Ha visto la luce a Toronto Zain, il primo bambino nato grazie all’aiuto di un’innovativa tecnica di fecondazione in vitro, studiata da alcuni ricercatori canadesi, che utilizza cellule staminali della madre.
Indagando le ragioni dell’infertilità femminile, un gruppo di scienziati canadesi ha scoperto che molte donne hanno ovuli “più deboli”, che è quasi impossibile fecondare. Per ovviare a questo problema sono state utilizzate cellule staminali di ovuli sani non ancora sviluppati, che ringiovanissero quelli più vecchi.
Dopo diversi tentativi falliti di fecondazione in vitro, lo scorso anno la madre di Zain, Natasha Rajani,di trentaquattro anni, si è sottoposta a un intervento in laparoscopia di prelievo di una piccola parte di tessuto ovarico presso il centro “First Steps Fertility” di Toronto. Successivamente, sono stati estratti i mitocondri dalle cellule staminali del tessuto ed essi sono stati inseriti negli ovuli più deboli della donna. Si è proceduto quindi con la fecondazione in vitro, usando lo sperma del marito di Natasha. La donna ha prodotto quindici ovuli, di cui quattro sono stati fecondati; di questi ultimi uno si è sviluppato ed è stato impiantato nell’utero di Natasha. Da esso è nato Zain.
Questa sperimentazione sembra dunque alimentare le speranze delle pazienti infertili, per motivi legati all’età più avanzata e alla “debolezza” degli ovuli. A oggi circa trenta donne, provenienti da quattro diverse nazioni, hanno sperimentato questa nuova tecnica e attualmente otto di esse sono incinte.
Fonte: “Repubblica”