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EBOLA: Vale la pena preoccuparsi? Veronesi “il virus non è un pericolo”

Creato il 07 novembre 2014 da Giornalesiracusa

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Telegiornali, quotidiani, testate online ogni giorno pubblicano articoli, approfondimenti, pareri di opinionisti sul caso ebola, che accrescono le ansie e le preoccupazioni di quella fetta della popolazione suscettibile alla sviluppo della pandemia.

Il conteggio dei decessi viene costantemente aggiornato con opportuni riferimenti alle condizioni dei paesi dell’Africa più colpiti dall’emergenza, prima fra tutte la repubblica del Sierra Leone.

Ci sono, tuttavia, alcuni punti poco chiari che riguardano l’improvviso scoppio e l’incontrollata diffusione del virus, che richiedono una attenta analisi. L’emergenza, inoltre, è davvero tale da giustificare simili allarmismi?

Al fine di fornire una visione quanto più corretta e generale possibile del caso preso in esame, conviene analizzare, uno per volta, i punti salienti del caso in questione. Il primo punto riguarda l’effetiva pericolosità del virus.

 

Quanto è davvero un’emergenza Ebola?

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Un articolo pubblicato dal Corriera della Sera mostra una mappa del continente africano, pubblicata sull ”Washington Post”, in cui si evidenzia che sono solo tre gli stati colpiti a livello epidemico dalla malattia. La pandemia, stando all’illustrazione(visibile a fianco), risulta pertanto inesistente, limitando in tal modo il solo stato d’emergenza alla Guinea, alla Sierra Leone ed alla Liberia. Un parere analogo è stato espresso dal Dott. Veronesi, secondo cui ”Il virus non è un pericolo”. Per l’oncologo non serve allarmarsi poiché l’ebola ”è sempre esistita” in forma endemica in alcune zone dell’Africa. Solo stavolta ” C’è stato questo scoppio improvviso, incontrollato o controllato troppo tardi, ma non è un pericolo.” Veronesi, a margine di un convegno tenutosi a Milano, aggiunge ” L’ebola è circoscritta e lo resterà sempre, perché è rapidamente mortale ed è facile da controllare sulla popolazione.”

Del parere contrario è l’Ammistrazione statunitense, la quale, dal 2001 ad oggi, ha speso ben 79 miliardi di dollari in programmi di difesa nazionale contro possibili attacchi batteriologici, tra cui 29 mld per le sole sperimentazioni in potenziamento dei virus. Occorre far presente al lettore che, in data 31 Luglio, il presidente Obama ha rispolverato e modificato l’ordine esecutivo n. 13295, in modo che chiunque presenti i seguenti sintomi sarà messo forzatamente in quarantena: “sindrome respiratoria acuta grave, malattie che sono associate con febbre e segni e sintomi di polmonite o altre malattie respiratorie, sono in grado di essere trasmesso da persona a persona, e che o causano, o hanno il potenziale di causare, una pandemia, o, dopo l’infezione, sono altamente suscettibili di causare mortalità o morbilità grave se non adeguatamente controllate. Questa sottosezione non si applica per l’influenza. ”

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Il potenziale di abuso è notevole visto che la maggior parte delle condizioni su citate ha poco a che fare con l’ebola.

L’ingerenza statunitense nella questione ebola non si limita solo alla disciplina giuridica in materia di trattamento dei soggetti infetti. Mike Adams², in un suo recente articolo, sembra avallare l’ipotesi di una possibile partecipazione statunitense alla diffusione della pandemia. L’articolo in questione ci informa che la Tekmira, casa farmaceutica che ha iniziato la sperimentazione sul virus, possiede un brevetto sull’ ”invenzione” dell’ebola: ”La presente invenzione è basata sull’isolamento l’identificazione di una nuova specie di virus ebola umano”.

Secondo l’autore dell’articolo, gli USA, per espandere il porfolio del loro brevetto ed includervi ulteriori ceppi, dovrebbero raccogliere campioni del virus da sottoporre ad esperimenti. Questo, per Adams, potrebbe essere il vero motivo per cui le vittime americane dell’ebola sarebbero state portate, contro ogni logica precauzionistica sanitaria, negli Stati Uniti. La situazione appare alquanto sospetta se ci soffermiamo sui finanziamenti che la Tekmira ha ricevuto dal dipartimento della difesa.

 

Le stranezze non finiscono qui.

Occorre passare all’analisi di altri aspetti molto importanti, che necessitano di una ulteriore chiarificazione:

- Le origine dell’epidemia

- Le cause che hanno portato alla sua straordinaria diffusione del virus

 

ORIGINE EPIDEMIA

In un articolo da lettera43¹, scritto da Marco Mostalillo, si riporta un fatto davvero curioso. L’esplosione dell’epidemia ha coinciso con una serie di ricerche militari in atto negli USA, in Russia e in Canada, che hanno avuto lo scopo di potenziare il virus, al fine di combattere eventuali mutazioni.

