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E se il referendum sugli stipendi parlamentari non si farà?

Creato il 16 luglio 2012 da Nicola Nicodemo

Le firme per la richiesta del referendum sugli stipendi parlamentari potrebbero non essere valide. La legge parla chiaro: non si può chiedere un referendum nell'anno precedente alla scadenza di una delle due Camere.


E se il referendum sugli stipendi parlamentari non si farà?

Dall’inizio di luglio viene molto pubblicizzata su Facebook una raccolta firme per indire un referendum sugli stipendi dei parlamentari. L’iniziativa è stata presa dal piccolo partito Unione Popolare, e la campagna pubblicitaria invita ad andare a votare presso il proprio comune. Spesso, all’invito ad aderire al referendum si accompagnano accuse ai mezzi di informazione e ai partiti di cercare di oscurare la campagna referendaria.
Come si organizza un referendum?
Il referendum è regolato dall’articolo 75 della Costituzione, mentre i dettagli su come deve essere attuato sono contenuti nella legge numero 325 del 1970. Per poter presentare un referendum abrogativo bisogna raccogliere in tre mesi 500 mila firme e depositarle alla corte di Cassazione. Dopo tre mesi da quando sono state raccolte, le firme non possono più essere utilizzate. Possono essere depositate solamente nel periodo dell’anno dal primo gennaio al 30 settembre. Non è possibile nemmeno depositare la richiesta di un referendum nell’anno precedente alla scadenza di una delle due Camere, e questo punto è importante per la proposta dell’Unione Popolare. Ci sono anche dei limiti sulle materie in cui si può richiedere un referendum abrogativo. Non è possibile chiedere l’abrogazione di leggi tributarie, di bilancio, di amnistia, di indulto e di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Non possono essere abrogate neanche le norme costituzionali.
Che cosa vuole ottenere questo referendum?
L’abolizione della “diaria”, cioè l’articolo 2 della 1261 del 1965, la legge che regola i compensi dei parlamentari. La diaria ammonta a 3.500 euro di rimborso spese, che spettano ai parlamentari per vivere a Roma (ma lo incassa anche chi risulta già residente nella capitale).  Di Prato ha spiegato in un’intervista a Linkiesta che hanno deciso di colpire la diaria perché è molto più facile da abolire rispetto agli stipendi. Un referendum per abolire completamente la legge del 1965 avrebbe corso il rischio di essere respinto dalla Corte costituzionale. Il fatto che i parlamentari debbano avere uno stipendio è stabilito dall’articolo 69 della Costituzione, che però rimanda a una legge attuativa.
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