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Ecco come la politica ci fotte. I rimborsi, le esenzioni fiscali e contributive a favore dei Partiti e dei Gruppi parlamentari

Creato il 21 aprile 2012 da Iljester

Ecco come la politica ci fotte. I rimborsi, le esenzioni fiscali e contributive a favore dei Partiti e dei Gruppi parlamentari

La legge di riferimento è quella solita. La legge 157 del 1999. La legge che ha disatteso il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti, trasformandolo nei rimborsi elettorali, che però rimborsi non sono, visto che attribuiscono ai partiti il triplo di quanto effettivamente speso per la campagna elettorale.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo, per quanto possibile, di fare chiarezza in un sistema che è davvero opaco e refrattario alla trasparenza, che in questi casi (visto pure il periodo economico non troppo positivo) dovrebbe essere il principio cardine che regola un così delicato tema.

RIMBORSI ELETTORALI AI PARTITI. Ne ho già parlato in diversi articoli. La norma a cui mi riferisco è l’art. 1, comma 1, della legge citata. La quale afferma che:

È attribuito ai movimenti o partiti politici un rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per le campagne per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Parlamento europeo e dei consigli regionali.

La norma si riferisce ai rimborsi per il rinnovo delle Camere (Camera dei Deputati e Senato), per il rinnovo dei Consigli Regionali e per le elezioni europee. Inoltre, il comma 4, estende il rimborso anche ai Comitati per i referendum, a condizione che il referendum raggiunga il quorum di validità.

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Seppure la norma stabilisca in modo chiaro che il rimborso è “in relazione” alle spese elettorali sostenute, in verità non esiste alcun rapporto effettivo tra spese e rimborso, tant’è che i Partiti ricevono più di quanto hanno speso.

FINANZIAMENTO AI GRUPPI PARLAMENTARI. I Gruppi parlamentari rappresentano i partiti in Parlamento (es. Gruppo PD, Gruppo PDL, Gruppo UDC ecc.). Ebbene, anche i gruppi ottengono dei finanziamenti annuali erogati da Camera e Senato. Per i gruppi viene stanziato all’incirca 75 milioni di euro all’anno. Dal 2008 a oggi, l’importo complessivo è pari a 300 milioni di euro, e sarà destinato a salire fino al 2013 a 400 milioni di euro. I gruppi ricevono e gestiscono questi soldi senza alcun obbligo di rendiconto.

EROGAZIONI LIBERALI. Sono le cosiddette donazioni a favore dei partiti. Fin qui tutto bene, se non fosse che le erogazioni liberali ai partiti permettono a chi le fa di usufruire delle detrazioni sulla dichiarazione dei redditi, quando questi importi. Recita l’art. 13Bis, comma 1bis del Testo Unico Imposte sui Redditi:

Dall’imposta lorda si detrae un importo pari al 19 per cento per le erogazioni liberali in denaro in favore dei partiti e movimenti politici per importi compresi tra 100.000 e 200 milioni di lire effettuate mediante versamento bancario o postale .

ESENZIONI FISCALI. Ma l’aspetto più interessante (e che fa rabbia) è che i Partiti oltre a ricevere montagne di soldi dallo Stato hanno tutta una serie di esenzioni fiscali. Vediamole:

  1. Esenzione dal pagamento delle tasse sulle concessioni governative, secondo quanto dispone l’art. 13Bis del DPR 641 del 1972.
  2. Esenzione dall’imposta di bollo per gli atti costitutivi, statuti ed ogni altro atto necessario per l’adempimento di obblighi dei movimenti o patiti politici, derivanti da disposizioni legislative o regolamentari, secondo l’art. 27Ter dell’allegato B del DPR 642 del 1971.
  3. Esenzione dall’imposta di registro per gli atti costitutivi, statuti ed ogni altro atto necessario per l’adempimento di obblighi dei movimenti o patiti politici, ai sensi dell’art. 11Ter della Tabella del DPR 131 del 1986.
  4. Esenzione dall’imposta di successione e donazione i trasferimenti a favore di movimenti e partiti politici, secondo l’art. 3 del Dlgs 346 del 1990.
  5. I partiti che hanno rappresentanti nel Paralmento, nei Consigli Regionali e nel Paralmento europeo godono delle agevolazioni per il pagamento della tassa sull’occupazione del suolo pubblico e per l’utilizzo gratuito di edifici, strutture o spazi nei Comuni e nelle Province. I costi, secondo l’art. 5 della Legge 157 del 1999 sono a carico dei predetti enti.
  6. Inoltre i partiti godono di un’agevolazione IVA (al 4%) per le comunicazioni elettorali, anche attraverso l’acquisto di pacchetti SMS, secondo quanto viene disposto dalla legge 515 del 1993, art. 18, comma 1.

COPERTURA FINANZIARIA EROGAZIONE RIMBORSI. Per quanto riguarda la copertura delle spese, recita l’art. 9 della legge del 1999:

Agli oneri derivanti dall’applicazione della presente legge, pari a lire 208 miliardi per il 1999, a lire 198 miliardi per il 2000 e a lire 257 miliardi annue a decorrere dal 2001, si provvede a carico delle risorse rivenienti dalla soppressione delle autorizzazioni di spesa di cui alle leggi 18 novembre 1981, n. 659, 10 dicembre 1993, n. 515, 23 febbraio 1995, n. 43, e 2 gennaio 1997, n. 2.1

L’aspetto scandaloso è che questi soldi vengono trovati:

  1. con la soppressione delle previsioni di spesa relative all’abrogazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. In altre parole, i soldi risparmiati con l’abrogazione (per referendum) della vecchia legge sul finanziamento pubblico (la n. 659 del 1981) vengono di fatto fatti rientrare dalla finestra della legge 157 del 1999, art. 9.
  2. con la soppressione delle previsioni di spesa per le elezioni del Parlamento e dei Consigli regionali.
  3. con la soppressione delle previsioni di spesa relative alla legge sulla regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici.

Prima di chiudere una riflessione: ma se il finanziamento pubblico ai partiti è considerato un rimborso per le spese sostenute, ciò significa che non sono dichiarati come ricavi e dunque non concorrono a costituire l’imponibile per il calcolo dell’imposta sui redditi. Che ne pensate?

  1. Tradotto in euro: per il 1999, € 107,42 milioni; per il 2000, € 102,25 milioni; dal 2001, € 132 milioni. Una bella sommetta, non credete?

di Martino © 2012 Il Jester 


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