Partendo dal titolo evocativo ed apocalittico, e passando dalla regia affidata all’uomo che ha la notte nel cognome (M. Night Shyamalan ndr) e da un trailer angosciante e terrificante, la pellicola non poteva che attirare tanta curiosità. Anche leggendo la trama, che parla di persone, masse intere, che improvvisamente si fermano e senza motivo si suicidano nelle maniere più disparate, e di un piccolo gruppo di persone che fugge senza sapere da cosa realmente sta fuggendo, e di un attacco terroristico, o di una ribellione della natura, o di un esperimento finito male, ovviamente si spera di poter assistere ad un gran bel film. M.Night Shyamalan, divenuto famoso per il capolavoro “Il sesto senso“, ancora una volta si sofferma sugli aspetti che più di altri l’hanno reso famoso, ossia una lotta verso l’ignoto, che per lui spesso è soprannaturale, una fuga, e l’inspiegabilità di determinati eventi contrapposto alla razionalità umana. Tutto questo è ben evidente in una pellicola che non può fare a meno che tenere l’attenzione dello spettatore in pugno dall’inizio sino alla fine. Le catastrofiche e quasi bibliche morti iniziali (particolarmente forte la sequenza del suicidio degli operai), creano la giusta atmosfera, che tuttavia pian piano si va affievolendo a colpi di avventate e forzate trovate per amplificare il senso di disagio e terrore. Se da un lato infatti si accresce esponenzialmente la voglia dello spettatore di capirci qualcosa, sempre per via dell’umana razionalità, dall’altro pian piano il film rischia di diventare ripetitivo e così si rendono necessari alcuni escamotage, come la vecchia pazza, per cercare di tenere alta la tensione. In tutto questo clima ovviamente si possono ritrovare anche spunti di riflessione interessanti, che vanno dal “terrore del terrorismo” post 11 settembre, alla minaccia che l’uomo costantemente porta alla natura con conseguente ribellione (tema affrontato svariate volte dal mondo del cinema). Dove manca il film è nelle interpretazioni poco incisive, ed è difficile crederlo vedendo come protagonisti il monoespressione Mark Walhberg e la solare Zooey Deschanel, decisamente sottotono e a disagio in ruoli che richiedono una certa drammaticità. Manca anche nella continuità della tensione che perde troppo spesso colpi, e a volte nella credibilità di alcune reazioni che sembrano un tantino superficiali nei confronti della catastrofica situazione. Niente a che fare con “Il sesto senso” quindi, anche perchè privo del marchio d’autore di M.Night Shyamalan che è la sorpresa finale, la conclusione chiarificatrice che spiega il tutto. In “E venne il giorno” il finale è volutamente aperto a tante interpretazioni e non ci sono spiegazioni su quanto accaduto, e questo probabilmente lascia l’amaro in bocca. Tutto sommato un film godibile, con diverse esagerazioni fuori trama, con un finale ambiguo, ma tanta riflessione. Chissà se verrà il giorno in cui M.Night Shyamalan riuscirà a replicare “Il sesto senso“.
Voto 6/10