È morto l’ex presidente Scalfaro, l’uomo che Silvio Imperatore rese grande
Creato il 29 gennaio 2012 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Oscar Luigi Scalfaro, prima di diventare il nono presidente della repubblica, era famoso per aver detto “Signora si copra, perdindirindina”, alla cliente di un ristorante nel quale stava mangiando. Lui, vedovo, dirigente storico dell’Azione Cattolica, aveva una visione molto particolare del comune senso del pudore che lo spingeva, in qualche occasione, verso sponde un po’ estreme, quasi integraliste tanto che, la signora di cui sopra, si era resa colpevole di indossare un decolté che le metteva in risalto solo il candore delle spalle. Magistrato per pochissimo tempo, Oscar Luigi Scalfaro fu eletto parlamentare nelle file delle Democrazia Cristiana nel 1946 e rimase ininterrottamente alla Camera dei Deputati, diventandone presidente, fino al 1992 quando si trasferì al Quirinale. Succeduto a Cossiga “il Picconatore”, Scalfaro si trovò a presiedere questa Repubblica negli anni bui di “Mani Pulite” ma, soprattutto, visse in prima persona la vittoriosa discesa in campo del più bello, intelligente, spiritoso, altruista, monogamo uomo politico degli ultimi 150 anni: SilvioBerlusconi. Da buon democristiano attento a ogni refolo di vento, Scalfaro comprese immediatamente di che pasta era fatto il palazzinaro milanese possessore di tre reti televisive e, da padre costituente, pensò di metterglisi di traverso da subito, tanto per fargli capire che questo paese le regole le aveva e non sentiva nessun bisogno di chi le stravolgesse pro domo sua. Infatti quando Silvio propose il suo avvocato Cesare Previti come ministro della Giustizia, Scalfaro, da novarese doc, gli rispose: “Non ci prova’, accà nisciuno è fesso”. Poi Berlusconi cadde e il Presidente invece di sciogliere le Camere e andare alle elezioni, gli tese una trappola che Silvio impiegò qualche anno a capire. Con la scusa del governo tecnico, Oscar Luigi favorì la nomina di Lamberto Dini alla presidenza del Consiglio incoraggiando la svolta a sinistra dell’esecutivo e la successiva vittoria di Romano Prodi che aveva inaugurato la stagione dell’Ulivo. Siamo sicuri che Silvio non abbia mandato nessun telegramma di condoglianze a Marianna, la onnipresente quanto discreta figlia del senatore a vita deceduto questa notte, né invierà una corona di fiori ai funerali in forma strettamente privata che si terranno a Santa Maria in Trastevere. Anche se, nonostante Oscar Luigi, Carlo Azeglio e il signor G., Silvio ha avuto una carriera politica invidiabile, quasi quanto quella di Juan Domingo Perón. C’è da ricordare agli italiani corti di memoria e lettori di giornali tanto al chilo, che Scalfaro fino all’ultimo è andato nelle scuole a parlare di Costituzione e che da sempre si è battuto per introdurre quella piccola norma che si chiama “conflitto d’interessi”. Per noi, l’ex presidente, è stato uno dei politici resi grandi da Silvio che se non si fosse comportato da imperatore (e non avesse pensato sempre e solo ai cazzi della sua cricca), probabilmente non avrebbe concesso a personaggi di secondo piano e di non eccelsa levatura di diventare dei simboli. E tanto per restare legati all’attualità di questo paese di guittarelli e di politici improvvisati, non possiamo non guardare con favore all’ultimo blitz degli uomini dell’Agenzia delle Entrate nei luoghi della Milano da bere, quella degli afterhours e degli aperitivi full optional. L’operazione è stata commentata da Matteo Salvini, noto esponente della fu-Lega, con “È una buffonata”. Salvini sa che dopo tanti anni di governo Pdl-Lega, a Milano non c’è rimasto più niente da bere. E neppure da mangiare. E che quel poco che c’è è saldamente in mano alla ‘ndrangheta.
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