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E se saltano le primarie?

Creato il 29 settembre 2012 da Antonioriccipv @antonioricci

E se saltano le primarie?

LISTE PER RENZI se saltano le primarie.

Il sindaco: Bersani sarà di parola, altrimenti tutto diventa possibile.

La Stampa, p11.

ROMA Mario Monti e la sua disponibilità ad un secondo mandato, non lo preoccupano granchè. Nemmeno l’ormai lanciata campagna di Bersani gli toglie più il sonno. Al punto in cui si è – e confortato da sondaggi in crescita da settimane – l’unico vero timore di Matteo Renzi resta quello che aveva segnato l’avvio della sua discesa in campo: e cioè che le primarie, alla fine, si facciano davvero. Con una novità, però, un interrogativo inedito, consolidatosi in queste due prime settimane di tour in camper: che fare dello straripante entusiasmo raccolto in giro per l’Italia se le primarie dovessero saltare? Come reagire, visto il sorprendente consenso trasversale registrato? Si può dire al crescente “popolo dei rottamatori” amici abbiamo scherzato, si torna tutti a casa?

Nonostante ripeta tutti i giorni «le primarie si faranno, di Bersani mi fido», Matteo Renzi ha elevato il livello di allarme e chiesto ai suoi sostenitori in Parlamento (aumentano di giorno in giorno…) di concentrare l’attenzione sul lavorìo in corso intorno alla legge elettorale. Infatti, essendo sicuro che al punto cui si è giunti Bersani ha un interesse almeno pari al suo a che le primarie si tengano davvero, Renzi è convinto che i pericoli arrivino solo da un’ipotesi di riforma del Porcellum che, nella sostanza, non preveda più l’indicazione più o meno diretta del premier. Con una riforma così, le primarie diventano inutili. E che fare, in quel caso? Si torna tutti a Firenze a occuparsi dei ponti e dei tombini?

E’ di fronte a interrogativi così che nello staff e tra i consiglieri di Renzi si sta tornando a valutare una ipotesi che è stata assai in auge in avvio di questa avventura, quando pareva che Bersani e il suo stato maggiore non volessero permettere (in ragione di quanto previsto dallo Statuto del Pd) la partecipazione del sindaco di Firenze alle primarie: sbattere la porta e andare ugualmente alle elezioni con una inedita “Lista per Renzi” presente in tutt’Italia e innervata da sindaci e assessori mobilitatisi in gran quantità a sostegno della campagna del “collega” fiorentino.

Matteo Renzi preferisce – in verità – non parlare di questa ipotesi, avendone chiaro il potenziale distruttivo. Ma non si nasconde dietro un dito: «Le primarie si faranno – dice dal suo camper in viaggio nelle Marche – ne sono sicuro. Se non si facessero, del resto, il colpo per il Pd sarebbe micidiale. Milioni di persone stanno aspettando di vedere come finisce: perfino Berlusconi vuole capire che fine fa quel “ragazzino” di Renzi. Dopodichè, è del tutto evidente che se si fanno saltare le primarie si aprono scenari completamente nuovi. E a quel punto tutto diventa realmente possibile… ».

Il più convinto sostenitore delle “Liste per Renzi” è Giorgio Gori (“consigliere mediatico” del sindaco di Firenze) sicuro del fatto che – libero da simboli e appartenenze – Renzi possa sviluppare tutta la sua potenziale attrattiva trasversale; il più prudente – se non contrario – è Roberto Reggi (coordinatore della campagna di Renzi) convinto che non si possa prescindere dal Pd. In mezzo, per ora, ci sono il sindaco e i sondaggisti, incerti sull’opportunità di una sfida apparentemente terribile. In più, c’è un precedente che pesa e preoccupa lo staff di Renzi: e riguarda proprio le ultime elezioni comunali di Firenze. Visto già nelle primarie che le precedettero Renzi rivelò grandi capacità di attrarre consenso nelle file del centrodestra, oltre a quella del Pd fu messa in campo – appunto – una “lista per Renzi”: ottenne il 5,4% e tre consiglieri, contro i 22 (e il 35%) del Partito democratico…

Fabrizio Masia, dell’istituto EMG (lavora solitamente per La7) continua a sfornare sondaggi entusiasmanti per Renzi, dato già in testa nella corsa per Bersani. In più, gli uomini del sindaco di Firenze fanno sapere che il migliore dei sondaggi commissionati dalla segreteria pd, vedrebbe Bersani in vantaggio di soli due punti. Nemmeno questi, però, bastano a convincere il sindaco di Firenze a lanciarsi nell’avventura. E qualche perplessità anima anche il ragionamento di un analista-sondaggista attento e stimato come Nando Pagnoncelli (Swg)…

«Per scendere in campo con proprie liste – spiega – Renzi ha bisogno di una motivazione fortissima, come la cancellazione delle primarie: in caso contrario, sarebbe accusato di incoerenza rispetto alle cose fin qui dette. E’ chiaro che, una volta in campo, raccoglierebbe voti in maniera trasversale: ma a preoccuparsi, più che il Pd, dovrebbero essere Casini e il centrodestra. In ogni caso, senza sapere con che legge elettorale si voterà, quali saranno le alleanze e che ruolo giocherà il presidente Monti, ogni previsione è scritta sull’acqua… ». Meglio attendere, dunque. Ma alla ipotesi principale (vincere le primarie) Renzi sembra pronto ad aggiungere una subordinata: liste autonome e caccia al voto trasversale. «Ma tanto – assicura vedrete che Bersani le primarie non le cancellerà… ».



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