Con il denaro si compra qualsiasi cosa, anche i principi morali delle persone. Lo si vede nella politica italiana e lo si vede nella scalata al potere della lobby LGBT.
Negli USA, lo abbiamo già fatto notare, alcuni senatori repubblicani di New York si sono lasciati comprare per schierarsi dalla parte del matrimonio omosessuale, facendo passare in questo modo la legge che dal 2012 li ha resi legali. I sostenitori omosessualisti hanno invece speso circa 32,7 milioni dollari per far vincere i loro desideri in Maine, Maryland, Minnesota e Washington. Il sindaco miliardario di New York, Michael Bloomberg, ha invece offerto milioni di dollari ai candidati politici che si impegnano a sostenere la legalizzazione delle nozze omosessuali. Le associazioni gay hanno anche finanziato la campagna elettorale di Obama, ricattando in questo modo i discorsi del presidente americano.
Ha ragione il Fatto Quotidiano quando ricorda l’elevata capacità di spesa della comunità omosessuale: i gay americani, attorno al 2% della popolazione, spendono oltre 835 miliardi di dollari l’anno. Ma fa notare anche che la Goldman Sachs Group, una delle più grandi banche d’affari del mondo, finanzia gli interventi chirurgici per cambiare sesso e partecipa assieme a Bank of America Merrill Lynch, Barclays, Citi, Crédit Suisse, Deutsche Bank e HSBC alle convention londinesi per promuovere l’omo-matrimonio. Anche i maggiori istituti finanziari del mondo fanno a gara per lanciare iniziative: JP Morgan ha per esempio sponsorizzato l’organizzazione di gay pride a Londra e New York, ecc. Il Fatto spiega anche che «in Europa, invece, manager e imprenditori gay si riuniscono in associazioni, per fare lobby».
Ma tra la popolazione normale, disinteressata dal lobbysmo e dal potere, le cose vanno diversamente. Lo sa Jack Phillips, il proprietario di Masterpiece Cakeshop, una pasticceria a Lakewood, in Colorado, il quale ha riferito che, in seguito del rifiuto di fornire una torta di nozze per una coppia omosessuale, la sua attività è più che raddoppiata. Phillipps ha comunque dovuto chiamare più volte la polizia a causa delle minacce di morte ricevuto a causa di questo rifiuto.
Anche Dan Cathy lo ha capito, proprietario di Chick-fil-A, una catena di fast food specializzati nel sandwich di pollo, il quale nell’estate 2012 ha rilasciato dichiarazioni a sostengo della famiglia naturale, opponendosi alle nozze gay. Le associazioni LGBT hanno deciso di boicottare i suoi locali, tuttavia la percentuale di clienti è aumentata del 2,2% rispetto al 2011, la quota di mercato è aumentata del 0,6%. «Si è parlato molto di quanto questa vicenda avrebbe fatto male a Chick-fil-A, ma in realtà ha aiutato il marchio», ha affermato Jeff Davis, presidente della catena di fast food. Nel corso del terzo trimestre, Chick-fil-A ha anche ampliato la sua base di clienti regolari in 28 dei 35 ristoranti. Dopo le dichiarazioni di Cathy, oltre alle minacce di morte, gli attivisti omosessuali hanno vandalizzato anche alcuni fast food Chick-fil-A.
Anche a Puerto Rico è nel frattempo arrivata per imporsi l’idelogia di genere, filosofia che avrebbe il compito di aprire le porte al matrimonio omosessuale, come è avvenuto in Europa. Così 100 mila persone sono scese nelle piazze per mostrare la propria opposizione, creando il più numeroso atto di protesta della sua storia.