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Eccidi proletari e canto sociale

Creato il 24 marzo 2014 da Ilcasos @ilcasos
Diamo il via alla seconda parte del ciclo di seminari «Percorsi storici» (programma completo) che nei mesi scorsi ci ha permesso di indagare una serie piuttosto ampia di problemi e questioni affrontati da studentesse e studenti nel corso di quella che solitamente è la prima occasione di fare una ricerca storica: la tesi di laurea. Anche questa volta l’incrocio fra fonti tradizionali e non sarà ricco di implicazioni teoriche e pratiche e ci permetterà di guardare alla storia contemporanea (e non solo) con uno sguardo ampio e metodologicamente rafforzato dal confronto con il lavoro altrui.

Dove: Aula Torresani (ex-39), complesso di S. Giovanni in Monte, (P.zza S. Giovanni in Monte 2, Bologna >mappa)
Quando: mercoledì 26 marzo 2014, ore 15:00-17:00

Con la definizione di “eccidi proletari” si intende comunemente l’uccisione di uno o più lavoratori, quasi sempre da parte delle forze dell’ordine o (soprattutto in Sicilia) per mano agraria o mafiosa, nel corso di scioperi o manifestazioni di piazza. Nella storia italiana recente, si può parlare di eccidi proletari per una lunga stagione che prende avvio nell’immediato secondo dopoguerra, quando si è appena lasciato indietro un forte coinvolgimento nella lotta resistenziale e le masse lavoratrici assumono un posto centrale nella costruzione di una democrazia che si vuole concretizzare soprattutto nei rapporti di lavoro.

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Dal fondo della prima pagina de l’Unità (9 luglio 1960)

Grazie al lavoro di Roberto Verrocchi − da cui è nata una pubblicazione (Eccidi proletari dalla Liberazione all’«autunno caldo». Eccidi proletari e canti sociali (1945-1969), IRES Abruzzo Edizioni, Pescara 2008) − cercheremo con lui di ripercorrere una riconosciuta “anomalia” italiana nella gestione dell’ordine pubblico a partire dalla fase tristemente nota col nome di  scelbismo, dal nome di Mario Scelba, Ministro degli Interni in anni cruciali (1947-53), che sono poi anche gli anni della prima e intensissima fase di Guerra fredda. D’altronde, anche il solo dato quantitativo è spaventosamente eloquente e giustifica il ricorso alla categoria di eccidio: dal ’48 al ’54, infatti, si contano 75 morti nelle piazze. Molti di questi morti si concentrano al sud, dove si stavano portando avanti aspre lotte per l’abolizione del latifondo, ma molto conosciuti e importanti sono anche due fatti che si consumano in Emilia, pur in contesti totalmente differenti, a Modena nel gennaio 1950 e a Reggio Emilia nel luglio 1960.

Ma l’elemento certamente più interessante e innovativo del punto di vista che ci propone Riccardo Verrocchi è l’intreccio di un’analisi condotta su fonti “tradizionali” con l’esperienza particolare del canto sociale. La riscoperta e lo studio dei canti di protesta nel corso degli ultimi decenni ha infatti permesso di guardare ad essi come fonti storiche a tutti gli effetti, capaci di cogliere aspetti emotivi e politici tutt’altro che secondari o inutili nell’analisi e la comprensione di momenti specifici della storia d’Italia (ma non solo). Così, per mettere alla prova il metodo, durante l’incontro ci si concentrerà sull’eccidio di Reggio Emilia attraverso l’analisi del testo di Per i morti di Reggio Emilia (di Fausto Amodei), di cui si riporta sotto il testo (da: ildeposito.org).

Compagno cittadino fratello partigiano
teniamoci per mano in questi giorni tristi
Di nuovo a Reggio Emilia di nuovo là in Sicilia
son morti dei compagni per mano dei fascisti

Di nuovo come un tempo sopra l’Italia intera
Fischia il vento infuria la bufera

A diciannove anni è morto Ovidio Franchi
per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
di chi si è già scordato di Duccio Galimberti

Son morti sui vent’anni per il nostro domani
Son morti come vecchi partigiani

Marino Serri è morto è morto Afro Tondelli
ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti

Sangue del nostro sangue nervi dei nostri nervi
Come fu quello dei Fratelli Cervi

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
è sempre quello stesso che fu con noi in montagna
Ed il nemico attuale è sempre ancora eguale
a quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna

Uguale la canzone che abbiamo da cantare
Scarpe rotte eppur bisogna andare

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli
e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli
Dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti
voialtri al nostro fianco per non sentirci soli

Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa
fuori a cantar con noi Bandiera Rossa!

#ilcasos
Eccidi proletari e canto sociale

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