Il compianto Ruggero Guarini in uno dei suoi ultimi articoli, qualche tempo fa, ha affermato: «credo che convenga ricordare quanto faziosa e assurda sia l’accusa di bigottismo omofobico che il terrorismo gay suole muovere a quanti si oppongono al progetto dei matrimoni omosessuali».
Forse a qualcuno il termine “terrorismo gay” può sembrare eccessivamente forte. Certamente lo è nei confronti dei tanti omosessuali discriminati per il loro comportamento sessuale o quelli, come gli amici di “Homovox”, che vivono la loro vita senza voler imporre alla società capricciosi stravolgimenti dell’istituzione antropologica del matrimonio e senza aggredire fisicamente o verbalmente chi legittimamente si oppone a tali progetti.
Non c’è però altro termine per descrivere la brutale violenza -fisica, verbale o psicologica-, con cui in molti Stati occidentali la cultura omosessualista (formata non soltanto da gay, ma sopratutto da convinti etero) vuole imporsi nella società, minacciando e limitando bruscamente la libertà di chi ha altri pensieri e altre opinioni. Tanto che Easton Ellis, omosessuale dichiarato britannico, ha coniato un nuovo termine per la lobby LGBT: “fascismo gay”. Passiamo subito ad elencare gli esempi più recenti, ne abbiamo scelti solo alcuni che rendono bene l’idea del clima sociale verso cui ci stiamo avviando.
In Gran Bretagna, il 1 luglio 2013 davanti al Center Court Shopping Center la polizia ha arrestato Tony Miano, un “predicatore di strada” (“street preacher”) statunitense in quanto ha commentato in pubblico il Capitolo 4 della Prima Lettera ai Tessalonicesi di San Paolo, nel punto in cui si condanna l’immoralità sessuale. L’intervento della polizia è stato richiesto da una donna che si è sentita minacciata ed offesa dalle «affermazioni omofobiche al vetriolo» udite durante la predica. Come si evince dal verbale di arresto l’uomo non stava offendendo nessuno ma è stato condannato per aver espresso la sua opinione in tema sessuale, citando parti del Vangelo.
Negli Stati Uniti, l’accoglienza del primo “Ex-Gay Pride Month” che si sarebbe dovuto svolgere nel mese di luglio presso il “Family Research Council” (FRC)a Washington, è stato rinviato a settembre dopo le molteplici minacce dirette rivolte ai membri della comunità ex-gay e ai dipendenti del “FRC”. Per garantire la sicurezza dei relatori e degli ospiti l’evento si terrà in una località segreta. Un anno fa, infatti, il militante omosessuale Floyd Lee Corkins è entrato armato nel “Family Research Council” con l’intenzione di uccidere tutti i dipendenti, ma è stato fermato da una coraggiosa guardia giurata all’ingresso. Christopher Doyle, co-fondatore del movimento ex-gay “Voice of the Voiceless“ (VoV) ha denunciato centinaia di messaggi ricevuti con minacce, odio e molestie.
In Francia, quasi 15mila sindaci si sono rifiutati di celebrare “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, invocando l’obiezione di coscienza. Molti di essi, tra cui Atanase Périfan vicesindaco del 17mo distretto di Parigi, sono stati minacciati di morte e tanto altro. Périfan ha ricevuto ad esempio una telefonata anonima minatoria: «Se ti rifiuti di celebrare i matrimoni gay, violenteremo i tuoi figli». L’uomo è stato anche inserito nel “Muro degli omofobi” dalla lobby ActUp, paragonato al dittatore coreano Kim Jong-un.
Negli Negli USA i genitori di una scuola media di New York, la Linden Avenue Middle School, hanno denunciato indignati che le loro figlie sono state costrette a baciarsi tra loro (fra lo stesso sesso) durante una lezione contro il bullismo verso gli omosessuali e l’identità di genere.
In Francia, a Montpellier, i “Veilleurs”, cioè il movimento di protesta ai matrimoni omosessuali che si raccoglie nelle piazze leggendo poesie e intonando dei canti tradizionali, si sono radunati pacificamente nel centro della città venendo immediatamente accerchiati da numerosi militanti omosessuali che per diverse ore, come mostra il video, hanno disturbato la manifestazione con grida, insulti e provocazioni (a cui non hanno risposto). La polizia non è intervenuta per garantire la libertà di manifestazione.
