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…e nel grande nulla di Ellroy (parte seconda)

Creato il 03 maggio 2013 da Ilnazionale @ilNazionale

il grande nulla3 MAGGIO – L’innocenza e la speranza mancano proprio del quadro dipinto da Ellroy nel “Grande nulla”: siamo ancora a Los Angeles, pochi anni dopo la vicenda narrata da Bunker, il  1° gennaio 1950, viene ritrovato in un auto abbandonata un cadavere di un uomo seviziato e le indagini vengono affidate Danny Upshaw, zelante agente della contea che non esita a infrangere le procedure della polizia pur di risolvere il caso.

Il detective Upshaw viene anche coinvolto dal tenente Mal Considine in un’operazione in incognito nel sindacato delle comparse e degli attrezzisti ad Hollywood, per raccogliere prove di infiltrazioni comuniste; all’indagine contribuisce anche l’ex-poliziotto Buzz Meeks, ora uomo di fiducia di Howard Huges, il miliardario produttore cinematografico.

La Los Angeles descritta da Ellroy è quella dei locali alla moda dove si suona jazz fino a mattina, dove i piccoli criminali, come Alex di Little blue boy, sono i pesci piccolo che vengono malmenati dal poliziotto di turno per estorcere loro qualche informazione. Una città dove si muovono a loro agio i poliziotti corrotti e gli scandali sessuali che coinvolgono aspiranti attricette, che sgomitano per farsi strada andando a braccetto coi malavitosi, sono all’ordine del giorno; dove si temono più le infiltrazioni comuniste nei sindacati di Hollywood, che quelle mafiose di Mickey Cohen, potente boss di origine ebraica, ex pugile con velleità di cabarettista.

james ellroy

Un ritratto dello scrittore James Ellroy

 Come nel mondo descritto da Bunker, anche qui é la spietata lotta per la sopravvivenza, ogni personaggio combatte per un  posto al sole, costi quello che costi, perseguendo solo il proprio tornaconto personale,  nascondendo le proprie debolezze al mondo esterno, e fronteggiando da solo i propri demoni.

Stile semplice e chiaro quello di Bunker, la storia di Alex è narrata in modo lineare dal suo punto di vista; invece  Ellroy l’io narrante passa di mano tra i tre personaggi principali,  svelando passo a passo in modo che l’ombra venga alla luce un po’ alla volta, per chiarire la verità definitivamente solo nel finale.

Il racconto di Bunker, noto anche per aver interpretato Mr. Blue nel film “Le iene” di Quentin Tarantino, viene direttamente dal suo vissuto; la storia pare una sorta di educazione criminale che egli stesso ha vissuto: l’autore vanta il primato di essere stato il più giovane detenuto del carcere di San Quintino. Ellroy stesso  vive una fanciullezza difficile, la madre viene assassinata e il delitto rimane irrisolto, e anch’egli finisce nei guai per rapine e spaccio di stupefacenti:  per entrambi gli autori quindi la parola diventa strumento di analisi e elaborazione delle esperienze dolorose, oltre che di racconto.

La prosa di Ellroy sembra più compiaciuta, l’autore pare a proprio agio nello sguazzare nel marcio della società smascherando i suoi lati più corrotti, ma mantenendo lo sguardo distaccato del reporter; più sofferta invece l’esperienza di  Bunker: lo spaesamento di Alex è quello dell’uomo che non riesce a trovare un posto nel mondo ma non vuole ad arrendersi e abbandonare la lotta.

I due romanzi, molto vicini per ambientazione temporale e geografica, ci consegnano due ritratti della Los Angeles di metà secolo, e dell’esperienza criminale completamente differenti, ma entrambi vivi ed toccanti.

Alessandro Canova

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