Leggo Marzia e
Robin, sorrido, faccio i conti con gli umori che portano noi tre in giro per le strade di
Milano a fare spese e fotografare vetrine cinesi piuttosto che in laboratori didattici (e l'invito era allettante, e gli amici pure!). Va così, va un po' trullallero e casuale, abbiamo voglia di stare insieme. Abbiamo voglia di noi tre, più che altro. Non so se sono i cinque anni o G. che ora cammina tanto, ma la mammitudine in questi tempi si riduce all'osso, non formatta ogni uscita sulle esigenze della Bionda. Eppure, se possibile, è una mammitudine più intensa, più rilassata, di quelle che bastano due occhioni e illanguidisco, o una sparata "A me piacciono i libri divertenti, non i libri innamorati tipo La Bella Addormentata" e mi specchio orgogliosa e complice.
Stiamo ai confini tra pigrizia (mia) e invito all'indipendenza (sua), lei che gioca con i lego, fa parlare i timbri tra loro, sminuzza e ritaglia carta e spennarella senza fine. Canticchiando. Tutto da sola, e se c'è da seguirci, ci segue senza rugnare. Ho una piccola digitale, è diventata sua, da quando siamo andati al mare se la porta in giro quasi sempre ed è un bel modo per farla partecipare quando siamo fuori. Ho le fotografie di tutte le statue del Museo del Castello, interessano? Ah, e poi mi fotografa le sedie. Pure lei.
Ieri mi sono imbattuta in questa immagine, tratta dal libro
No Singing Allowed: Flamenco & Photography. Non posso cantare? Non posso fare rumore? E allora ballo. Alla facciaccia dei custodi. Irresistibile.