E così anche le vacanze di Natale sono finite; vabbè che per un vecchietto come me non è che cambi molto, considerato il tempo libero che ho a disposizione e, di conseguenza, la mancanza di assillo nel fare le cose giorno dopo giorno. Una scusa tra l’altro per capire come gira questo mondo così controverso, malgrado tutta questa informazione che arriva da tutte le parti e che alla fine credo comunichi ben poco.
Ritmi diversi rispetto a un tempo davvero, ma la natura umana se ci pensate secondo me non è che sia cambiata tanto, anzi, per certi versi è peggiorata, e purtroppo spesso e volentieri sfoggia la parte peggiore di sé.
Se una volta ci si fermava volentieri per fare quattro chiacchiere, oggi succede raramente. La gente corre, corre, corre, hanno tutti fretta e non sempre la capisco a essere sincero, si corre in macchina, si corre mentre si è in fila aspettando il turno in qualche ufficio, si corre mentre scatta il semaforo all’angolo della strada, si corre mentre si guarda la lucina rossa con il numero dei piani dell’ascensore, si corre senza sapere cos’è che ti passa davanti agli occhi, tanto che importa è un attimo e quello che resta se ne è già andato via.
Si corre, si corre, e tu cosa sei?
Forse non né migliore né peggiore, solo diverso; un individuo che proprio perché corre non ha tempo di far vedere quello che è, o forse non gl’importa, tanti sorrisi, a volte neanche quelli, se ti trovi per strada la sensazione di far parte di un arredo urbano trascurato, un po’ arrugginito e persino fuori moda, se ti trovi in compagnia, l’occasione buona per sorbirti quanto è bello, buono e intelligente, un po’ come i media, tanta informazione ma che alla fine comunica ben poco.
Sì’, riconosco d’essere d’altri tempi, di quelli come quando si era al bar e si sapeva che compare Peppino era un imbroglione nato e neanche bravo tra l’altro, considerato che ogni suo imbroglio veniva scoperto in quattro e quattr’otto, che il Nando amava spettegolare, che la figlia di Carmela timorata di Dio aveva l’amante, che Don Giovanni si ubriacava con il vino della comunione, sì, erano i tempi che a nessuno serviva sembrare diverso, dopo il temporale c’era l’arcobaleno, e la gente non aveva paura di guardarsi negli occhi, perché quegli occhi non sapevano parlare d’altro.
Evvabè, come sempre e più di sempre non ci ho mai capito molto di queste cose, spero mi scuserete, tant’è che è così, io sono quel che sono.
Fr. : vostro Nonno Archimede, un tempo detto Archi.






