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E se diventassimo Grafbuster?

Creato il 25 maggio 2010 da Riprendiamociroma


Grafbuster, ovvero "cacciatori di graffiti". E' questo il nome di un'azienda scoperta e segnalata da Manuele Mariani di degradodivarese, che si occupa della rimozione graffiti. Grafbuster si occupa di ripulire le facciate da tutte le superfici: intonaco, marmo, pietra, metallo, legno, plastica. Il progetto nasce dall'idea (fin qui vincente) di importare in esclusiva una macchina prodotta in Francia all'avanguardia nella rimozione dei graffiti e di utilizzarla sul campo. I risultati, ci dicono sul loro sito, sono entusiasmanti. Grafbuster è un'azienda che opera a Milano e Torino. Ma per chi volesse (e qui sta la parte più interessante) c'è la possibilità di aprire un franchising anche qui a Roma. Abbiamo i nostri blog a farci da supporto, abbiamo l'esperienza, abbiamo i volontari, abbiamo la giusta motivazione. Serve un investimento, qualcuno che si prenda carico di credere in questa avventura. Che, a nostro avviso, potrebbe essere assai redditizia. Non sappiamo l'entità dei costi, che di sicuro saranno ingenti. Sappiamo solo che qui, a Roma, la domanda non mancherebbe. Possiamo giocarcela sul settore della comunicazione e dell'abbattimento dei costi, oggi assolutamente inadeguati alle richieste del mercato. Per imbrattare una strada intera basta comprare una bomboletta: 5 euro al massimo. Per ripulire una strada occorrono centinaia se non migliaia di euro. E la pulizia, spesso, dura da Natale a Santo Stefano. Specie quando non è accompagnata da un adeguato trattamento protettivo delle superfici. La sfida è offrire un pacchetto di servizi a prezzi super competitivi. Discutiamone qui e presentiamo un progetto, anche solo virtuale. Con questo macchinario saremmo in grado di ripulire anche le facciate in marmo e mattoni, impossibili da trattare con i comuni antigraffiti. Vogliamo lavorare su larga scala, puntando più sulla quantità che sul profitto del singolo intervento. Per farlo dobbiamo metterci tutto l'entusiasmo e l'amore per la nostra città. Che dite, l'accendiamo?

 


Foto in prima pagina di David Reece


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