Per questo Natale, io vorrei che tutti facessimo un uso spregiudicato, spropositato, esagitato del nostro corpo. Che fossimo generosi di noi stessi, senza risparmiare le energie fisiche per nobili scopi come potare la siepe o lavare i vetri.
Che diventassimo poliglotti e apprendessimo tutti i linguaggi, verbali e non, per dire alla nostra persona quanto è importante, sviluppando la capacità di leggere tra le righe.
Perché solo nei momenti di abbandono e intimità escono le parole che alla luce del giorno rimangono acquattate come gufi. Mangiamo, beviamo, scartiamo pacchi. Ma poi, per favore, tutti sotto le coperte a ripassare il dizionario del materassi e la grammatica dell’alcova.
Gli aggettivi qualificativi, quelli pregni di significato: come bella e bravo. Quelli possessivi, che sono dichiarazioni di intenti: mia, tuo. Gli avverbi, perché i modi contano quanto i contenuti: bene, sempre, così, forte, tanto, di più, ancora.
E soprattutto, milioni di vocali. Quelle che Mike vendeva a peso d’oro ai concorrenti de La Ruota della Fortuna.
Buon Natale a tutti