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Ecco come sarà Parigi nel 2020.

Creato il 29 agosto 2013 da Lilianaadamo

di Liliana Adamo

Molti progetti ridisegneranno il volto di le ville lumière. Ecco come sarà Parigi che, fra dieci anni, stenteremo a riconoscere.

Ecco come sarà Parigi nel 2020.
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Antico patrimonio architettonico haussmaniano, addio. Per il prossimo decennio Parigi vuole cambiare look. Nella capitale in cerca di nuova identità, progetti e cantieri sono già in pieno fermento; dalla Fondation Louis Vitton di Frank O. Gehry alla Tour Phare del californiano Thom Mayne, dalle Halles alla Canopèe, da Place de la Repubblique fino a Barbès, nuova oasi multietnica, un progetto dopo l’altro, ecco come cambierà il volto storico e culturale di Parigi.

Emile Zola lo chiamava “il ventre della città” e sì che erano altri tempi per il quartiere delle Halles, oggi centro nevralgico di ben dieci linee metropolitane e cuore pulsante della Parigi commerciale. Secondo la riprogettazione dello studio Berger+Anziutti, l’intero faubourg cambierà perfino nel nome, per diventare La Canopèe. Sarà smantellato l’obsoleto complesso delle Halles, realizzato nel 1979 da Vasconi e Penchrèach; la riedificazione prevede una radicale metamorfosi, parole d’ordine sono dinamismo senza frammentazioni, scioltezza nelle linee.

Stessa sorte per i giardini pubblici che dalla vecchia Bourse Parisienne si allungano fin quasi al Centre Pompidou; anche in questo caso, si prepara un vero riassetto integrativo per opera dello scultore Henri Marquet. Il costo dell’intera operazione, che presumibilmente terminerà nel 2013, si aggira intorno ai 750 milioni d’euro.

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Diventerà più verde e bike-friendly la storica e miticizzata Place de la Republique. Con un atto di coraggio, lo studio francese Trevelo&Viger-Kohler ha deciso di sottrarla in buona parte al traffico e al movimento disorganico; situata tra l’elegante rione Marais e il Canal St. Martin, la piazza si trasformerà in un luogo piacevole per pedoni e bici.

Indicativa la storia del cinema Louxor, che fu anche auditorium, sottratto dalla demolizione nel 2001, grazie al ferreo diniego voluto dal comune di Parigi. In stile neo-egizio, luogo caro e di memorie che ha resistito in novant’anni di storia, vi suonò Dizzy Gillespie, per diventare una nota discoteca gay negli anni Ottanta. Il suo ripristino è stato affidato dallo stesso comune all’architetto Philippe Pumain e prevede la costruzione di tre sale da 300, 150, 80 posti, con la riapertura attesa nel 2013.

Per un quartiere come quello della Défense, privo di una vera identità, nonostante gli sforzi e gli investimenti profusi, il discorso di un renouvellement si trasforma addirittura in qualcosa di “rivoluzionario”. A competere col simbolo tradizionale di Parigi, il californiano Thom Mayne dello studio Morphosis, opporrà le quote del suo nuovo progetto. Con un costo che si aggira intorno ai 900 milioni d’euro e, uno spazio di 130.000 metri quadrati, la Tour Phare, di 300 metri, diverrà il secondo edificio per altezza dopo la Tour Eiffel. Sostenibile e a risparmio energetico, disporrà di un’area verde situata all’ultimo piano e una serie d’antenne capaci d’utilizzare il vento, producendo energia autosufficiente per sei mesi l’anno.

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Dopo il Cinémathèque française del 1994, attesissimo nel 2011, il debutto della neo Fondation Louis Vuitton pour la création, opera dell’archi star Frank O.Gehry, maestro canadese della leggerezza; il centro per l’arte contemporanea sarà presto riconoscibile nel grande parco in prossimità di Neuilly-sur-Seine, dietro l’Arco di Trionfo. 

Le forme della Maison LV (costo, 127 milioni di dollari), ricordano corone di nuvole inglobate in una struttura di vetro dall’apparente inconsistenza; l’intero complesso si estenderà su una superficie di 2.400 metri quadrati per 40 d’altezza.

Ecco come sarà Parigi nel 2020.
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Parigi è ormai una città multietnica; punto d’arrivo di tutti gli immigrés, è Barbès, centro strategico per la cultura araba, il volto colorato e dionisiaco che si oppone alla monotona regolarità architettonica della capitale. A Barbès, nei pressi della piccola moschea della rue de Polonceau, sorgerà nel 2012, l’Institut des cultures arabes, su progetto dell’agenzia francese Yves Lion, nuovo centro di dialogo, confronto e studi che occuperà circa 4000 metri quadrati.

E per finire in bellezza, a duecento chilometri dalla città, tra vecchie miniere abbandonate, a confine con il Belgio, due noti architetti giapponesi, progettano il nuovo Louvre che aprirà i battenti nel 2012. Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, capiscuola dello studio giapponese Sanaa e vincitori del Premio Pritzker (l’equivalente del Nobel in architettura), si occuperanno anche di un altro progetto, questa volta ubicato nel cuore storico della vecchia Parigi, tuttora avvolto nella segretezza più assoluta; mentre è certo che il restauro dei grandi magazzini La Samaritane, per il più importante gruppo francese del lusso, LVMH, sarà affidato alle loro competenze; prevista la riapertura nel 2013, con 23.000 metri quadrati tra negozi, un hotel di lusso, nuove case popolari e uffici.



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