ABC del Mario Monty’s Fan Club, lo fa per il nostro bene o perché fa parte di chi ci guadagna o spera di diventarlo?
P. S. Autodafé – Mi sto rendendo conto che rispetto a certi post di qualche tempo fa su questioni economiche come Euro ed Europa appaio ora totalmente incoerente (pure i miei poli si sono invertiti, evidentemente) ma non mi vergogno di ammetterlo. Cambiare idea fa sempre bene, soprattutto quando il cambiamento deriva dalla conoscenza e dalla fuga dall’ignoranza colpevole.