“Bello, eh? Puoi vincerlo anche tu… ogni benzina, alla IP…” L’immagine del Corrado Guzzanti, che con codino e giubbotto di pelle su maglia azzurra, ripete tutto a cantilena e si inceppa ripetutamente si sovrappone a quella di un totalmente inespressivo Roberto Baggio, che fa il segno del pollice in su e dice “Vieni anche tu alla IP, la benzina da un milione di dollari.”
Il motivo della confusione è chiaro: tra originale e imitazione è difficile distinguere. Il Divin Codino davanti a una telecamera e con un copione da recitare è quello che René Ferretti definirebbe un cane maledetto. A Guzzanti per ironizzarci su basta poco, ma se va bene agli sponsor… E agli sponsor mi sa che va bene perché nella società dello spettacolo l’immagine, anzi l’immaginario collettivo che un calciatore attiva, vale più di qualsiasi altra cosa.
Così a ridosso del Mondiale in terra americana il buon Roberto, anzi la coppia d’attacco Baggio-Signori la vediamo spuntare a ogni intervallo pubblicitario. Nello spot della Ferrero che propaganda il concorso Vinci Campione!, Baggio mostra il premio più ambito, la tuta della nazionale, con la solita convincente espressione tipo “Bella eh?”, mentre Signori si produce in un forzatissimo “Forza Azzurri!”. In quello della Diadora le cose vanno un po’ meglio perché i due compaiono solo alla fine e fanno solo maldestramente finta di ridere, mentre per il resto dello spot sono sostituiti da controfigure che ballano il tip tap con le scarpette da calcio.
La coppia d’attacco non buca il video (per usare un eufemismo) e ai Mondiali finirà per essere divisa: Signori non vivrà le ultime due partite da protagonista, mentre Roberto Baggio guiderà nella buona e nella cattiva sorte l’Italia sacchiana al secondo posto.
Un altro duo azzurro, alcuni anni prima di Baggio e Signori, ha invaso il video propagandando l’avanguardia in fatto di videogiochi, il Sega Mega Drive. Le performance di Roberto Mancini con joystick e Walter Zenga con la “mitica pistola interattiva” vengono però oscurate nel momento in cui sotto contratto viene messo l’astro nascente Gianluigi Lentini, che con capello a caschetto e orecchino prova a convincere i ragazzi che l’allenamento dei campioni è proprio Mega Drive.
Ancora un salto all’indietro ed ecco Gullit. Ruud è appena sbarcato alla corte di Silvio, dove pubblicità e vittorie sportive son due facce della stessa medaglia. Ruud piace, è simpatico, ricciolino, scuro quanto basta e allora lo mettono a guidare un Y10, la macchina che “piace alla gente che piace”. Mentre sta per mettere in moto dice con fare scanzonatorio una frase che solo un’attenta analisi audio permette di decodificare, “Per qualcuno è naturale”. Chissà quanti ciak ci sono dietro questo spot, ma guai a gettare la croce addosso all’olandese del Milan: nella stessa campagna pubblicitaria anche Heather Parisi guida la Y10 e lei, che era arrivata in Italia quando aveva 18 ani, non la fanno neanche parlare.
Auto, prodotti per bambini e non solo. C’è un altro campo in cui i calciatori anni novanta possono dire la loro: la cura del corpo. Il vantaggio è enorme visto che puoi improfumarti, farti lo shampoo e persino la doccia, ma resti lo stesso virile e hai successo con le donne. I giocatori del Milan anche in questo campo stanno avanti,
Nel 1995 George Weah viene scritturato per mostrare il suo fisico e perpetrare l’immagine del nero muscoloso, quello appena uscito dalla giungla che si mette la giacca ma è pur sempre un animale. L’attaccante liberiano, che poi proverà con poco successo la carriera politica in patria, passeggia nudo e statuario in un elegante ristorante e poi chiede alla sua compagna di tavolo: “Tutto bene?” Il merito del suo odore da maschio alfa è tutto ovviamente del bagnoschiuma Roberts Noir.
Nello stesso periodo Franco Baresi e Billy Costacurta, i due difensori centrali dei rossoneri, anche fuori dal campo si danno da fare per aumentare la loro Intesa. “È una certezza” con una zeppa stile Muccino dice Franco. E visto che l’inizio dello spot sembra propagandare la nascita di un’intesa che va ben al di là del fatto sportivo, ecco comparire a fine spot due donne alla guida di una macchina che attendono i due che hanno appena smesso di farsi belli. Chissà cosa ne avrà pensato il giovane Cassano di questo spot!
Lasciamo perdere le implicazioni sociologiche e dedichiamoci all’arte in quanto arte. “All the world’s a stage”, Tutto il mondo è un palcoscenico, diceva William Shakespeare. Ma è possibile che tutti i calciatori anni novanta messi davanti alla telecamera si perdano e non riescano a dire in modo espressivo due stupide battute? Eppure è gente fatta per lo show e sa benissimo quanto sia importante la propria immagine. E allora non resta che citare Ciro Ferrara e seguire un altro luogo comune, quello del napoletano che è un attore nato. Fatto sta che la sua interpretazione di Danette Danone è una spanna sopra tutti i suoi colleghi.
federico