Magazine Diario personale

E se fossi tu la mia musa?

Da Whitemary

E se fossi tu la mia musa? Non ho mai creduto a questa convinzione artistica, ma da quando ci sei tu, scrivo molto più facilmente. Le parole scorrono regolari e insidiose, i pensieri si ordinano e tutto mi appare più chiaro. Sei la direttrice d’orchestra e forse, i miei archi per una volta non stoneranno. Voglio raccontare la nostra storia, desidero descriverti, devono sapere! Mi piacerebbe che conoscessero i nei sul tuo viso, le note dolci del tuo profumo, i contorni del tuo corpo disteso tra le lenzuola. La tua assenza è sempre più pressante. Infinite volte durante le mie lente giornate, mi si presentano dinnanzi immagini di te e di noi. Avverto la tua voce che mi sussurra piano all’orecchio, ripercorro le parole che pronunciasti, seguo i consigli che mi desti e mi fermo se sento che potresti non condividere i miei gesti. Sei dentro di me più di quanto vi sia io e mi piace la sensazione dello scorrere del tuo sangue nelle mie vene. I ricordi sono ancora limpidi e chiari: vedo le tue mani e percepisco il calore delle tue dita intrecciate nelle mie, accolgo il tuo sguardo su di me, mi perdo nei tuoi lunghi abbracci.Siamo insieme in riva al lago, ci osservo seduti all’ombra di alberi spogli, sento l’eco delle nostre risa e sfioro l’idea dei giorni che verranno. Mi manchi. E nel vuoto vivo. Leggo libri di cui vorrei parlare con te, assaggio nuovi piatti che vorrei condividere con le tue labbra, formulo riflessioni così articolate, che tu saresti l’unica che le potrebbe capire. Capirle davvero, esattamente come hai sempre fatto. L’empatia che ci accompagna è nata la prima volta che ci siamo compresi e da quel momento è cresciuta con noi, ma troppi chilometri ci separano per permetterle di vivere ancora. Ogni mattina mi sveglio credendoti qui e ogni sera mi addormento pregando che il tempo scorra veloce. Il bisogno dei tuoi occhi posati su di me è impellente, il desiderio mi consuma e l’attesa mi divora. Sono un naufrago che ha perso il contatto visivo con la terra ferma, la speranza sta evaporando al sole. Scrivo per non smarrirti e per assegnare alle parole il compito di renderti eterna. La tua bellezza mi abbaglia anche nei ricordi, i tuoi folti capelli ricadono tra le mie mani e il verde dei tuoi occhi si mescola al bianco della tua assenza. Le tue forme non sono mai state così imperfettamente belle, la tua bocca è socchiusa nell’attesa di un bacio. Le giornate scivolano sul mio corpo stanco e sebbene i miei pensieri ti raggiungano veloci, tento di non focalizzarli eccessivamente: non sopporterei un secondo addio. I miei petali appassiscono in fretta, temo l’esito e il suono delle tue lacrime a lui intrecciate. L’incertezza si dispiega.
B.

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