Negli USA, dopo che il giocatore dell’NBA Jason Collins ha dichiarato pubblicamente di essere gay molti hanno discusso dell’argomento, come due firme storiche dell’emittente americana Espn LZ Granderson, omosessuale dichiarato, e Chris Broussard, cristiano protestante. Quest’ultimo ha affermato: «Il clima nella società è molto adatto, perché oggi se una persona afferma pubblicamente di non essere d’accordo con l’omosessualità, viene tacciato di essere bigotto e intollerante. Quindi è il momento giusto per dire davanti a tutti di essere gay», definendo poi l’omosessualità “un peccato”, secondo quanto dice la Bibbia. La rete è impazzita e migliaia sono state le richieste di licenziamento ai danni di Broussard. La rete televisiva Espn è intervenuta non per sostenere la libertà d’espressione, ma per scusarsi a nome di Broussard.
In Italia, l’avvocato Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, è stato invitato ad una conferenza pubblica organizzata dall’associazione “Radici”. Nel suo intervento ha accennato alle nuove tendenze giurisprudenziali e legislative sul matrimonio tra persone omosessuali e a quelle sull’adozione da parte di coppie dello stesso sesso spiegando che va condannata la discriminazione delle persone omosessuali ma, d’altra parte, va ribadita la differenza naturale e ontologica tra un’unione formata da persone dello stesso sesso e una tra eterosessuali. Interrotto dalle proteste di una donna dal pubblico e dall’intervento del console italiano si è accorto che al tavolo dei relatori sul palco gli avevano tolto il posto e ha dovuto dunque accomodarsi tra il pubblico. Nei giorni successivi sulle foto del convegno, Cerrelli non è comparso mentre sulle cronache dei giornali locali il suo nome è apparso come quello di un provocatore messo a tacere.
Negli USA, lo scorso aprile è stato condannato Floyd Lee Corkins dopo una tentata strage all’interno del Family Research Council, ente a favore della famiglia naturale. L’uomo è entrato armato nell’edificio sparando contro una guardia (qui il video), la polizia gli ha trovato addosso un centinaio di proiettili e lui stesso ha dichiarato di avere in progetto di uccidere quanti più bigotti omofobi possibili. Nelle sue intenzioni anche quella di piazzare una bomba, ha anche affermato di aver trovato l’indirizzo dell’ente in una lista su internet di gruppi anti-gay.
In Italia il cappellano dell’ospedale di Cona (Ferrara), don Stefano Piccinelli, ha appeso nella bacheca della cappella dell’ospedale un volantino con l’appello lanciato dai “Giuristi per la Vita”, per raccogliere le firme per bloccare la legge contro l’omofobia, che impedirà in realtà la libertà di opinione e la libertà religiosa. Arcigay e Arcilesbica locali hanno chiesto l’intervento della direzione dell’ospedale e la presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, si è detta “sconfortata” di fronte a questa circostanza “che rischia di alimentare comportamenti e atteggiamenti fortemente discriminatori e lesivi della dignità umana”. Dopo l’intervento di Sel e della CGIL, il presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani, ha parlato di “atto inqualificabile”, “un’azione scorretta, cinica e molto lontana dalla pietas cattolica”. Don Piccinelli, per aver espresso pubblicamente la sua posizione in materia di legge sull’omofobia, si è trovato al centro di una bufera mediatica, bollato come omofobo, insultato, richiesta la sua cacciata dall’ospedale. La stessa discriminazione è stata subita dall’on Alessandro Pagano (PDL), il quale dopo essersi più volte pronunciato contro la legge anti-omofobia si è visto attribuire sul web e su Facebook frasi pesantemente offensive verso gli omosessuali. Pagano ha immediatamente sporto denuncia presso la polizia postale.
