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...e le chiamano ferie.

Creato il 15 agosto 2012 da Freeskipper
...e le chiamano ferie.Eccole finalmente le ferie estive programmate e agognate per un anno intero! Vacanze attese tutto l'anno, programmate al computer o seduti nelle agenzie di viaggi per trovare il posto giusto. Mare pulito, buon albergo, ottima cucina. Non manca proprio niente: le attività intelligenti per i bambini, la postazione Internet a portata di clic, l'angolo dei massaggi e volendo anche dei tatuaggi, e il locale per l'happy hour, e la saletta del poker elettronico, e la vasca per l'idromassaggio (al mare?!), e persino la tettoia in vimini per ombreggiare lo spinning. C'è veramente tutto. Non manca proprio niente! Ma... ci sudiamo addosso! Eh sì, perché ci stringono sempre di più. Laggiù, oltre la selva degli ombrelloni, oltre l'ammasso di carne umana, raccontano alcuni che esista persino un'immane quantità di acqua salata, che ciclicamente s'infrange sulla costa. I più fortunati riescono ancora ad arrivarci, ma non è da tutti. Del mare, ormai, si parla per sentito dire. Dalla sdraio non si vede più il mare! Sembra, pare, si dice che quest'anno il mare sia una delizia. Raccontano quelli delle prime file, quando la sera risalgono dalle loro prestigiose postazioni, che l'acqua, laggiù, sia sempre più invitante. Meno inquinamento, poche meduse, niente mucillaggini. Il popolo di retroguardia - ombrellone vista parcheggio - ascolta incantato i racconti di questi luoghi bellissimi, che sogna tutto l'anno, che forse un giorno riuscirà persino a vedere con i propri occhi. Purtroppo, l'impresa si fa di anno in anno sempre più difficile. L'Italia del ceto medio, quella che campa di stipendio e pensione, che non può permettersi la barchetta per raggiungere insenature defilate e neppure gli stabilimenti a cinque stelle, si ritrova anche in questo agosto 2010 sempre più 'ottimizzata', secondo un criterio di sfruttamento intensivo degli spazi che rende incantevole il soggiorno soprattutto per ch lo vende. La tendenza non conosce rallentamenti: siamo sempre più accatastati. Dalla Liguria alla Romagna, passando per le isole e per i litorali laziali, le vedute dal satellite segnalano ombrelloni sempre più vicini e umanità sempre più ammassata: nonostante i piagnitesi sulla bassa natalità, siamo più di sessanta milioni. E le spiagge sono sempre le stesse di cinquanta e duemila anni fa. Anzi no! Mentre la popolazione cresceva, lo spazio utile in spiaggia è diminuito vertiginosamente, perché nel frattempo abbiamo cementificato senza vergogna con villini e casermoni a un metro dalla battigia ed il mare, da parte sua, ha eroso le coste italiche. Ma allora perchè andare al mare? Ma chi ce lo fa fare? Forse l'idea di partire. Di cambiare. Di staccare. Ma non ne siamo più capaci. Verrà il giorno che da Milano o da Roma la strada verso il mare non distinguerà tra la fine della città e l'inizio dell'amena località balneare. Neppure sentiremo più l'esigenza di bagnare i piedi nel mare. Proveremo l'ebbrezza del catino, cinque euro al giorno, acqua come di mare, perfettamente uguale. Guardati Italia, guarda come ti sei ridotta. Ormai abbiamo esteso ai luoghi e ai tempi del riposo i ritmi e i costumi della civiltà metropolitana. Comunque… buon ferragosto e buone vacanze a tutti!

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