E’ stato il figlio di D. Ciprì

Pubblicato il 14 settembre 2012 con Nessun Commento

La Zona Espansione Nord, meglio nota come Zen, è un quartiere di Palermo afflitto da gravi problemi di degrado architettonico, specchio del pesante degrado sociale, con alti tassi di dispersione scolastica, microcriminalità e infiltrazioni mafiose. E’ qui che è ambientato il racconto di uno straniante personaggio di nome Busu (Alfredo Castro), un uomo che, in cambio di pochi spiccioli, fa la coda in un ufficio postale per pagare le bollette altrui. Busu, per ammazzare il tempo che consuma la sua solitudine, narra storie in cui è difficile separare la verità dalla finzione; ma questa vicenda, che racconta a un cliente disposto ad ascoltarla (Pier Giorgio Bellocchio) lo coinvolge a tal punto da raccontarne i dettagli come se gli appartenessero: si tratta delle peripezie della famiglia Ciraulo, la quale ottiene dallo Stato la promessa di un grosso risarcimento economico a seguito della morte accidentale della piccola figlia Serenella, uccisa da un proiettile vagante della mafia. Nonostante il denaro tardi ad arrivare, la famiglia comincia a spenderlo e, grazie ai prestiti di un usuraio, acquista una lussuosa auto, che staziona davanti alla porta di casa, quasi a rappresentare il simbolo di un riscatto sociale ricercato da anni. L’auto, però, diventerà presto strumento di rovina e miseria: sarà, infatti, la causa di una violenta discussione tra il capofamiglia Nicola (Toni Servillo) e il figlio maschio Tancredi (Fabrizio Falco), reo di aver provocato, durante la sua unica notte di divertimento in città, un lieve danno all’automobile. Così, quando Nicola verrà assassinato, i sospetti della polizia e della madre porteranno all’arresto di Tancredi. Ma è veramente lui l’omicida o la madre sta cercando di salvaguardare il nuovo status economico della famiglia proteggendo qualcun altro?

Tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore siciliano Roberto Alajmo, “E’ stato il figlio” è il film d’esordio alla regia di Daniele Ciprì, che per questa pellicola ha vinto il premio per la “Miglior Fotografia” alla “Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia” da poco conclusasi. Il film, un giallo tragicomico sulla febbre dell’oro dai toni surreali e grotteschi, fotografa uno spaccato raggelante di una realtà sociale in cui il declino economico sembra andare di pari passo con una decadenza morale forse irreversibile. Il racconto è ricco di spunti divertenti che inducono ad una riflessione amara sul presente; il regista usa l’ironia per descrivere la storia disperata di un paese in cui la rinascita morale e culturale è da tempo una lontana chimera. Ciprì assicura che la storia è realmente accaduta a Palermo, anche se potrebbe essere la storia di una famiglia qualsiasi, come tante in quest’Italia disastrata, in cerca solo di apparire; la famiglia Ciraulo è la famiglia che tutti potremmo essere, la proiezione del fallimento dei rapporti umani e dei limiti culturali. Una nota di merito al cast ricco di validi attori tra cui spiccano l’interpretazione impeccabile di Toni Servillo, protagonista di pellicole italiane tra le più apprezzate anche all’estero (“Il Divo” di Paolo Sorrentino e “Gomorra” di Matteo Garrone) e la convincente prova di Fabrizio Falco, Premio “Marcello Mastroianni” come “Miglior Attore Emergente” alla recente “Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia” sia per il ruolo di Tancredi nel film di Ciprì che per quello di uno dei protagonisti di “Bella Addormentata” di Marco Bellocchio.