In Francia, nell’aprile e nel maggio scorsi, la polizia francese ha usato gas lacrimogeni e manganelli contro famiglie, nonni e bambini che manifestavano pacificamente (e autorizzati dal governo stesso) contro il disegno di legge sui matrimoni omosessuali. Sono stati inoltre arrestati diversi giovani (circa 70) con l’accusa di indossare magliette “a favore della famiglia”, quindi contro i matrimoni gay. Carol Ardent, uno degli arrestati, ha raccontato sul sito francese “Le rouge et le noir” la sua disavventura: chiusi in cella perché manifestavano seduti in silenzio in piazza. Tra i 67 giovani -qui la testimonianza di David van Hemelryck- anche 24 ragazze (assieme a dei turisti, colpevli di camminare vicino a loro), sistemate «in una sola cella, ammassate fra manifestanti malate, scioccate, spaventate. Fra il vomito e le lacrime, tengono duro». Uno dei poliziotti gli ha riferito: «Non abbiamo mai riservato un tale trattamento agli agitatori LGBT né mai messo in guardia a vista per così poco, quando i manifestanti dell’estrema sinistra si sarebbero meritati dieci volte di più, visto il loro comportamento. Ma gli ordini vengono dall’alto». Il presidente del Partito Popolare Europeo, Luca Volontè, testimone oculare dei fatti ha denunciato l’accaduto su “Le Figaro”, affermando che la repressione del presidente Hollande sta violando i diritti umani e assieme al suo partito sta considerando di prendere iniziativa in questo senso.
Negli USA, marito e moglie, Aaron e Melissa Klein, proprietari di un panificio nell’Oregon sono stati costretti a chiudere l’attività dopo che attivisti dei diritti dei gay li hanno perseguitati e minacciati di morte in quanto si sono rifiutato per ragioni cristiane di servire un matrimonio gay.
In Inghilterra, Robert Haya, 43 anni, è stato licenziato dal collegio Deptford Green School dopo aver espresso le sue convenzioni sull’omosessualità durante una lezione di etica sessuale. Ha affermato di ritenere l’attività omosessuale un “peccato”. Ha anche perso l’appello alla High Court di Londra, la quale si è giustificata dicendo che agli alunni vanno fornite soltanto «informazioni positive circa l’omosessualità».
Negli USA, in questi giorni si è ricordato Matthew Shepard, segretario del vescovo Thomas Paprocki, brutalmente assassinato (con segni di torture sul corpo pre e post mortem) nel 2002 dall’omosessuale Nicholas Gutierrez, in quanto lo aveva invitato (erano colleghi di lavoro) a cambiare il suo stile di vita gay. E’ stato fatto notare che i media hanno completamente ignorato questa vicenda.
Nell’Irlanda del Nord Nick Williamson, 28 anni e proprietario di una piccola stamperia, è stato denunciato perché ha rifiutato la proposta di stampare un numero della rivista omosessuale “MyGayZine”. Avrebbe infatti dovuto stampare pagine di pornografia gay. E’ stato dunque citato in giudizio dal proprietario della rivista, Danny Toney, in quanto discriminatore dell’orientamento sessuale.
Negli Usa il nuovo membro della Commissione per i diritti umani della città di Sioux City, in Iowa, è l’omosessuale Scott Raasch. Talmente difensore dei diritti umani che poco tempo prima è divenuto noto alle cronache per aver insultato su Facebook il pastore evangelico Cary Gordon, contrario al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso. Raasch gli ha scritto: «La differenza tra noi è questa. Io penso che ci siano molti che meritano di bruciare all’inferno, inclusi tu e la tua famiglia. Il più presto possibile, per il bene della nostra comunità».
In Francia la polizia di un parco pubblico ha obbligato (anche qui) un padre di famiglia (davanti alla moglie e ai suoi bambini), Franck Talleu, a togliersi la felpa che indossava, nella quale era rappresentata una famiglia tradizionale. L’indumento è stato considerato «contrario ai buoni costumi» e avrebbe potuto «choccare». Al suo rifiuto di togliersela, è stato portato nell’ufficio dei custodi, e dopo un’ora gli è stato consegnato un processo verbale con tanto di multa. La notizia ha fatto il giro del mondo, ma pochissimi media francesi hanno riportato l’accaduto come ha raccontato l’uomo.
