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E' pericoloso sporgersi

Creato il 25 giugno 2013 da Mavi
No, questo non è un post sugli avvisi presenti sui treni, spesso inutili, è un avvertimento ed al tempo stesso una provocazione, perché tutto ciò che comporta un rischio ci attrae. Effettivamente, soprattutto a Napoli, non c'è provocazione maggiore del divieto di parlare al conducente, a volte ci manca poco che non si siedano in braccio all'autista dell'autobus, ma anche quello di non gettare niente dal finestrino, sembra quasi un invito a farlo ... La trasgressione è eccitante, ce piace assaje. Per caso ho riascoltato la canzone di Mango con questo titolo, mi piaceva allora, 30 anni fa, e mi piace ancora oggi. "E' pericoloso sporgersi quando pensi che Dio ti abbia tolto il saluto ...", beh, sì, meglio stare farmi a casa, al sicuro, perché allora può diventare fatale, più che pericoloso ... Se ti sporgi quando ti senti solo, abbandonato da tutto e da tutti, è meglio non lasciarsi andare un attimo, un solo attimo. Chi di voi non è mai stato triste, tristissimo, al punto di pensare che quel dolore non ci avrebbe più abbandonato e quindi, è meglio farla finita ... Tanto chi si importa di noi? Dopo pochi pianti di circostanza, finirebbe tutto. Immagini il tuo funerale e quasi ti sembra di vederli i parenti, gli amici, tutta quella gente riunita lì per te; pensi "però, e chi se l'aspettava? Guarda un po' quante persone, e quello, che sta facendo? piange per me?" Oramai non te ne sei neanche accorto, hai già il viso bagnato dalle lacrime, il più commosso di tutti sei tu. Allora, rassicurato da queste immagini, svelate dalla sfera di cristallo di quel po' di amor proprio che ancora ti resta, ti riprendi, asciughi gli occhi, ti soffi il naso e chiami un amico, un collega, accendi FB, ti mangi un po' di cioccolata e ricominci a vivere. Ricominci a credere in te, a sperare che domani sarà migliore. Non volesse il cielo che quel giorno la sfera di cristallo si rompa, l'amico, il collega da chiamare non siano raggiungibili, internet non funzioni ... Allora può succedere che ci si sporga troppo e per l'ultima volta. Qualche mese fa si è suicidata una collega, una giovane donna di circa 40 anni, una donna che ogni giorno veniva a lavorare, assieme ad altre centinaia di persone, nell'edificio dove lavoro io. Non conoscevo la collega, ma quando ho saputo della tragedia, ho avuto un moto di rabbia, di profondo dispiacere, ho pensato che la colpa fosse anche mia e di tutte le persone che ci lavoravano vicino. "Come abbiamo potuto permettere che accadesse una cosa del genere?" Come era stato possibile che nessuno fosse intervenuto per fermare quella silenziosa corsa verso la morte? Molti mi hanno risposto che non avrei dovuto sentirmi colpevole, che nessuno avrebbe potuto fare niente, ma io non ci credo, io mi sento in parte responsabile della morte della collega, per quelle volte che l'ho incrociata nei corridoi e non le ho sorriso a sufficienza, per quelle volte che non mi sono accorta di lei e della sua sofferenza ... Quando stiamo male, non pensiamo a quello che è successo di brutto, a ciò che non potremo cambiare, pensiamo innanzitutto che ci assomigliamo un po' tutti e che probabilmente vicino a noi c'è qualcuno che vive lo stesso senso di inadeguatezza, parliamo con gli altri, esprimiamo il nostro dolore, la nostra insofferenza. Mal comune, mezzo gaudio ... E poi, concentriamoci sulle piccole cose che ci danno piacere: guardiamoci un bel film, ascoltiamo tanta musica, cuciniamo qualcosa per qualcuno, impariamo a sorridere ed a volerci bene, perché, quando tutto ci sembra perso ... abbiamo ancora noi stessi.

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