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E la chiamano politica

Creato il 22 dicembre 2012 da Albertocapece

montiapasseggioamilano.t.W320.H200.M4Un anno fa, che già si annunciava Natale, il grande corruttore cadde, fucilato a Cannes dall’Europa della banche e della Merkel. Tutti felici pensando che una volta tolto di mezzo Silvio sarebbe tornata la politica: certo l’uomo della troika, il “chiamato” per eccellenza sciabolava botte da orbi sui ceti popolari. Botte della finanza, cecità spontanea condivisa assieme ai tecnici della mutua, come si sarebbe detto un tempo. Ma dio, così sobrio che era un piacere vederlo. Adesso però ci accorgiamo che il verme Berlusconi  aveva scavato in profondità nella mela Italia e che la mancanza di politica non era un effetto del suo devastante protagonismo, ma la sua causa

Dopo un anno senza Silvio possiamo vedere la polpa marcia del Paese. Un premier si dimette senza essere stato bocciato dalle camere con una grave torsione costituzionale, la nuova legge elettorale, promessa ogni giorno per 400 giorni, rimane lettera morta, il favoleggiato dimezzamento del Parlamento risulta una presa in giro,  l’abbattimento dei costi della politica è stato marginale per non dire una burla alla Calandrino, il rinnovamento delle liste un ballon d’essai, visto che i vecchi dirigenti vengono ripescati e quando non accade vengono piazzati in posti di prestigio, tanto per rispettare la meritocrazia, e visti problemi quasi universali nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste  e relative truffe, si è pensate di dimezzarne il numero. Dulcis in fundo l’incandidabilità dei condannati, è evaporata.

La casta politica ha messo se stessa in una scialuppa di salvataggio mentre la nave affonda, come ognuno può vedere dai numeri dell’economia. E i rematori che si allontanano dal relitto non hanno la minima intenzione nemmeno di recuperare i naufraghi o di offrire ai dispersi una speranza: lasciano alla stamperia dell’agenda Monti il compito di definire il futuro, destra, sinistra, centro. In compenso gli ultimi giorni dei tecnici hanno mostrato che non è in vista alcun risanamento, che i massacri rimangono gratuiti: la metà dell’Imu della prima casa è andata al salvataggio del Montepaschi ed è stato dato il via, per recuperare soldi, alla creazione di mille case da poker, oltre a centinaia di emendamenti salva questo e quello, comprese le cliniche private. Il tutto mentre cominciano ad emergere sobri scheletri dagli armadi per il personaggi del regime tecnico.

Eh sì l’abito non fa il monaco e la grisaglia non fa lo statista: così rimaniamo con decine di milioni di italiani inutilmente impoveriti dalla resa a concezioni economiche in agonia e senza rappresentatività politica visto che i partiti rappresentano solo se stessi e i loro interessi intrecciati a quelli di una classe dirigente da tardo impero. Nulla è davvero cambiato se non il tramonto della politica persona fondata su personaggi mediatici e slogan così semplicistici e rozzi che le 140 battute di Twitter sembrano Guerra e pace al confronto. Berlusconi non incanta più e Grillo appare sempre più estraneo alla sua stessa creatura, alle decine di migliaia di persone che chiedono rispetto e per il loro lavoro e la loro passione. Renzi, ritardatario su questa strada, ha fallito.

Questo non significa che ci si stia evolvendo verso forme più complesse e articolate di comunicazione politica: al motteggiare primitivo, ma comprensibile del milione di posti di lavoro, del contratto con gli italiani, Roma ladrona- sono solo degli esempi – si sostituisce l’esoterismo magico della parola: spread, euro, europa politica, fiscal compact, austerity, riforme.  Gli abracadabra contemporanei di cui pochissimi saprebbero dire qualcosa di sensato e men che meno coloro che dovrebbero essere deputati a spiegarlo. Il tutto collegato a una ritualità da messa cantata dove la partecipazione alle non scelte è l’unica realtà residuale della democrazia: in alto i nostri cuori, sono rivolti alla Bce, Fiat voluntas tua. E per il futuro Amen.


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