Il mondo della scienza, nello specifico della ricerca, non è estraneo ad esperimenti di questo genere.

Circa un anno fa, in un laboratorio Olandese, fu creato un supervirus dell’influenza capace di sterminare metà della popolazione. La notizia³, pubblicata dal sito di ”SCIENCE”, precisò che si trattava di un virus modificato partendo dal già noto H5N1, responsabile dell’aviaria. Il supervirus fu definito da Ron Fouchier dell’Erasmus Medical Center ” probabilmente il virus più letale che si possa immaginare”, tanto che la comunità scientifica si oppose alla pubblicazione dei risultati dello studio.

La possibilità di una diretta relazione tra le sperimentazioni sul virus e lo scoppio dell’epidemia non sembra dunque infondata.

 

CAUSE DIFFUSIONE VIRUS

Le ragioni di queste ricerche risiedono nei timori degli USA, a seguto dell’ 11 Settembre, di essere vittima di attacchi da parte di scienziati bioterroristi senza scrupoli. Ed è col fine di anticipare eventuali attacchi che si potenziano le capacità di contagio, trasmissione e resistenza dei virus, in modo poter essere preparati agli scenari peggiori.

In un documento del ”US Department of Health”, redatto e diffuso dalla divisione di ”Public Healt Emergency”, intitolato ”United States Government policy for institutional oversight of life sciences dual use research of concern”¹, vengono descritti tutti i trattamenti a cui sono sottoposti gli agenti patogeni, facenti parte della cosiddetta ricerca a ”doppio taglio”. La lista dei pericolosissimi esperimenti comprende:

”A) Accrescimento degli effetti dannosi dell’agente (patogeno, ndr) o della tossina.

B) Distruzione dell’immunità o dell’efficacia dell’immunizzazione contro un agente o una tossina senza una giustificazione clinica e/o agricola (per le malattie del bestiame, ndr).

C) Conferimento all’agente o alla tossina di una resistenza alle efficaci profilassi cliniche e/o agricole o agli interventi terapeutici contro l’agente o la tossina stessi, o facilitazione della loro capacità di sfuggire alle attuali metodologie di individuazione (del contagio, ndr).

D) Potenziamento della stabilità, della trasmissibilità o dello spargimento dell’agente patogeno o della tossina.

E) Modificazione dell’ambiente che ospita l’agente o la tossina o delle sue forme.

F) Potenziamento della sensibilità di una popolazione all’agente o alla tossina (in sostanza, l’abbattimento delle difese umane naturali contro la malattia, ndr).

G) Generazione o ricostituzione di un agente patogeno o di una tossina ormai eradicata tra quelle della lista al punto precedente», ovvero l’elenco di malattie considerate ad altissimo rischio, tra le quali il governo Usa indica appunto anche l’Ebola.”¹

Stando così le cose, il diffondersi della malattia può essere razionalmente collegato ad un errore umano, consistente, secondo Martin Furmaski, in una fuga del virus dai laboratori. Secondo il medico statunitense, esperto in storia della medicina e in ricerca sulle armi batteriologiche e biologiche, quando ”un agente patogeno riappare dopo anni o decenni di assenza, si può ritenere che sia fuggito da un laboratorio nel quale era stato conservato per anni”.

 

CONCLUSIONI

Riprendendo il parere di Veronesi⁴, il caso ebola pare essere circoscritto e la pandemia infondata. Confrontando la fattispecie con le presunte pandemie passate ci accorgiamo chiaramente di come i mezzi di comunicazione ufficiali ingigantiscano il fenomeno. Stando alle dichiarazione ufficiali, le vittimi delle recenti pandemie sono:

 

- Mucca pazza: anno 2001, 163 morti.

- Sars: anno 2002, 8000 casi di contagio e 880 decessi.

- Aviaria o H5N1: per l’Organizzazione Mondiale della salute avrebbe dovute mietere 1 milione di vittime. Si contano 369 decessi. In totale sono stati spesi 192 milioni per le scorte Tamiflu, tutt’ora inutilizzate.

- Febbre Suina o H1N1: il numero dei contagi effettivi fu di 482 mila individui, che provocarono la morte 18 mila persone.5

 

I numeri su citati, se comparati con le vittime annuale dell’influenza invernale, che contano tra i 250 mila e i 500 mila morti ogni anno, risultano ridimensionati. Il pericolo circoscritto alle aree africane evidenziate sulla mappa, i casi di contagio riguardanti il più delle volte il  personale medico, Russia e Cina che hanno già messo a punto un vaccino sperimentale,  danno l’idea di quanto siano ingiustificati, o meglio, strumentalizzati tali allarmismi, finalizzati ad una programmata disinformazione, il più delle volte, a scopo di lucro, che portano guadagno solo alle grandi case farmaceutiche.

Tutto può accadere, vero, ma da che mondo è mondo il panico è stato sempre il nemico numero uno delle folle e il miglior amico degli eserciti.

 


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