Negli USA un fioraio, Baronelle Stutzman, è stato citato in giudizio da parte dello Stato in quanto si è rifiutato di decorare un matrimonio tra persone dello stesso sesso, invocando l’obiezione di coscienza. Il suo avvocato ha rivelato che molti suoi clienti sono omosessuali e lui non ha nulla contro di essi, semplicemente ha un’altra idea su cosa sia il matrimonio e non intende parteciparvi. Ma questo non è servito e lo Stato lo ha accusato di discriminazione verso le persone dello stesso sesso.
Nel Regno Unito una coppia gay ha progettato di citare in giudizio la Chiesa d’Inghilterra perché non permette loro di sposarsi con rito religioso. Secondo loro il divieto di matrimonio gay nelle Chiese di Inghilterra e Galles sarebbe una “discriminazione legalizzata” contro di loro.
In Francia è stato creato un villaggio di abitazione destinato ai soli pensionati omosessuali, «un’oasi privata per la comunità gay e lesbica» e vietato a chiunque sia eterosessuale. Una selezione dunque a base sessuale, una grave forma di discriminazione che certamente avrebbe scatenato i militanti dei diritti umani se il villaggio fosse stato riservato ai soli eterosessuali
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In Inghilterra il deputato conservatore David Burrowes, dopo aver dichiarato “inutile” il matrimonio omosessuali, è stato minacciato di non parlare più di matrimonio gay, ricevendo molti messaggi di odio, pieni di fanatismo, intolleranza, violenza e minacce (compresa quella di morte).
In Francia il co-proprietario del quotidiano “Le Monde”, Pierre Bergé, ha minacciato di licenziare coloro che all’interno del quotidiano hanno accettato di vendere una pagina di pubblicità agli oppositori del matrimonio omosessuale definendola «una vergogna e quelli che l’hanno accettata non sono degni di lavorare in questo giornale».
Negli USA a tutti i manager del dipartimento di Giustizia americano è arrivata un’email scritta dall’associazione dipendenti omosessuali (“Doj Pride Board”), in cui vengono invitati a evitare commenti negativi e approvare pubblicamente l’omosessualità. Non si può nemmeno rimanere in silenzio perché il silenzio potrebbe significare disapprovazione. Si invita a partecipare a eventi Lgbt e mostrare un simbolo gay nell’ufficio, si vieta di utilizzare parole come come “marito” e “moglie”, sostituendole con “partner” e guai a sbagliare pronome quando si parla di un transessuale.
In Francia durante una autorizzata e pacifica manifestazione della Manif Pour Tous, il movimento che sta esprimendo il dissenso per l’equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio, la polizia ha colpito e aggredito una manifestante perché si è rifiutata (in modo pacifico) di consegnare il suo megafono. L’azione, come mostra il video, è avvenuta alla presenza di bambini e famiglie. La persona che ha realizzato il filmato è un disabile, colpito a sua volta alla schiena e reso impossibilitato a muoversi per 10 giorni. In un secondo video viene mostrata l’aggressione e l’arresto di un sacerdote cattolico, padre Xavier Beauvais parroco a San Nicolás de Chardonet, mentre cerca di difendere un ragazzo dall’arresto durante una pacifica manifestazione a Parigi. Per questi motivi un giovane ufficiale dell’esercito, anche lui arbitrariamente arrestato dalla polizia nel rastrellamento ai Champs-Élysées il 25 maggio 2013, ha scritto al presidente francese (qui in italiano) consegnando le sue decorazioni militari: «Il disonore che mi avete fatto subire non mi permette più di portare degnamente il simbolo del rispetto che mi era stato concesso dalla Nazione», ha scritto. Non partecipava alla marcia ma si era avvicinato turbato dalla violenza della polizia contro i pacifici manifestanti come semplice spettatore.
In Inghilterra l’arcivescovo di York, John Sentamu, ha ricevuto una valanga di e-mail contenti minacce di morte e insulti razzisti (è di colore) dopo essersi espresso contro il matrimonio gay. Nel frattempo nel Connecticut, Daniel Sarno, un militante omosessuale, si è dichiarato colpevole dell’invio di 300 messaggi minatori, tra cui minacce di morte, verso il leader di una organizzazione a favore della famiglia naturale, ed è stato condannato a cinque anni di libertà vigilata.
La redazione