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E la carità?

Creato il 27 luglio 2011 da Malvino
E la carità?
Camillo Langone, del quale riporto qui sopra parte dell’articolo che oggi firmava su Il Foglio, cerca di rifilarci un sillogismo che non è buono neanche a reggere uno sputo. Sfrondando il superfluo: la morale cristiana vieta l’omicidio, ma Breivik ha ucciso e, dunque, non è cristiano come dice. Stupisce che un cristiano come Langone possa affermare simili bestialità, un po’ meno a mettersi nei suoi panni, che poi sono quelli di uno che da anni scrive le stesse cose che oggi leggiamo a firma di Breivik, e oggi è colto da un comprensibile imbarazzo, forse addirittura un po’ di panico nel doverlo ammettere.E dunque chi commette un atto vietato dalla morale cristiana dimostrerebbe, per ciò stesso, di non essere cristiano? E il pentimento? E il perdono? Si obietterà che l’omicidio è un peccato grave. Certo, è un peccato mortale, ma insieme ad altri nove, altrettanto mortali, nei quali i cristiani cadono di continuo. Un cristiano non dovrebbe commetterli, certo, ma si sa che l’uomo è debole.Ora, commettendone uno, il cristiano smette di essere cristiano? Ma via, non diciamo stronzate da far scendere la uallera perfino agli studenti del primo anno di Teologia. Tutt’al più dimostrerà di non essere un buon cristiano, ma si sa pure che la perfezione non è di questo mondo, che il peccato ci sta dentro ab initio, e che Satana è tentatore. Ed è perciò che Dio, nella sua infinita misericordia, se vuole, può perdonarlo. Dovessimo negare la patente di cristiano a chiunque commetta un peccato mortale (il furto, per esempio, o desiderare la roba o la donna d’altri), quanti ne rimarrebbero?Con quale superbia, dunque, che peraltro è peccato capitale, Langone può dire “io sono cristiano e lui no”? Breivik sarà un peccatore, questo sì, senza dubbio, ma Langone come può negare la sua fede? Potrà giudicare le sue azioni, anche se in realtà il dettato evangelico gli consiglia di astenersi, ma con quale strumento può negare che in Breivik non ci sia fede? È proprio in virtù di quella, e della grazia, attraverso il pentimento, quando verrà, che Breivik potrà arrivare addirittura ad essere più innocente di Langone agli occhi di Dio: come può ignorarlo, uno che si vanta di aver sempre il Catechismo a portata di mano? Sembra quasi si compiaccia dei suoi peccati (non di rado mortali),  che confessa pubblicamente, quasi certamente solo per potersi subito compiacere del fatto che la bontà di Dio è immensa dinanzi a un compulsivo che pecca e si pente, pecca e si pente, pecca e si pente, ad libitum – e poi nega a Breivik la stessa chance? E la carità? E – se non la carità – la coerenza?
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