E io che la chiamavo Preßburg

Creato il 10 agosto 2014 da Sandalialsole
Quando studiavo tedesco all'università  era Preßburg e guai a sbagliare. Fatt'è che per me Bratislava era un nome e un rimpianto. Perché nei mesi che all'epoca trascorsi a Vienna per studio, sperando di concludere una tesi che poi ribaltai immediatamente al mio rientro in Italia, io a Bratislava non riuscii ad andare. Ci voleva un passaporto, che io non avevo. Ci voleva anche un visto. Che comunque non avrei ottenuto vista la mancanza di documenti validi. Così restò nel cassetto, sempre sorpassata da altre città, da altri luoghi, probabilmente tutti più importanti o "urgenti".
Quest'anno, però, ce l'ho fatta. E Bratislava è stata la prima tappa di questo viaggio che ci sta portando un po' a Est in Europa.
Un giorno e mezzo, giusto il tempo di un assaggio, di una passeggiata al castello, di un giro tra le chiese, inclusa quella azzurra che sembra un confetto, di un girovagar spesierato nel centro, tra le imposte dipinte, gli omini di bronzo, i mille bar, il viale di Stare Mesto e una rassegna di musica Rom che riempie di violini zigani l'aria. E poi libri e librerie. Ovunque. Nei caffè, per strada, nelle nicchie.
Free reading, si legge talvolta. E se non fosse che la lingua è oltre l'incomprensibile uno ne approfitterebbe anche. Intanto si ammira la civiltà di un paese in cui il pubblico significa di tutti e non di nessuno.

Cromatismi in un caffè.
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