La notizia gira da qualche ora: il cantautore Lucio Dalla è morto, stroncato per un infarto a Montreaux, in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti. Tra tre giorni avrebbe compiuto 69 anni. Tra i suoi migliori lavori c’è da ricordare il brano “I.N.R.I.”, l’espressione dell’incontro con il Crocifisso risorto, di un’etica conosciuta e vissuta dal Lucio nazionale, testimoniata senza imbarazzo. Nel 2007 fu tra i protagonisti de “La Notte dell’Agorà” in occasione del grande raduno di Benedetto XVI con i giovani delle diocesi italiane a Loreto. Cantò “Se io fossi un angelo”, datata 1986. Cattolico da sempre, si avvicinò particolarmente alla Chiesa negli ultimi anni. Lui non la chiamava conversione: «Non sono un convertito perché credo in Dio da quando ero bambino». Frequentava la messa a San Domenico a Bologna, a pochi metri dalle Due Torri.
L’album “Il Contrario di Me” (2007) fu visto come l’epilogo di questo cammino cristiano, comparve il brano «Come il vento», costellato di metafore eucaristiche, guglie e campanili, chiese aperte e candele che nonostante tutto non si spengono. Anche «Liam», la storia di una crocifissione, non di Cristo ma di un povero cristo. Fin dal suo primo grande successo comunque «4 marzo 1943», il protagonista si chiamava Gesù Bambino. In un’intervista per “Il Giornale” nel 2007, spiegò che il fatto che ci siano molti artisti cattolici (bolognesi) praticanti, come Luca Carboni, Biagio Antonacci, Paolo Cevoli… «credo che abbia a che fare con la creatività. Non ho mai pensato che dall’uomo potessero uscire risorse e fantasie che non dipendessero da un’apertura dell’anima verso le cose che non sono visibili». Disse anche di aver apprezzato molto l’ultimo libro del Papa, Gesù di Nazareth: «Mi ha colpito più di quanto immaginassi. È un libro potente anche se non mi trova d’accordo quando affronta le parabole cercando di dare una logica storica e teologica alle storie del Buon Samaritano e del Figliol Prodigo. Io sento il bisogno di interpretazioni più semplici. Invece mi è piaciuto quando parla del Discorso della Montagna, che assieme alla Crocifissione è il momento più straordinario del Vangelo».
Per anni Dalla si esibì ai Festival dell’Unità e ai raduni comunisti-marxisti. Sempre nel 2007 volle chiarire la questione: «non sono mai stato né marxista, né comunista. Se mi sono esibito alle manifestazioni di sinistra è perché sono un professionista: gli organizzatori mi hanno pagato ed io ho cantato. Punto. Non credo che un cattolico – perché io tale sono – debba rifiutare le offerte che gli vengono fatte solo per una questione ideologica. Detto ciò, reputo che il marxismo, come ha sottolineato il Papa nella sua ultima Enciclica, contenga alcuni elementi in comune con il cristianesimo, anche se ha fatto, sbagliando, un mito dell’economia». Apprezzò anche il messaggio del fondatore dell’Opus Dei, San Josemaria. Qualcuno interpretò male e lui rettificò dicendo che apprezzava il messaggio ma non era iscritto al noto movimento ecclesiale. Risposte anche a domande su tematiche bioetiche: «Reputo l’aborto, ad esempio, una cosa negativa. La vita va difesa sempre e comunque, dal suo momento inziale sino alla fine naturale». Ancora sul Papa: «Benedetto XVI ha dimostrato ancora una volta di essere un grande e fine intellettuale. Qualche ‘bello spirito’ vuol farlo passare per nemico della ragione, ma il livello della sua catechesi è così elevato da sfuggire a quelle menti che ricercano, nel mondo attuale, solo l’insulto. Il Papa afferma, saggiamente, che fede e ragione devono e possono essere amiche e che non sono affatto categorie contrapposte. Io la penso come lui». Se dovesse dedicargli una canzone avrebbe scelto «senza dubbio la mia ‘Inri’». L’esibizione del 1997 davanti a Giovanni Paolo II la definì invece: «uno dei più grandi momenti della mia vita».
Il quotidiano “Repubblica” in un articolo nel 1994 riportò alcune frasi di Dalla: «Sono cristiano, sono cattolico, credo fermamente in Dio e professo la mia fede sempre. La fede cristiana è il mio unico punto fermo, è l’unica certezza che ho. La fede è una grande certezza in una società come la nostra che diviene ogni giorno più complessa, più enigmatica. La nostra società moderna ha un grande bisogno di fede. Nelle mie canzoni ci sono molti valori cristiani. Metterei l’accento sulla parte umanistica della vita, quello che cerco attraverso le mie canzoni è invitare ad aumentare la propria coscienza. Ho trovato una grande forza nelle parole dei Salmi, non lasciano indifferenti». Arrivederci Lucio, e grazie.
Qui sotto il video della canzone “I.N.R.I.”, che avrebbe voluto dedicare al Papa